“SONO STATA USATA PER FAR FUORI BECCIU” - LA SEDICENTE ESPERTA DI INTELLIGENCE, CECILIA MAROGNA, DOPO LA CONDANNA A 3 ANNI E 9 MESI PER TRUFFA AGGRAVATA NEL PROCESSO SULLA GESTIONE DEI FONDI DELLA SEGRETERIA DI STATO VATICANA, ANNUNCIA RICORSO E VA AL CONTRATTACCO – “IO MANTENUTA DA BECCIU? E PURE SE FOSSE, NON SAREBBE UN REATO...”
-Iacopo Scaramuzzi per la Repubblica - Estratti
La “dama bianca” non ci sta. Non ci sta a passare per la “mantenuta” del cardinale Angelo Becciu («E pure se fosse, è reato essere mantenuti?»), respinge il feuilleton stile «uccelli di rovo», contesta un «processo mediatico» e una «sentenza già scritta», rivendica gli acquisti in beni voluttuosi («magari erano beni destinati a terzi per relazioni importanti»). E preannuncia che, come sua eminenza, farà appello alla sentenza pronunciata dal tribunale vaticano.
La vicenda di Cecilia Marogna è la più cinematografica del processo appena concluso nello Stato Pontificio. Durante le indagini sulla compravendita-truffa di un palazzo al centro di Londra con i soldi della Segreteria di Stato, gli inquirenti hanno scoperto altri movimenti sospetti attorno al cardinale Becciu, all’epoca Sostituto agli affari generali. C’erano 125mila euro per un forno sociale mandati dalla Segreteria di Stato ad una cooperativa della diocesi sarda di Becciu, Ozieri, presieduta dal fratello.
E c’era, tramite la società slovena Logsic, un versamento di 575mila euro a Cecilia Marogna, una giovane donna sarda che, grazie a presunte competenze di intelligence, era stata ingaggiata da Becciu per liberare una suora sequestrata in Mali. Di questa ingente cifra, ha ricostruito il gendarme Stefano De Santis, la donna ha usato 436mila per acquistare, tra l’altro, borsette di Prada e Louis Vuitton, una poltrona Frau, cosmetici Chanel. Nell’aula del tribunale è stato anche mostrato come postasse su Facebook le foto di soggiorni a Ibiza, Bormio, alle Terme di San Pellegrino, commentando: «Sentirsi a casa. Il mio paradiso».
Beni di lusso per sé «oppure magari erano beni destinati a terzi per relazioni importanti?», domanda Cecilia Marogna attraverso il suo rappresentante Riccardo Sindoca: «Niente di tutto questo è interessato a chi doveva solo cercare di distruggere Becciu e la figura più importante e professionale che gli era al fianco». La versione del cardinale, durante il processo, è stata diversa.
Quando due gendarmi gli dissero che i soldi utilizzati dalla donna non erano stati utilizzati per finalità proprie, «ho detto: sono pronto a dare quello che ho io e rifondere la Segreteria di Stato, perché se i soldi sono stati utilizzati male è colpa mia». Mi bloccò il comandante: “Lei non ha colpa, lei è stato truffato”».
Marogna, però, nota che non le è mai arrivata «nessuna comunicazione ufficiale, mail o altro di richiesta di restituzione fondi». La pubblica accusa aveva chiesto una condanna per peculato, il tribunale presieduto da Giuseppe Pignatone ha condannato sì Marogna, ma dopo aver riqualificato il reato come “truffa aggravata”, insieme al cardinale, e le ha comminato tre anni e mesi nove di reclusione, e la confisca, sempre insieme a Becciu, di 589.400 euro.
«Leggeremo le motivazioni e faremo appello, anche perché è scontato che se riqualifichi la pena non lo fai in sentenza diretta ma mandi gli atti al promotore di giustizia e magari mi dai la possibilità di difendermi», afferma Marogna.
La donna, che in aula è stata difesa dagli avvocati Giuseppe Di Sera e Fiorino Ruggio, contesta la «sentenza già scritta» in un processo giudiziario ma anche «mediatico», «stampella» senza la quale «probabilmente una farsa simile non avrebbe mai potuto sussistere». Quanto alla religiosa colombiana sequestrata in Mali nel 2017 e rilasciata nel 2021, suor Gloria Cecilia Narváez Argoti, «è stata liberata poi la suorina? A me pare di sì».
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Marogna ribadisce ora che si è voluto «sguazzare nel torbido», al pm sarebbe piaciuto «spendere tali incontri come sentimentali», far passare una «versione new style di uccelli di rovo», presentarla come «mantenuta da Becciu»: cosa che la donna contesta, aggiungendo: «Pure se avesse avuto ragione lui, è forse reato essere mantenuti?». Con il processo, secondo Cecilia Marogna, il Vaticano ha mostrato al mondo le proprie «fragilità». Non un feuilleton ma poco ci manca.