“STIAMO FACENDO MIRACOLI, MA ANCHE I MIRACOLI RISCHIANO DI NON BASTARE” – ATTILIO FONTANA PLAUDE AL LOCKDOWN TOTALE: “È L’UNICA SOLUZIONE CHE PUÒ SALVARCI. SE LA CURVA DEI CONTAGI AUMENTA NON SAREMO PIÙ CAPACI DI DARE RISPOSTE” – “IO SONO STATO SBEFFEGGIATO E INSULTATO PERCHÉ MI PREOCCUPAVO. ABBIAMO BISOGNO DI ALMENO 500 MEDICI E 1200 INFERMIERI”
-Paolo Colonnello per “la Stampa”
Uscito dall' autoisolamento volontario, il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, vuole incassare un altro sì del governo: la Lombardia sarà più chiusa del resto d' Italia. E non sarà uno splendido isolamento ma solo un modo per resistere al virus della regione più colpita del Paese: solo ieri altri 149 morti e due focolai molto attivi a Bergamo e Brescia, la nuova frontiera. La sfida adesso è non far cadere Milano.
Presidente Fontana, l' Italia chiude insieme alla Lombardia. Se lo aspettava?
«Noi lo auspicavamo. Credo sia una buona precauzione per impedire che quello che accade da noi possa estendersi nel resto del paese. Nei fatti la Lombardia era già blindata: ha dimostrato di essere una comunità consapevole e unita».
Il decreto del governo è come lo volevate lei e i sindaci?
«Dalle cose che ci hanno anticipato telefonicamente sembrerebbe che tutte le nostre richieste siano state accolte e di questo siamo soddisfatti. Poi vedremo nel dettaglio il testo».
Non bastavano i provvedimenti presi finora?
«Rispondo con un numero: solo ieri abbiamo avuto altri 1.500 contagiati. Si sta verificando quello che temevamo. È necessario evitare il più possibile ogni contatto umano».
Tutti si chiedono se la struttura sanitaria della Regione, la migliore d' Italia, riuscirà a tenere?
«La nostra struttura sanitaria sta facendo miracoli e quando è iniziata questa storia non immaginavo che fossero così capaci di reagire. Ma anche i miracoli adesso rischiano di non bastare. Se la curva dei contagi aumenta non saremo più capaci di dare risposte».
Lei è stato criticato perché chiedeva la quarantena per chi arrivava dalla Cina e preso in giro per aver indossato la mascherina in diretta tivù. Pare avesse ragione lei.
«Vede, c' era un dato che mi aveva fatto riflettere: se il presidente della Cina, uno che non parla a vanvera, diceva che quella era l' emergenza sanitaria più grave mai vista, mi sembrava il minimo prendere delle precauzioni vere. Invece qua si è detto che era poco più di un' influenza e non ci si doveva preoccupare. Chi si preoccupava veniva sbeffeggiato o insultato come è successo a me. E adesso bisogna recuperare il terreno perduto» .
Il direttore generale della sanità Cajazzo ci ha detto che restano pochissimi giorni per cercare di invertire il trend dei contagi. È così?
«Temo abbia ragione. Noi stiamo pensando anche ad altre soluzioni ma una delle difficoltà è che non riusciamo a trovare macchinari e strumenti indispensabili per aumentare la nostra capacità ricettiva».
C' è bisogno di tempo?
«Abbiamo già pronto un progetto per un nuovo ospedale a City Life, da 300 posti. E stiamo cercando di acquistare respiratori in tutto il mondo. Purtroppo non è facile, sono tutti terrorizzati».
Quali sono le nuove frontiere del contagio?
«I focolai ora sono nella bergamasca e sta partendo con virulenza anche Brescia. Nel lodigiano invece la situazione si è attenuta e questo dimostra che la chiusura era giusta».
Di quanti medici ci sarebbe bisogno e quanti riuscirete ad assumerne veramente?
«Teoricamente avremmo bisogno almeno 500 medici e 1. 200 infermieri. Quelli che riusciremo ad assumere adesso sono 400 medici e 5-600 infermieri. Inoltre contiamo di aggiungere altri 500 posti per la rianimazione».
Che cosa non chiuderà in Lombardia?
«La grande distribuzione di cibo, farmacie e servizi essenziali. Il lavoro legato all' agricoltura e quelle attività che non possono interrompersi, come ad esempio aziende legate a catene internazionali o quelle che hanno rilevanza fondamentale per la nostra economia»
Il resto chiuso?
«In buona parte si. Le edicole per esempio no. Ci ho pensato un po' e poi ho deciso che andavano tenute aperte perché distribuiscono l' informazione che è un diritto fondamentale dei cittadini. Questa vicenda ci ha insegnato che esiste anche un' informazione seria e un giornale può fare buona compagnia».
Le sue richieste hanno sempre visto l' adesione anche dei sindaci di città governate dal Pd. C' è un nuovo senso della politica?
«Non lo so. Certo si sta marcando la differenza tra chi fa politica per racimolare voti e chi la fa per dare risposte ai cittadini. L' adesione dei sindaci dimostra che siamo una comunità che riesce ad unirsi davanti alle grande emergenze».