“STIAMO PROVANDO A CAPIRE SE CI SONO SOPRAVVISSUTI” – DA IERI NON SI HANNO PIÙ NOTIZIE DI IVAN LUCA VAVASSORI, 29ENNE EX CALCIATORE CHE È PARTITO PER L’UCRAINA COME VOLONTARIO NELLE BRIGATE INTERNAZIONALI. IERI DUE CONVOGLI SONO STATI DISTRUTTI DAI RUSSI E IN UNO FORSE C’ERA ANCHE LUI – DOPO IL “PIZZINO” RUSSO SUGLI 11 ITALIANI MORTI, IL GOVERNO PRECISA: SONO 17 I CONNAZIONALI SUL CAMPO E L’UNICO DECESSO CONFERMATO È QUELLO DI EDY ONGARO, CHE COMBATTEVA CON LE MILIZIE SEPARATISTE DEL DONBASS...
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EX CALCIATORE ITALIANO IN UCRAINA, ANSIA PER LA SUA SORTE
(ANSA) - Da ieri non si hanno più notizie di Ivan Luca Vavassori, il 29enne ex portiere di Pro Patria, Legnano e Bra, che si era arruolato nell'esercito ucraino come volontario nelle brigate internazionali.
L'allarme su Instagram e Facebook. "Ci dispiace informarvi - scrivono i gestori delle pagine social - che la scorsa notte durante la ritirata di alcuni feriti in un attacco a Mariupol, due convogli sono stati distrutti dall'esercito russo.
In uno di questi c'era forse anche Ivan, insieme col 4° Reggimento. Stiamo provando a capire se ci sono sopravvissuti". Vavassori è nato in Russia ed è stato adottato da una famiglia piemontese.
Partendo per l'Ucraina, Vavassori aveva ricordato l'estrema difficoltà nella quale si sarebbe trovato ad operare. "La nostra - aveva scritto - sarà una missione suicida perché abbiamo pochissime unità contro un intero esercito, ma preferiamo provare. Quel che importa è morire bene, soltanto allora inizia la vita".
Ivan Luca è il figlio adottivo di Pietro Vavassori, titolare dell'Italsempione, azienda della logistica, e di Alessandra Sgarella, sequestrata dalla 'ndrangheta nel 1997 e morta nel 2011 di malattia.
Dopo il benestare dell'ambasciata di Kiev in Italia, l'ex calciatore è entrato a far parte della "Legione di difesa internazionale Ucraina", diventando il 'comandante Rome'.
2 - MORTI 11 ITALIANI? «NESSUNA CONFERMA» SONO 17 I CONNAZIONALI CENSITI SUL CAMPO
Cristiana Mangani per “il Messaggero”
A un paio di giorni di distanza dall'annuncio di una visita del premier Draghi a Kiev, arriva la riposta indiretta della Russia: Mosca ha avvisato Roma che undici «combattenti di professione» italiani sarebbero caduti in territorio ucraino mentre «partecipavano a operazioni militari» contro le Forze armate della Federazione russa.
I foreign fighters avrebbero fatto parte di un'unità di sessanta «mercenari» connazionali che si sarebbero schierati a fianco della resistenza di Kiev nel corso del confitto: dieci di loro sarebbero rientrati in patria, mentre gli altri sarebbero ancora in Ucraina insieme a «diverse migliaia di cittadini stranieri» in armi.
Di chi si tratti e in che situazione siano stati uccisi non è noto. E, al momento, fonti di intelligence non confermano le morti. «Allo stato non risulta che 11 foreign fighters di nazionalità italiana - spiegano - siano rimasti uccisi sul campo di battaglia in Ucraina in operazioni contro le forze russe.Sono in corso verifiche».
L'unico mercenario italiano morto di cui si è a conoscenza è Edy Ongaro, il 46enne veneziano ucciso il 30 marzo da una bomba mentre combatteva con le milizie separatiste del Donbass.
L'informazione degli 11 combattenti uccisi è arrivata all'Italia dal ministero della Difesa russo attraverso i canali diplomatici, ed è stata comunicata a Palazzo Chigi. Sin dall'inizio della guerra, l'Antiterrorismo ha ripreso a contare chi stava scegliendo di recarsi in Ucraina per combattere. E sarebbero circa sessanta, uno di questi è Giuseppe Donnini, 52enne ravennate che nel novembre 2016 s' è fatto riprendere nel Donbass occupato dai russi insieme al commilitone Valter Nebiolo.
Arruolata con la resistenza ucraina è anche una 23enne di Mira, in Veneto: Giulia Schiff. «Io non sono un mercenaria - motiva la sua scelta -, non so se mi pagheranno e non mi interessa. Sono qui come volontaria non per fare soldi». Occhi celesti, capelli biondi, viso da ragazzina, Giulia è un ex allieva dell'Aeronautica cacciata dall'Accademia di Pozzuoli per «insufficiente attitudine militare», anche se lei ha sempre parlato di una ritorsione per aver denunciato gli atti di nonnismo che era stata costretta a subire.
L'EX AVIERE
All'indomani dello scoppio della guerra, è partita per l'Ucraina arruolandosi come foreign fighter nelle fila di chi combatte contro gli invasori russi. Nelle scorse settimane si trovava a Leopoli, ma aveva intenzione di tornare nella Capitale e, poi, di spostarsi verso il sud del Paese.
Nel conflitto dei russi contro gli ucraini c'è anche chi ha scelto di combattere dalla parte di Mosca. A cominciare da il generalissimo, Andrea Palmeri, 42 anni, ex capo ultrà della Lucchese, espatriato nel 2014, latitante condannato in primo grado a 5 anni di carcere per aver arruolato mercenari.
La Polizia di prevenzione sta monitorando i combattenti partiti dall'Italia o quelli ntenzionati a farlo. Attualmente ne sono stati censiti 17 in Ucraina: una goccia nel mare rispetto ai ventimila mercenari stranieri che si trovano in quelle zone di guerra. Molti sono stati militanti o simpatizzanti dell'estrema destra nostrana, equamente distribuiti tra le due fazioni in conflitto: 9 dalla parte degli ucraini contro i russi, nel Battaglione Azov o altrove, e 8 schierati con le truppe di Mosca.
Tra i primi ci sono anche 5 stranieri: 4 ucraini (fra cui il ristoratore Volodymyr Borovyk, 38enne che dal 2004 vive a Roma dove ha messo su famiglia e ha aperto un ristorante, partito due giorni prima che iniziasse l'invasione. Mosca avverte che chiunque verrà preso prigioniero essendo un mercenario non avrà diritto all'applicazione delle norme del diritto umanitario internazionale». Mentre al rientro in Italia rischia una condanna da tre a sei anni di carcere.