“UNA STORIA DEI NOSTRI TEMPI” – IL VACCINO DI PFIZER? TUTTO MERITO DELL’INTUIZIONE DELL’IMMIGRATO TURCO UGUR SAHIN, FONDATORE DELLA STARTUP TEDESCA BIONTECH (E DEI SOLDI DI BILL GATES) – M. FELTRI: “L' IMMIGRAZIONE, SPECIALMENTE ISLAMICA, L' ACCOGLIENZA, I RICONGIUNGIMENTI, I GIGANTI DELLA FARMACEUTICA, QUELLI DEL DIGITALE, LA GLOBALIZZAZIONE, LA SCIENZA. NON C' È PREGIUDIZIO POPULISTA CHE REGGA”
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1 – UNA STORIA DEI NOSTRI TEMPI
Mattia Feltri per “la Stampa”
La grande notizia del giorno è che la multinazionale biofarmaceutica Pfizer, con sede a New York, e l' azienda di biotecnologia BioNTech, con sede a Magonza, Germania, hanno sviluppato un vaccino contro il Covid efficace al 90 per cento, dicono i ricercatori, ed entro l' anno potrebbero essere distribuiti i primi cinquanta milioni di dosi. Sperando sia tutto vero, la storia è cominciata così.
A metà di gennaio il dottor Ugur Sahin lesse su Lancet i dettagli delle peripezie di una famiglia cinese alle prese col coronavirus. Mentre il mondo guardava da un' altra parte, Uur guardò nella direzione giusta e molto lontano. Scrisse subito al consiglio di amministrazione di BioNTech, da lui stesso fondata dodici anni prima con la moglie, Özlem Türeci. Passerà subito, gli risposero. Non passerà, replicò lui. Gli diedero il via libera.
Piccolo passo indietro: Ugur ha 55 anni, a quattro è arrivato in Germania dalla Turchia per ricongiungersi col padre lavoratore alla Ford. Frequenta le scuole pubbliche, si laurea in medicina, si sposa con un' immigrata turca di seconda generazione, Özlem Türeci, oggi oncologa di fama. Grazie anche ai finanziamenti di Bill Gates, ogni mattina Ugur e Özlem si sono messi in contatto con gli scienziati cinesi e nel pomeriggio con quelli americani.
L' unica strada, hanno detto, è la cooperazione internazionale, e il vaccino sarà di tutti. Benissimo: l' immigrazione, specialmente islamica, l' accoglienza, i ricongiungimenti, i giganti della farmaceutica, quelli del digitale, la globalizzazione, la scienza. Non c' è pregiudizio populista che regga a queste venticinque righette.
2 – Ugur e Ozlem, quei prof visionari che capirono il virus prima di tutti
Francesco Semprini per “la Stampa”
Appena completata l' ultima riga dell' articolo, Ugur Sahin lascia scivolare tra le mani la copia di Lancet e corre a chiamare un amico, uno molto fidato perché quello che gli sta per dire è di importanza vitale. Sulla rivista di divulgazione scientifica Sahin, 54 enne immunologo turco, ha appena letto di un nuovo virus emerso a Wuhan, nella provincia cinese di Hubei.
La testimonianza racconta di come la malattia si sia diffusa tra i membri di una famiglia di sei persone, ma è ben lungi dall' ipotizzare un contagio a livello regionale, nazionale o continentale, figuriamoci una pandemia. Sahin legge tra le righe e capisce di essere davanti non solo a un fenomeno di portata planetaria, ma potenzialmente devastante.
È la metà di gennaio e il Covid-19 è ancora una piaga "segregata" nell' orbita cinese dal pugno di ferro della dittatura sanitaria e politica di Pechino. La gran parte del mondo ne è ancora all' oscuro. Ma il regime si dimostra presto impotente dinanzi a un nemico così perfetto, invisibile e potente, tanto da eludere il segreto di Stato e infettare senza pietà il Pianeta. Sahin lo intuisce: «Ha capito subito», racconta mesi dopo un suo amico.
La sua è un' illuminazione provvidenziale: il dottore turco, oltre ad essere immunologo, è il "padre" di BioNTech, che ha fondato nel 2008 assieme alla moglie e collega Özlem Türeci, e al suo ex professore Christopher Huber. La stessa che assieme a Pfizer ha lavorato sul vaccino i cui risultati, resi noti ieri, hanno dimostrato efficacia nel prevenire il 90% delle infezioni durante la fase 3 della sperimentazione.
Un successo (in divenire) in cui la coppia di immunologi ha avuto un ruolo pionieristico. Dopo l' illuminazione di Lancet, Sahin e Türeci inviano una e-mail al consiglio di amministrazione di BioNTech, che convoca una riunione nel quartier generale dell' azienda biotecnologica, nella città tedesca di Mainz.
Alcuni muovono obiezioni: «Gli esperti con esperienza di epidemie hanno detto che i virus vanno e vengono». «No, questa volta è diverso», ribatte la coppia di immunologi che a conferma della loro tesi dedicano subito più di 400 dipendenti alla ricerca sul Covid-19. La scelta si rivela determinante e Sahin diventa «il visionario del Covid», la sua vita cambierà per sempre. Il medico turco pur avendo costruito aziende per due miliardi di dollari (il suo precedente è con Ganymed Pharmaceuticals), ha sempre lavorato in riservatezza tanto da essere sconosciuto al di fuori del mondo accademico e delle biotecnologie.
Ha sviluppato un' importante esperienza nell' RNA messaggero (mRNA) ma lo ha fatto sempre al riparo dai media. La notorietà tuttavia non ne cambia la frugalità: va al lavoro in bicicletta e le sue giornate sono pianificate con cura, costretto ad adottare un programma impuntato all' austerità in quanto comandante di un' azienda sul "piede di guerra".
Inizia la giornata con videochiamate alle squadre in Cina, prima di controllare i progressi del vaccino Covid-19.
Evita di controllare il prezzo delle azioni della società e ignora le pressioni di Casa Bianca e Bruxelles. Trascorre il tempo libero (poco) a preparare i dati per autorità di vigilanza e investitori, è l' unico membro del cda ad avere un ufficio nell' edificio in cui viene svolto il lavoro di laboratorio, e generalmente dà la priorità al tutoraggio degli studenti di dottorato e alla supervisione degli esperimenti.
Oltre a vantare un record nella raccolta fondi: la Bill & Melinda Gates Foundation, ad agosto, ha investito 55 milioni di dollari nella società di Sahin e Türeci, coloro che passeranno alla storia per essere stati tra le prime avanguardie nella lotta al coronavirus, giocando d' anticipo sulla curva dei contagi.