“IL SUPERBONUS È COME IL VAJONT: QUANDO SIAMO INTERVENUTI, LA VALANGA ERA GIÀ PARTITA” – GIORGETTI TORNA A INCOLPARE I CONTE E DRAGHI PER IL MEGA-BUCO NEI CONTI CAUSATO DAGLI INCENTIVI EDILIZI. MA I DATI LO SMENTISCONO: LA METÀ DEI 117 MILIARDI DI CREDITI FISCALI SONO MATURATI CON MELONI A PALAZZO CHIGI. E I PROVVEDIMENTI BLOCCA-INCENTIVI SONO STATI SMONTATI DAI PARTITI DI MAGGIORANZA – L'ASSOCIAZIONE COSTRUTTORI INSORGE CONTRO L'OBBLIGO DI SPALMARE I CREDITI A 10 ANNI: “SE RETROATTIVO, SAREBBE DEVASTANTE”
-1. SUPERBONUS: GIORGETTI, COME VAJONT, VALANGA ERA GIÀ PARTITA
(ANSA) - "Grazie agli antichi romani, che hanno insegnato al mondo il diritto, ci sono i diritti acquisiti, c'è la Costituzione, c'è un principio che se uno ha cominciato il lavoro nel 2021 hadiritto di finirlo nel 2023 e presentarlo in fattura nel 2023. Cosa abbastanza banale che dovrebbe essere di facile intellegibilità per chiunque". Così il ministro dell'Economia Giorgetti ha risposto a chi gli chiedeva se pensasse ci fosse una sua ipotetica responsabilità sui costi del Superbonus. "E' evidente che quando noi siamo intervenuti fortunatamente a porre una diga, la valanga era già partita", ha aggiunto facendo l'esempio del Vajont.
2. SUPERBONUS: GIORGETTI, CREDITI IN 10 ANNI SARÀ UN OBBLIGO
(ANSA) - Arriva l'obbligo di spalmare i crediti del Superbonus a 10 anni. Lo ha indicato il ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti dopo aver partecipato ai lavori della commissione Finanze del Senato sul decreto Superbonus. A chi gli chiedeva della possibilità di spalmare i crediti su 10 anni anziché su 4-5, il ministro ha detto che "non sarà una possibilità ma un obbligo".
3. ANCE, SUPERBONUS 10 ANNI? RETROATTIVITÀ SAREBBE DEVASTANTE
(ANSA) - "Leggiamo delle dichiarazioni, ma aspettiamo di vedere il testo. Come ha anche detto il ministro Giorgetti nessun provvedimento può essere retroattivo. Escludiamo che ci sia una retroattività, altrimenti avrebbe un impatto fortissimo su imprese, banche e cittadini". Così la presidente dell'Ance Federica Brancaccio, interpellata dall'ANSA, sulla volontà espressa da Giorgetti di prevedere l'obbligatorietà sui crediti del Superbonus spalmati in 10 anni. Già nei giorni scorsi, ricorda Brancaccio, le associazioni datoriali avevano espresso preoccupazione in una missiva al ministro, parlando di un "impatto devastante".
4. DL SUPERBONUS: GIORGETTI, STOP A EMENDAMENTI SU DEROGHE
(ANSA) - "Gli emendamenti parlamentari, come avvenuto in passato, di ampliamento delle deroghe non saranno presi in considerazione". Lo ha detto il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti dopo aver partecipato ai lavori della commissione Finanze del Senato sul decreto Superbonus.
5. SPESA DEL SUPERBONUS ESPLOSA CON MELONI DEROGHE E RINVII CI COSTANO 66 MILIARDI
Estratto dell’articolo di Giuseppe Colombo e Valentina Conte per “la Repubblica”
Chissà se stamattina Giancarlo Giorgetti riuscirà dove fino ad ora ha sempre fallito. Se cioè, davanti ai senatori della commissione Finanze, difenderà l’ennesimo decreto “blocca-Superbonus” dalle richieste di deroga alla stretta. Rivendicato dal ministro dell’Economia, lo stop. Evaporato però nei fatti e nei numeri. E non solo nelle aule parlamentari, come si vuol far credere.
Tutto inizia in via XX Settembre. Qui vengono scritti i sei provvedimenti “groviera” targati Meloni. Talmente pieni di buchi e scappatoie da far lievitare deficit e debito. Per poi lamentarsi di malasorte, eredità politiche e colpe dei tecnici.
I numeri fanno chiarezza. La spesa per il bonus edilizio più generoso d’Europa non solo non si è ristretta. Al contrario è esplosa durante i 18 mesi della destra al governo. Sui 117,2 miliardi di investimenti ammessi a detrazione fino a fine marzo, ben 66 fanno riferimento al governo Meloni, si può dedurre dalla ricostruzione dell’Ufficio parlamentare di bilancio.
Quasi il doppio di quanto resta in capo ai due esecutivi precedenti, Conte II e Draghi. E nel conteggio c’è da aggiungere la coda di inizio aprile, non registrata da Upb.
La destra voleva stringere i rubinetti e invece ha finito per allagare la casa dei conti pubblici. Deroghe dentro le norme scritte al Mef. E porte aperte in Parlamento. Così la spesa mensile è passata dai 3,8 miliardi dell’ottobre 2022, quando Giorgia Meloni è arrivata a Palazzo Chigi, ai 5,7 miliardi di marzo, con picchi a ridosso delle presunte strette. […]
Ma chi ha lasciato quei varchi aperti? Chi ha vanificato la lotta al «mostro abnorme» lanciata da Giorgetti? Il governo Meloni, insediato da pochi mesi a fine 2022, interviene due volte sul Superbonus, con un decreto legge e nella sua prima legge di bilancio.
Allunga a cinque il numero di cessioni del credito consentite e anticipa il décalage dello sconto che dal 110% passa al 90, per poi planare al 70 e al 65, già decisi da Draghi. Il momento della verità arriva dopo, il 17 febbraio 2023 con il decreto 11. L’allarme sui conti è alle stelle. Giorgetti annuncia il blocco definitivo della cessione dei crediti. La spesa del solo Superbonus è già a 75 miliardi rispetto ai 35 stimati in pandemia.
Ma quel decreto 11 nasce già con il vulnus. «Ampie deroghe», le definisce Upb. Che poi diventano ancora più ampie e insostenibili in Parlamento, spinte da tutti i partiti della maggioranza. Prima le villette, poi le case Iacp, i lavori già avviati, le aree terremotate, le barriere architettoniche e così via. Da quel febbraio comincia la grande corsa ai ripari.
Altri tre decreti legge per tamponare la falla. L’ultimo di aprile è ora in discussione al Senato. Il Superbonus nel frattempo si è mangiato otto punti di Pil, dovevano essere due.
[…] Al punto che al Mef è partita la grande “caccia” al colpevole, fino ad individuare il capro espiatorio nel Ragioniere dello Stato Biagio Mazzotta. A lui Giorgetti rimprovera mancati alert. Ma lui, il Ragioniere, sostiene il contrario: decreto dopo decreto, ha informato costantemente il ministro sui rischi legati alle deroghe.
E se è vero che la Ragioneria ha messo il suo bollino sotto le norme che hanno finito per allargare le maglie, è altrettanto vero che quei testi sono stati scritti dall’ufficio legislativo del ministero, la sede dell’indirizzo politico. In molti, in via XX settembre, hanno iniziato a chiedersi se la Ragioneria stia diventando una “succursale” al servizio dei governi che si susseguono.
Spostare il problema più in là. Caricarlo sul prossimo governo, sperando che non sia ancora il centrodestra a guidarlo perché altrimenti l’espediente dello “Spalma-crediti” si trasformerebbe in un boomerang. […]