I “TALEBANI DELLE DUE RUOTE” DI SUA MAESTA’ – RIELLO: "IN INGHILTERRA, A CAMBRIDGE (E NON SOLO) SULLA VIABILITÀ STRADALE COMANDANO I CICLISTI. A LONDRA BORIS JOHNSON, QUANDO ERA SINDACO, FLIRTAVA CON LA LOBBY DELLA BICI. MA ORA OLTREMANICA ARRIVA FINALMENTE UNA LEGGE CHE REGOLA "LA CONDOTTA E LA RESPONSABILITÀ CIVILE E PENALE DEI CICLISTI" CHE SULLE STRADE BRITANNICHE SARANNO FINALMENTE TRATTATI COME FOSSERO DEI…"
-Antonio Riello per Dagospia
Il traballante governo di Sua Maestà non ne azzecca molte negli ultimi tempi, ma una piccola cosa positiva stavolta sembra spuntare.
Sta per essere approvata una legge che regola la condotta e la responsabilità civile e penale dei ciclisti sulle strade Britanniche. Il regolamento attualmente in vigore per i ciclisti risale al 1861 nel quale gli stessi sono equiparati ai cocchieri e dove si cita (letteralmente) un'eventuale "condotta furiosa o maligna...". In effetti era ora di aggiornare 'sta legge: i ciclisti saranno finalmente trattati come se fossero dei motociclisti (curiosamente nella lingua Inglese il termine "biker" viene ambiguamente spesso usato per entrambi). Le Civiltà si misurano anche dal loro Codice della Strada...
Tutto sta accadendo grazie ad una attiva campagna esercitata dai parenti di alcuni pedoni uccisi da ciclisti sconsiderati e imprudenti. Il Parliamentary Advisory Council for Transport Safety riporta che 1 incidente pedonale mortale su 100 è causato dall'impatto con una bicicletta (mentre 65 su 100 sono quelli causati da automobili). In altri termini, le statistiche ufficiali (2019) parlano di 7 morti all'anno causate da ciclisti a fronte di 720 vittime causate da altri veicoli.
Fatto sta che comunque, lentamente ma inesorabilmente, la classica conflittualità auto/bicicletta si sta spostando verso quella pedone/ciclista. Vi sono delle città come Cambridge dove i mezzi meccanici (anche quelli ibridi e/o elettrici) sono sempre più rari mente quelli a pedale sono ormai padroni incontrastati della strada. Essere investiti (magari in maniera leggera) da una bici nel centro della città universitaria è, di fatto, un evento abbastanza frequente.
Sfrecciano velocissimi e silenziosi i ciclisti anche nelle aree manifestamente assegnate a chi si sposta a piedi (a volte si finisce per rimpiangere quasi le auto perchè almeno si notavano e si sentivano meglio). In realtà nemmeno i marciapiedi offrono sempre un rifugio veramente sicuro.
Certo, guai se non ci fosse la bici! Una grande invenzione, intelligente e piena promesse: il cicloturismo è il futuro del tempo libero e la logistica urbana ha nella bici un enorme punto di forza. Non ci sono dubbi. E poi tutta la affascinante mitologia ciclistica: dalle masse cinesi in sella per decenni alle loro Flying Pigeon nere (un modello prodotto dal 1936 sempre uguale in circa 600 milioni di esemplari, oggi fuori produzione) alle epopee dei tour e dei giri con i loro fantastici eroi. E naturalmente film e tante canzoni...
Però....però semplificando ci sono fondamentalmente tre tipi di ciclisti: quelli occasionali che pedalano per ragioni economiche e pragmatiche, quelli che lo fanno per Sport e quelli, sempre più numerosi, che la intendono come una questione squisitamente ideologica. Per questi ultimi, molto spesso assai arroganti, il problema va ben oltre la sicurezza stradale. A loro sembra di essere testimoni attivi di una straordinaria mutazione antropologica: dopo l'Homo sapiens sapiens ecco l'ora dell'Homo cyclo sapiens.
Questa gente si sente parte di un'élite esclusiva che considera gli automobilisti dei barbari in via di estinzione e i pedoni dei poveracci destinati anch'essi comunque ad una rapida scomparsa (e in ogni caso dei paria indegni della benchè minima considerazione). Per questo aggressivo (e non-inclusivo) club di eletti solo il "ciclista consapevole" ha capito per davvero la complessità e la sostanza della Modernità: andare in bici è prima di tutto un atto politico. Sognano di imporre obbligatoria la pedalata a tutti e si eccitano - intellettualmente - pensando a forme di "ciclocrazia" degne addirittura di visioni distopiche stile fantascienza.
In pratica, più prosaicamente, si strutturano in gruppi di pressione politica e cercano di influenzare i risultati delle elezioni locali. In parecchi casi il loro peso elettorale è decisivo. A Cambridge (e non solo) sulla viabilità stradale comandano loro. Londra è ancora auto-centrica e i mezzi pubblici sono quelli che fanno la differenza, ma anche qui la "lobby dei ciclisti" è al lavoro da tempo e un po' alla volta si sta affermando. Boris Johnson, quando era sindaco, flirtava con questa lobby e si faceva volentieri fotografare in sella. Al momento l'attuale primo cittadino, Sadiq Khan, sembra un po' meno affascinato/ossessionato dalle due ruote.
C'è comunque il paradosso urbano di chi possiede un'auto e si vergogna, facendo finta con gli amici di non averla. Non è affatto trendy. Le cose vanno solo un po' meglio se la macchina è elettrica...
La recente variante "monopattino" non ha ideologicamente la stessa presa della bici. Suona più come un gadget tecnologico per ragazzini che una reale alternativa etico-ecologica. Chi si sente "impegnato" nel Regno Unito su questo campo preferisce ancora la costosa Brompton pieghevole (si parte dalle 1200 Sterline): sembra sia proprio il semplice e duro atto di pedalare quello in grado di nobilitare, a livelli superiori e definitivi, la specie umana.