“TEHERAN HA UN MARTIRE IN PIÙ” – SECONDO L’EX GENERALE FABIO MINI L'UCCISIONE DI SOLEIMANI È STATA UN ERRORE: “TRUMP HA DATO LORO UN PRETESTO E TEHERAN POTREBBE VEDER CRESCERE IL PROPRIO PESO INTERNAZIONALE. RUSSIA E TURCHIA RAFFORZERANNO IL LORO RUOLO DI MEDIATORI” – “L’ITALIA? SUL PIANO INTERNAZIONALE NON ESISTE. È IN COMA, NARCOTIZZATA DALLA POLITICA INTERNA…” – VIDEO
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Marco Pasciuti per “il Fatto Quotidiano”
"Ha dato un pretesto e un nuovo martire a Teheran, che potrebbe veder crescere il proprio peso internazionale. Così come Russia e Turchia rafforzeranno inaspettatamente il loro ruolo di mediatori nella regione. Per l' uccisione di Qassem Soleimani da parte degli Usa, Fabio Mini, ex capo di Stato maggiore del Comando Nato per il Sud Europa, vede conseguenze "non previste e paradossali".
La Nato ha sospeso le missioni di addestramento e rafforzato la sicurezza delle basi. I soldati italiani sono in pericolo?
Al momento non vedo una minaccia diretta, perché le operazioni in cui sono impegnati non sono finalizzate ad azioni di guerra. Però agiscono nel quadro Nato e se quest' ultima è nel mirino lo sono anche loro.
I Verdi chiedono al governo di chiarire il ruolo della base di Sigonella.
A Sigonella c' è un centro in cui vengono gestiti droni, ma è italiano. Difficile ipotizzare che gli italiani si possano essere messi a fare operazioni contro l' Iran.
Ieri un razzo è caduto a un km dall' ambasciata Usa a Baghdad. Ci sarà un effetto domino in Paesi in cui Teheran esercita una forte influenza, come Siria e Libano?
È la cosa a cui si pensa immediatamente se si sta alle dichiarazioni fatte a caldo dagli iraniani e alla mentalità che in genere si attribuisce loro. Ma in questo caso vedo una serie di incongruenze.
Quali?
In primis la natura dell' uccisione di Soleimani. Se avesse voluto davvero eliminare il pericolo che le forze Al Quds facessero azioni contro le sue forze, Washington avrebbe potuto agire prima. Soleimani comandava le brigate da vent' anni.
Le Presidenziali negli Usa si avvicinano a grandi passi.
Appunto. E ammazzarlo adesso è stata una decisione che potrebbe avere conseguenze inaspettate. Da una parte molti ai vertici delle istituzioni non ne potevano quasi più di Soleimani, uno che agiva nell' ombra e non riferiva al governo ma direttamente all' ayatollah Khamenei. E questo lo poneva in una posizione scomoda nei confronti dell' esecutivo.
D' altra parte sono anni che Teheran non mette a segno attentati o azioni eclatanti contro gli Usa. Quindi Trump è riuscito a dar loro un pretesto: ora hanno un martire ammazzato dai cattivi americani.
Da un regime alle prese con due anni di proteste di piazza causate da una forte crisi economica e indebolito dalle sanzioni Usa ci si attenderebbe una risposta forte.
È il primo paradosso. Nonostante siano probabili azioni di ritorsione in Israele, Palestina, Libano e nei paesi in cui arriva la mano sciita, è possibile che Teheran decida di non rispondere con atti eclatanti. E se non lo farà guadagnerà molti punti in ambito internazionale.
Un sostegno che potrebbe rinvigorire le trattative per rinnovare l' accordo sul nucleare del 2015?
Sì. In questo momento i governi stanno prendendo posizione contro la dissacrazione del diritto internazionale, della politica e della diplomazia che la decisione di Trump porta con sé. Ora gli Stati europei devono agire di conseguenza. È arrivato il momento che l' Europa dica a Washington 'se non volete un altro trattato, lo facciamo noi o rinvigoriamo quello che c' è'.
L' Ue ha questa forza?
Dipende. L' Unione a 28 Stati no, evidentemente troppo divisa. Ma Francia e Germania ce l' hanno. Innanzitutto potrebbero chiedere una condanna dell' atto alle Nazioni Unite, anche se è un' azione meramente simbolica.
Parigi e Berlino si sono limitate a chiedere il rispetto dell' accordo, ma lo hanno chiesto all' Iran.
Vede? Questa è la risposta alla sua domanda.
E l' Italia?
L' Italia è in coma, narcotizzata dalle vicende di politica interna. Sul piano internazionale non esiste.
Russia e Turchia, invece, un ruolo di mediazione possono averlo, in ragione del credito che hanno acquisito nell' area negli ultimi anni.
Sì, sono altri due attori del paradosso, hanno tutto da guadagnare da questa mossa. Ankara diventa un interlocutore e rafforza le posizioni prese sulla Libia, Mosca vede l' alleato Iran passare da vittima invece che da carnefice e rinsalda il proprio ruolo di mediatore nella regione. Non credo che Trump abbia previsto nulla di tutto ciò.