“THE JACKAL IN RAI? SE QUALCUNO SI ACCONTENTA DELLE IMITAZIONI…” - IL TRIO COMICO DELLA “GIALAPPA' S BAND” LANCIA UNA STOCCATA AI GIOVANI COMICI, RICORDANDO CHE I PRIMI A FARE LE RADIOCRONACHE COMICHE NEL 1986 SONO STATI LORO: “NON SAPPIAMO COSA POSSIAMO AVER FATTO ALLA RAI, NON CONOSCIAMO IL MOTIVO DEL PERCHÉ NON CI CHIAMINO PIÙ. FORSE PENSANO CHE COSTIAMO TROPPO. E NOI CE NE ANDIAMO SU TWITCH. TANTO LA TV STA MORENDO”
-Ilaria Ravarino per "il Messaggero"
Lo stile, ironico e scanzonato, è sempre quello. La piattaforma, invece, è diversa. Il trio comico della Gialappa' s Band, che negli Anni Novanta sdoganò la satira calcistica con Mai dire Gol e Mai dire Mundial, torna al calcio commentando gli Europei (prossimo appuntamento, sabato con l' Italia) su Rds Next, l' emittente social per millennials di Radio Dimensione Suono (si sente con un' app), e sulla piattaforma di streaming Twitch. In diretta dagli studi di Rds, i sessantenni milanesi Marco Santin, Carlo Taranto e Giorgio Gherarducci tornano alle radiocronache in compagnia di vecchie conoscenze e nuovi comici come Mago Forest, Ale e Franz, Edoardo Ferrario e Michela Giraud.
Perché Twitch?
«Siamo nati con le radiocronache comiche nel 1986 e avevamo voglia di continuare. Dato che non abbiamo ricevuto offerte da nessuno, abbiamo fatto il nostro programma quì».
Non vi ha chiamati nessuno?
«Non sappiamo cosa possiamo aver fatto alla Rai, non conosciamo il motivo del perché non ci chiamino più. Forse pensano che costiamo troppo. Noi non abbiamo un agente che va in giro a chiedere per noi, facciamo da soli. E poi il futuro non è la tv, la tv sta morendo».
Lo dite perché non la fate?
«Non lo diciamo perché non abbiamo avuto proposte. Abbiamo figli anche noi: i giovani la tv non la guardano. Non gliene frega niente».
Perché allora i The Jackal lasciano il web per commentare gli Europei in Rai?
«Se qualcuno si accontenta delle imitazioni, va bene così. Noi ci comportiamo di conseguenza. Ce ne andiamo su Twitch».
E dopo? Continuerete sul web?
«Twitch è di Amazon, vediamo. Per ora ci divertiamo e sperimentiamo spazi nuovi. Cerchiamo nuovi orizzonti, i mezzi tradizionali sono moribondi. E non hanno voglia di spendere se non per le solite persone».
Chi sono i vostri ascoltatori?
«Quello di Twitch è un mondo completamente diverso dal nostro, che parla una lingua a noi sconosciuta. Il pubblico è molto giovane, ma abbiamo anche uno zoccolo duro di fan. Che sono in difficoltà almeno quanto noi nel muoversi sulla piattaforma».
E cosa avete imparato, per esempio?
«Che su Twitch non si dice programma, si dice format. Programma è da boomer».
Non vi sentite un po' boomer?
«È la nostra parola d' ordine. Siamo straboomer».
L' interattività che effetto vi fa?
«Nel 1986 non c' era niente, nel 1994 usavamo il fax, poi le mail, ora c' è questa interazione velocissima. Il mezzo è nuovo, ma ci sentiamo a nostro agio perché facciamo quello che oggi si fa con i social: commentare i video con lo spirito di chi sta a casa».
In tv eravate solo voce, su Twitch in video. Perché?
«Siamo dei deficienti, dovevamo farlo a trent' anni, non a sessanta.
La nostra presenza in tv non era necessaria, non serviva. Qua ci può stare, spero non disturbi. L' unica differenza è che non mettiamo più i piedi sul tavolo mentre lavoriamo».
Si guadagna con Twitch?
«Macché, è tutto gratis».
È costoso produrre un format?
«No. Possiamo fare tutto a budget quasi zero. La pandemia ha sdoganato il collegamento al telefono, che prima era da sfigati. La videochiamata ora fa parte del linguaggio e ci permette di avere tanti ospiti».
Vi fa ridere la tv?
«La guardiamo poco. Ci sono giovani interessanti tra chi fa stand up: Stefano Rapone, Francesco De Carlo».
La nazionale come vi sembra?
«Raramente ricordavamo un' Italia cosi divertente da veder giocare. Mancini ha fatto un lavoro pazzesco».