“VITTORIO EMANUELE SPARÒ A MIO FRATELLO, SARÀ GIUDICATO DA DIO” – BIRGIT, SORELLA DI DIRK HAMER, UCCISO IN CORSICA NEL 1978, DICE DI AVER PERDONATO IL FIGLIO DELL’ULTIMO RE D’ITALIA, CHE PER QUELLA MORTE fu SCAGIONATO DAI GIUDICI, SALVO POI AMMETTERE, IN UN’INTERCETTAZIONE, DI ESSERE STATO LUI A SPARARE: “SAREI IPOCRITA SE DICESSI CHE LA SUA MORTE PER ME È UNA NOTIZIA TRISTE. MI AUGURO CHE SI SIA PENTITO PRIMA DI MORIRE” – “DI QUELLA SERA RICORDO LE GRIDA DI VITTORIO EMANUELE: ‘ITALIANI DI MERDA VI AMMAZZO TUTTI!’. E POI GLI SPARI E MIO FRATELLO CHE CHIEDE AIUTO” – VIDEO
Estratto dell’articolo di Luca Mastrantonio per il “Corriere della Sera”
Birgit Hamer, cosa ha provato quando ha saputo della morte di Vittorio Emanuele di Savoia?
«Sarei ipocrita se dicessi che per me è una notizia triste. Ma non provo niente per questa persona. Ho pianto così tanto per mio fratello Dirk e per mia madre. Posso aggiungere che mi fa piacere che il documentario di Beatrice Borromeo, Il Principe, sia uscito prima della sua morte, perché lì lui ha cercato ancora una volta di negare, di riabilitarsi, ma non c’è riuscito. E ora, dove si trova, non potrà più negare».
Dove si trova ora il principe?
«Davanti al giudice supremo. E lì non puoi mentire. Mi auguro che si sia pentito prima di morire».
Lei dormiva in una delle barche ormeggiate all’isola di Cavallo quando Savoia sparò e suo fratello fu ferito. Era il 1978. Cosa ricorda?
«Le sue grida: “Italiani di merda vi ammazzo tutti!”. E poi gli spari e mio fratello che chiede aiuto, invoca l’anestesia, perché è ferito».
Dopo 13 anni, a Parigi, va in scena il processo per omicidio. Era la prima volta che lo vedeva dal vivo. Che impressione le fece?
«Fu come vedere dal vivo il protagonista dei tuoi incubi.
La causa di tutto il dolore che io e la mia famiglia abbiamo provato».
Fu assolto. Poi, nel 2006, mentre è in carcere per altro, viene intercettato e descrive il colpo che lui ha sparato e la ferita di Dirk. Cosa provò guardando quel video?
«Scoppiai a piangere. Confermava che avevo ragione nella mia battaglia per avere giustizia, rendeva visibile la colpa. Ma mi fece male vedere quest’uomo descrivere quello che aveva fatto, per vantarsi che lui aveva fregato la giustizia. Non era una confessione. Nella confessione ti penti. Lui invece si vantava».
Ma lei l’ha perdonato?
«Sì, il perdono però non è qualcosa che hai o che dai, è un percorso duro. I primi anni ero piena di rabbia e disperazione. […]»