“VOGLIO ESSERE TOTÒ CON LE TETTE” – SABRINONA FERILLI LANCIA UNA STILETTATA A POCHE ORE DALLA CERIMONIA DEI DAVID DI DONATELLO DURANTE LA QUALE RICEVERÀ UN PREMIO SPECIALE: “DOPO QUATTRO CANDIDATURE SENZA PREMI COMINCIAVO A SENTIRMI UN PO' COME IL POVERO LEONARDO DICAPRIO. ADESSO QUESTO DAVID È COME UN ASSO PIGLIATUTTO,. RIMPIANTI? QUELLO CHE È PERSO È PERSO. NON SIAMO TUTTI SCALATORI DELL’EVEREST…”


Fulvia Caprara per “la Stampa”

 

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La dichiarazione di intenti non lascia spazio ai dubbi: «Voglio essere Totò con le tette».

Poche dive avrebbero potuto permettersi una libertà del genere. Lei lo ha fatto, giocando insieme le carte della bellezza e dell'ironia, doti che la definiscono, fin dall'esordio e poi per un'intera carriera in cui, come recita la motivazione del David Speciale che riceverà stasera, Sabrina Ferilli « non si è mai accontentata di essere un popolarissimo sex symbol, l'attrice di brillante talento che si muove fra cinema, televisione e nel solco della tradizione teatrale dei Garinei e Giovannini.

 

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Lavorando con autori come Marco Ferreri, i fratelli Taviani e Paolo Genovese ha saputo invece, con raro discernimento, schivare le troppe luci dei riflettori, mantenendo un profilo di impegno civile e una filmografia che, pur con qualche divertita evasione, mai rinnegata, nel cinepanettone, splende di bei titoli e commedie intelligenti diventate proverbiali».

 

Ieri mattina, al Quirinale, durante la cerimonia in cui il presidente Mattarella ha incontrato i candidati alle statuette che verranno attribuite stasera (in diretta su Rai 1 dalle 21,25), Ferilli è stata l'unica a spezzare, con un gesto di solidarietà femminile, la liturgia delle presentazioni e dei ringraziamenti. Durante il brevissimo intervento ha chiamato accanto a sé Giovanna Ralli (David alla carriera 2022) che aveva già avuto il suo momento di applausi, ma desiderava tanto una foto senza la mascherina che, prima, causa troppa emozione, non aveva levato: «Dopo quattro candidature ai David senza premi - dice Ferilli scherzando - cominciavo a sentirmi un po' come il povero Leonardo DiCaprio, insomma è successo pure a lui.

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Adesso questo David è come un asso pigliatutto, vale anche per tutte le candidature non andate in porto. Insomma oggi il ciclo si chiude e mi fa molto piacere, sono felice».

 

La mia impressione è che lei dal cinema debba avere ancora molto. Che ne dice?

«Sono d'accordo, forse è successo perché sono una delle poche attrici che non è mai rimasta chiusa nel recinto di un unico settore. Ho fatto il cinema d'autore, le fiction, i film commerciali, la pochade, la commedia musicale. In Italia tutto questo ha provocato una specie di corto circuito, dovuto alla confusione tra l'arte e la cultura che non sempre coincidono e non sempre sono necessariamente legate».

 

Questo cos' ha provocato?

«Io ne ho ricavato una grande libertà, però chi può dirlo? Potrebbe avermi anche un po' penalizzato, ma su una carriera così lunga come si fa a stabilirlo? Io, anche per una mia forma caratteriale, tendo a guardare sempre avanti, a tenere in mano il bandolo della matassa, a riprenderlo se lo sto perdendo. Non mi volto mai indietro».

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Ci sono ruoli che non ha ancora fatto e che vorrebbe fare, storie che le piacerebbe raccontare?

«Si, come no! Andando avanti con gli anni, vorrei tanto interpretare donne protagoniste del proprio destino, e poi donne con dubbi, dotate di una maggiore complessità. Finora ho fatto sempre personaggi abbastanza lineari, adesso vorrei raccontare altro, penso a una figura come Anna Karenina».

 

Nella "Grande bellezza" ha mostrato, nel migliore dei modi, che lei può fare tutto. Quella era stata la prima volta. Come andò?

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«Sorrentino venne da me e mi colpì parecchio, mi disse subito che voleva tirassi fuori il mio aspetto malinconico, "sei sempre stata vista come figura solare, io sento che tu hai tutta un'altra corda, voglio quella"».

 

Ha mai provato rimpianti?

«No, non mi è mai capitato di dover rimpiangere qualcosa, quando faccio una scelta la faccio e basta. Non serve guardare indietro, quello che è perso è perso, e poi non siamo tutti scalatori dell'Everest, non dobbiamo per forza salire fino alla cima e mettere la bandiera, ognuno arriva dove può arrivare».

 

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Se si guarda indietro, si vede molto diversa oppure identica ai tempi del suo primo successo cinematografico?

«Mi vedo assolutamente identica. E le spiego perché. Per me tutto quello che viene è sempre straordinario, esattamente come la prima volta, in questo senso è che come se non fossi mai maturata, mi stupisco ogni volta. Non mi sento cambiata, forse perché non sono una che si ferma sulle cose, sicuramente non su quelle belle, forse sulle altre un pochino di più. Però, per carattere, sono abituata ad avere con il lavoro un rapporto netto, spartano».

 

Per stasera ha preparato un discorso?

«Un discorso? No, assolutamente, non sono capace, andrò sull'improvvisazione».

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