“UNA VOLTA A NEW YORK SCAPPAI DA UN’ORGIA PERCHE’ MI VENIVA DA RIDERE” – AMORI E BOLLORI DI PAOLO CREPET: “IL PRIMO BACIO? AL CIMITERO. DELLA PRIMA VOLTA RICORDO TUTTO MA NON CHI FOSSE LA MIA PARTNER. NON MI SONO MAI INGINOCCHIATO DAVANTI A UNA DONNA ANCHE PERCHÉ LO TROVEREI RIDICOLO, COME TROVO RIDICOLA LA GENITALITÀ FINE A SÉ STESSA. NON MI ECCITA MAI LA VISIONE GENITALE TOUT COURT, CERCO SEMPRE, O MEGLIO CERCAVO, UN EROS PIÙ PROFONDO - LA GELOSIA? UN SENTIMENTO MEDIEVALE CHE NON APPARTIENE NÉ A ME NÉ A MIA MOGLIE. ATTRATTO DA UN UOMO? MAI" – IL PADRE CHE NON GLI HA MAI DETTO “BRAVO” E LA LEZIONE: “AI FIGLI NON SI DEVE DARE SEMPRE LA PAPPA PRONTA”
Roberta Scorranese per il Corriere della Sera - Estratti
Paolo Crepet, racconti la sua prima volta.
«E chi se ne ricorda?».
Andiamo, tutti ci ricordiamo la prima volta.
«Ma anche io me la ricordo, nel senso dello svolgimento, ma non ricordo con chi».
(...)
Una famiglia che pretendeva il massimo
«Era il punto di partenza, mio padre non mi ha mai detto “bravo” nemmeno quando conseguii due lauree e la specializzazione in Psichiatria».
Quando ha finalmente capito che suo padre la apprezzava?
«Al suo funerale, perché me lo confidò un amico di famiglia. Capii allora che cosa è l’understatement».
(...)
Lei si è mai inginocchiato davanti a una donna?
«Mai, anche perché lo troverei ridicolo. Al massimo mi sono fatto trovare al binario con la torta di compleanno per accoglierla mentre lei tornava da un viaggio in treno».
Che cos’altro trova ridicolo in amore?
«Trovo ridicola la genitalità fine a sé stessa. Non mi eccita mai la visione genitale tout court, cerco sempre, o meglio cercavo, un eros più profondo».
(...)
Le è mai capitato?
«Che cosa?».
Di mettersi a ridere in una situazione vagamente erotica?
«Una volta, a New York, ormai decenni fa, ero ospite di amici. Aperitivo, discussioni intellettuali, cena. Poi ho capito che la serata stava prendendo una piega diversa».
Aria di giochi spinti?
«Si stava formando un’orgia. Sono scappato».
E perché?
«Perché mi veniva da ridere».
(...)
E ce lo racconta un flirt? Una cosa innocente, un lampo d’estate.
«Millenovecentosettantasei. Una giovane infermiera di Bonn, che conobbi su un’isola greca».
C’era una canzone di Claudio Bisio e Elio e le Storie Tese, «Rapput», che parlava di amorazzi su un’isola greca.
«Era l’isola di Ios, splendido posto delle Cicladi, dove c’è un bellissimo cimitero. Ci scambiammo lì il primo bacio».
Al camposanto?
«La radice del Romanticismo è tutta lì».
Si innamorava spesso da ragazzo?
«No, sono serio. Ho sempre scelto con oculatezza gli amori, anche quelli adolescenziali. Ma c’era un problema».
Quale?
«Mi credevo figo, molto figo, molto più figo di quello che ero».
(...) Professore, lei è geloso?
«No, decisamente no e nemmeno mia moglie lo è. Voglio essere molto chiaro su questo punto. Come purtroppo la cronaca ci riporta praticamente ogni giorno, la gelosia e il possesso possono essere all’origine di cose tremende. Per me la gelosia è un sentimento medioevale».
Mai attratto da un uomo?
«No, mai»
Una donna che l’ha sorpresa o, meglio, che l’ha stupita?
«Uh, sì, ce l’ho. In uno dei miei numerosi soggiorni all’estero per studio, conobbi una bellissima e intelligente ragazza olandese, una che mi ha sorpreso due volte. La prima quando la vidi esibirsi sul palco come graffiante cantante rock e la seconda quando mi portò a conoscere suo padre. In soggiorno vidi una moneta antica olandese, pensai fosse un collezionista. No, suo padre era il presidente della banca dei Paesi Bassi. Il punto è che lei abitava in una camera ammobiliata e facevamo fatica a riscaldarci. Fu una grande lezione genitoriale: ai figli non si deve dare sempre la pappa pronta, qualche volta bisogna permettere loro di conquistarsi il futuro»