LETTERA A “REPUBBLICA”: “GIORDANO BRUNO GUERRI SOSTIENE CHE GLI ITALIANI NON FURONO FASCISTI MA MUSSOLINIANI. PERÒ PERCHÉ LA GENTE CHE LO ADULA NON FA I CONTI CON LA REALTÀ? L’ALTRO GIORNO IN TRENO, GUERRI ERA SEDUTO DAVANTI A ME. MI SONO DETTO: ‘ORA GLIELO CHIEDO’. HO PRESO CORAGGIO…SI ERA ADDORMENTATO”. CHIOSA DI FRANCESCO MERLO: “LA PROSSIMA VOLTA LO SVEGLI. PARLARGLI È PERSINO MEGLIO CHE LEGGERLO” – RISPOSTA DI GIORDANO BRUNO GUERRI: “RINGRAZIO PER NON AVERMI SVEGLIATO (CHI LO FA MI METTE SUBITO DI MALUMORE). BENITO TITILLÒ COME NESSUNO LA PANCIA DEGLI ITALIANI, DOVE RISIEDONO IL NOSTRO ORGOGLIO E LA NOSTRA BENEVOLENZA. RIMANE UN NOSTALGICO RIMPIANTO PER UN UOMO CHE ‘SE NON AVESSE FATTO LA GUERRA…’. MA L’HA FATTA, E MALISSIMO, BENEDETTI FIGLIOLI, FASCISTI IMMAGINARI…
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1. BENITO E IL SONNO DI GUERRI
Estratto da “Posta e risposta – la Repubblica”
[…] Caro Merlo, nel suo libro “Benito”, Giordano Bruno Guerri sostiene che gli italiani non furono fascisti ma mussoliniani. È una tesi, ci può stare, la voglia di un uomo forte, cose così.
Mi chiedo però, dopo il fallimento totale, perché la gente che lo adula non fa i conti con la realtà? L’altro giorno in treno, tornando da Verona, Guerri era seduto davanti a me. Mi sono detto: “Ora glielo chiedo”. Ho preso coraggio... si era addormentato. Sarà per la prossima.
Luca Cardinalini — Roma
Risposta di Francesco Merlo:
Senza Mussolini, archetipo italiano dell’uomo d’azione, mezzo vero e mezzo finto, autocelebrativo, declamatorio e un po’ ridicolo, non ci sarebbe stato il fascismo, ma senza il fascismo Mussolini non sarebbe durato vent’anni.
Penso che il fascismo sia sopravvissuto al fallimento di Mussolini come una malattia dalla quale l’Italia non è mai guarita, forse perché si guarisce dal cattivo carattere ma non si guarisce dalla mancanza di carattere. La prossima volta, svegli Giordano Bruno Guerri. Le assicuro che parlargli è persino meglio che leggerlo. […]
2. LA RISPOSTA DI GIORDANO BRUNO GUERRI A MERLO
Riceviamo e pubblichiamo:
Ringrazio Francesco Merlo (anche se preferirei scrivere meglio di come parlo) e Luca Cardinalini per non avermi svegliato (chi lo fa mi mette subito di malumore).
Quanto al problema dell’uomo salvifico, più o meno forte, che risolve i problemi per tutti, è una lunga tradizione italica. Si può farla partire da Giulio Cesare, non a caso ucciso da una minoranza, e arrivata fino a noi attraverso qualche decina di principi e papi, proseguendo con Garibaldi, Crispi, De Gasperi/Togliatti, Craxi e via via Berlusconi, Grillo, Renzi, Draghi.
Che ora sia una donna a occupare il posto, è almeno un progresso sociale che dovrebbe dare un briciolo di esultanza anche ai suoi oppositori: la rivoluzione femminile in atto da due secoli, e destinata a vincere, è un fenomeno storico molto più importante delle contingenze politiche.
Arriviamo alla domanda sul perché molti ricordino con nostalgia Mussolini e non facciano i conti con la realtà del suo fallimento. Perché il duce è stato il più fattivo, duraturo e fascinoso degli uomini forti/salvifici. Perché per vent’anni, fino alle sconfitte del 1942, ha dato carote (non cosce di pollo) a molti e bastonate a una minoranza.
Perché ha saputo adulare come nessuno i sogni di un popolo che - appena nato - già si attribuiva grandezza e gloria: dov’è la Vittoria, che schiava di Roma Iddio la creò? Benito titillò come nessuno la pancia degli italiani, dove risiedono il nostro orgoglio e la nostra benevolenza. Padri e nonni ci hanno lascato in eredità quel ricordo avvolto in un alone di leggenda.
Infine, ma si potrebbe continuare, Mussolini ha fatto anche cosa buone: so di offrimi a petto nudo, con questa frase, ai censori di professione, sprezzanti del ridicolo, ma ditemi quale regime, in vent’anni di potere, non ha fatto anche cose buone.
Rimane dunque un nostalgico rimpianto per un uomo che “se non avesse fatto la guerra…” Ma l’ha fatta, e malissimo, benedetti figlioli, fascisti immaginari. E non l’ha fatta per caso o per sbaglio, ma perché tutta la sua politica estera e interna portava a farla.”Nel furor della battaglia, chi ci guida e ci conduce? Il duce!” Appunto.
Giordano Bruno Guerri