È LIBERA CLEA CELIA WUTTKE, LA TURISTA BELGA CHE HA TRAVOLTO CON UN MOTOSCAFO TRE GIOVANI SUL LAGO DI COMO, UCCIDENDO IL 22ENNE LUCA FUSI – LA RAGAZZA HA DECISO DI PATTEGGIARE 2 ANNI DI RECLUSIONE PER OMICIDIO COLPOSO, CON PENA SOSPESA – IL POMERIGGIO DEL 25 GIUGNO ERA ALLA GUIDA DEL “MASTERCRAFT” DEL PADRE, ASSIEME A UN GRUPPO DI AMICI CHE STAVANO FACENDO SCI NAUTICO CON MUSICA A TUTTO VOLUME E…
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Ha deciso di patteggiare Cléa Célia Wuttke, la ragazza belga di 20 anni, che il pomeriggio del 25 giugno scorso, era alla guida del motoscafo che, davanti a Punta del Balbianello aveva urtato il Sea Ray su cui c’erano tre ragazzi italiani, uccidendo sul colpo Luca Fusi, ventiduenne di Guanzate.
Il suo avvocato, Massimo Schipilliti, ha trovato un accordo con il sostituto procuratore di Como Antonia Pavan, che coordina le indagini dell’incidente nautico: 2 anni di reclusione per l’omicidio colposo e le lesioni colpose agli altri due ragazzi, con pena sospesa.
Il parere favorevole del magistrato è giunto solo a fronte del fatto che la pratica di risarcimento del danno è ormai in fase molto avanzata, con la prospettiva di arrivare davanti al giudice che dovrà formalizzare l’accordo di applicazione pena, con tutta la fase risarcitoria già definita.
Allo stesso tempo il magistrato ha dato parere favorevole anche alla revoca della misura cautelare: finita agli arresti domiciliari nell’immediatezza dell’incidente, la ragazza era rimasta in Italia sottoposta a una misura cautelare attenuata, il solo obbligo di firma, che comunque le impediva di allontanarsi.
A luglio aveva presentato ricorso al Tribunale del Riesame, per ottenere la revoca degli arresti domiciliari, andando però incontro a un totale rigetto dell’istanza, ritenendo che la Wuttke che non avesse mostrato una adeguata percezione della gravità delle sue condotte.
Quel pomeriggio era alla guida del motoscafo Mastercraft di proprietà del padre, assieme a un gruppo di amici che stavano facendo sci nautico con musica a tutto volume. Durante l’interrogatorio la ragazza aveva dichiarato che stava procedendo a bassa velocità, che aveva controllato che non ci fossero altre imbarcazioni e di aver abbassato il volume della musica. Affermazioni in contrasto con le dichiarazioni dei testimoni, da cui era emersa una diversa ricostruzione: musica alta che gli aveva impedito di sentire le grida di allarme non solo dell’amico che aveva visto il motoscafo fermo davanti a loro, ma anche di persone presenti su natanti vicini.