MA CHE MODI SONO? IL PRIMO MINISTRO INDIANO RIFILA UNO SCHIAFFONE ALL’ISLAM E INAUGURA IL TEMPIO IN CUI SI DICE SIA NATO IL DIO RAM, AD ADYODHYA - SULLO STESSO LUOGO NEL 1528 ERA SORTA UNA MOSCHEA CHE DIVENNE TRISTEMENTE CELEBRE NEL 1992 QUANDO 150MILA INDÙ INFEROCITI FECERO IRRUZIONE FACENDO 2MILA MORTI TRA I MUSULMANI – LA MOSCHEA VERRÀ RICOSTRUITA ALTROVE, MA I MUSULMANI SI STANNO INCAZZANDO...
-Estratto dell’articolo di Carlo Pizzati per www.repubblica.it
Si prostra a occhi chiusi e mani giunte, canta inni con trasporto, deposita petali di fiori ai piedi dell’idolo alto 1 m e 30 cm inghirlandato e a festa, mentre dal cielo un elicottero dell’aviazione scarica migliaia di petali sui fedeli. Il primo ministro indiano Narendra Modi sa che questo momento ha un’importanza storica, politica e religiosa che verrà ricordata per anni. L’inaugurazione del tempio dove si dice che nacque il dio Ram, nella città di 3 milioni di abitanti di Adyodhya, ha richiamato tutta l’India che conta. Per l’India del potere, dei miliardi, del glamour bollywoodiano, della militanza nazionalista più inossidabile e retrograda è un giorno storico.
Modi chiede scusa al dio Ram: “Ci sono voluti secoli per ricostruire la tua casa, ce ne scusiamo. Ma ora è fatta”. Si riferisce a una storia antica, che narra di una moschea, la Babri Masjid, innalzata dai Mogul nel lontano 1528 sopra a un tempio. Era rimasta in piedi come simbolo di una storia millenaria di imperatori induisti, buddisti, musulmani e infine anche cristiani, con l’impero britannico. Ma la “Nuova India che nasce oggi,” come dice il leader delle milizie induiste Rss, Mohan Bhagwat, accanto al premier mentre esegue il rito del fuoco e l’offerta della frutta, rivendica tutto questo.
A celebrarla sono accorsi i nomi di maggior richiamo: dalla superstar bollywoodiana Amitabh Bhachan, all’attore che per contratto viene chiamato “Rajinikanth Superstar,” dalla devota Kangana Ranaut, al divo danzante del blockbuster “R.R.R.” Ram Charar. Ovviamente c’è il governatore monaco dell’Uttar Pradesh, nel suo saio arancione, Yogi Adityanath. E c’è naturalmente anche l’uomo che più di ogni altro ha legato la sua fortuna al destino di Modi, il multimiliardario Mukesh Ambani, uno degli magnati più ricchi al mondo. Grazie anche a Modi.
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Appena ottenuta l’indipendenza, mentre il leader indiano Mohamed Ali Jinnah dichiarava che musulmani e indù non potevano coabitare e fondava il Pakistan islamico, nel 1949 nella moschea di Babra Majid apparve un idolo di Ram. Sacrilegio, urlarono gli imam, non sapendo che era solo l’inizio.
Gli scontri spesso violenti per riprendersi il luogo di nascita di Ram sul quale i musulmani avevano costruito la moschea nel XVI secolo, s’inasprirono fino al 1992 quando il Bjp, assieme al movimento estremista del Vishva Hindu Parishad (Vhp), chiamò a raccolta una folla inferocita di 150 mila indù per radere al suolo la moschea. Lasciarono a terra duemila morti, perlopiù musulmani.
Si trovarono 68 colpevoli, molti del Bjp e Vhp. Ma nonostante le condanne, fu la fine della laica era nehruviana iniziata nel ’47 e l’alba dell’era dell’Hindutva, il nazionalismo indù che vuole che l’India sia una nazione prevalentemente per gli indù. Nel 2019, dopo cinque anni di governo Modi, la Corte Suprema decretò che la moschea andava ricostruita altrove, dando il via ai lavori per il tempio del dio Ram.
[…] il tempio […] verrà completato nel 2027. Perché allora questa fretta nell’inaugurarlo precocemente? Perché in primavera ci sono le elezioni nazionali. […]