MA ERA NECESSARIO L’ENNESIMO FILM SU MARILYN? – FRANCESCO MERLO E IL NOBILE MOTIVO PER INFLIGGERCI “BLONDE”: "COM'È INSAZIABILE IL BISOGNO DI MIRACOLI, COSÌ IL MITO È SEMPRE AFFAMATO DI NUOVE VERITÀ E CICLICAMENTE FINISCE AL ROGO UN NUOVO COLPEVOLE, ANCHE SE I ROGHI NON ILLUMINANO LE TENEBRE GIÀ AFFOLLATE DI COLPEVOLI. C'È UNA SOLA CERTEZZA CHE RESISTE AL MITO: MARILYN È STATA UCCISA DAGLI PSICOFARMACI CHE ANCORA OGGI AGGREDISCONO MA NON GUARISCONO I TORMENTI DELLA MENTE…” - VIDEO
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Estratto dell'articolo di Francesco Merlo per “la Repubblica”
Bello o brutto che sia, è come se tutti avessimo già visto questo Blonde che nessuno ha ancora visto. Il film-evento della Mostra di Venezia, che si aprirà il 31 agosto, è infatti solo un pretesto, l'ennesimo, per ritrovare la Marilyn che c'è nella mente di tutti e di ciascuno. Da sessant' anni, in un ingorgo di piacere e dispiacere, Marilyn è l'erotismo, il combattimento tra sofferenza e gioia della donna inventata dal maschio in stato di mobilitazione sessuale permanente, la femminilità surreale dell'onanismo che, diceva Kraus, «surroga la realtà, ma viene meglio».
Diciamo la verità: di film su Marilyn ne sono già usciti tanti, troppi ma, com' è insaziabile il bisogno di miracoli, così il mito è sempre affamato di "nuove verità": poliziesche, politiche, artistiche. E puntualmente saltano fuori foto e dettagli "inediti" che somigliano agli ovuli non fecondati, e ciclicamente finisce al rogo un nuovo colpevole, anche se i roghi non illuminano le tenebre già affollate di colpevoli: la mafia, i sovietici e poi Casa Bianca, Cia, Fbi, Kgb.
E la sociologia rimette sotto accusa i soliti luoghi (comuni) d'America e i vizi sociali, che sono (ancora) quelli di Hollywood Babilonia (Adelphi 1959), l'assassino collettivo che una volta si chiamava "star system", qui con l'aggiunta di orfanatrofi-prigioni, padri adottivi stupratori, l'alcol come vulcano di improperi, gli ospedali per matti con le camere imbottite, le camicie di forza, gli psicofarmaci e i medici che la curarono (si fa per dire), l'ultimo dei quali, Ralph Greenson, è da sessant' anni il più sospettato dei colpevoli.
C'è una sola certezza che resiste al mito: Marilyn è stata uccisa dagli psicofarmaci che ancora oggi aggrediscono ma non guariscono i tormenti della mente. (…) Ma non dimentichiamo mai che Marilyn fu la cavia degli psicanalisti più ricchi e famosi, come ha autorevolmente raccontato Luciano Mecacci in un titolo che, ripubblicato quest' anno da Laterza, andrebbe imparato a memoria: Il caso Marilyn M. e altri disastri della psicanalisi.