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Estratto dell’articolo di Cesare Bechis per il “Corriere della Sera”
Tragica fine Clelia Ditano, 25 anni, è morta a Fasano per un guasto dell’ascensore Entra nelle porte aperte ma non trova la cabina dell’ascensore e precipita nel vuoto. Questo l’incidente che, a Brindisi, in un condominio di case popolari, ha provocato la morte di Clelia Ditano, 25 anni. Inchiesta sulla manutenzione.
Amava la musica ed era una fan di Blanco, andava in discoteca e stava mettendo da parte i soldi per la patente. Soldi che la 25enne Clelia Ditano si guadagnava lavorando in alcuni b&b a Fasano facendo le pulizie. E, poi, era una ragazza socievole e gentile, presente sui social e con 5 mila follower su Instagram.
Sogni, progetti e desideri di questa giovane donna sono stati spazzati via all’improvviso per un assurdo incidente: è caduta dal quarto piano nel vano dell’ascensore dov’era convinta di trovare la cabina che, invece, era scesa di tre piani. Un volo di circa quindici metri fermatosi sul tetto dell’ascensore dove il corpo di Clelia è stato ritrovato. [...]
La giovane, figlia unica, abitava con i genitori in una palazzina popolare di proprietà dell’arca (Agenzia regionale per la casa e l’abitare), in via Piave. La ricostruzione dell’incidente, effettuata dai carabinieri della compagnia di Fasano e dai vigili del fuoco, ha richiesto alcune ore. È stato chiarito che la ragazza è tornata a casa attorno alla mezzanotte tra domenica e lunedì ed è salita al quarto piano in ascensore lasciando semiaperta la porta.
È entrata in casa per pochissimo tempo, ha lasciato la borsa e stava per tornare giù, portandosi dietro solo il telefono quando, certa di trovare l’ascensore al piano dove l’aveva lasciato qualche istante prima, ha spalancato la porta, ha fatto un passo avanti ed è precipitata nel vuoto. Il motivo per cui si accingeva a ridiscendere non si conosce ancora, ma se c’era qualcuno ad attenderla ci sarebbe da domandarsi come mai non abbia assunto qualche iniziativa non vedendola arrivare, non abbia chiamato i soccorsi.
La cabina, per motivi tuttora da accertare, era scesa al primo piano pur essendoci la porta semiaperta al quarto. La conferma indiretta che fosse fuori uso arriva da una coinquilina la quale, alle tre di notte, in procinto di uscire per andare al lavoro in campagna, ha provata a chiamarla, ma era occupata. La tragica scoperta l’ha fatta Giuseppe, il papà di Clelia.
Alle 6, non vedendola in casa, le ha telefonato e ha sentito squillare il suo telefono proprio nel vano dell’ascensore. «Non era mai successo che l’ascensore si bloccasse in quella maniera – ha detto affranto dal dolore – quando ho sentito squillare il telefono di Clelia ho capito subito che era successo qualcosa ed abbiamo lanciato l’allarme. Aveva tanti sogni, sicuramente anche sposarsi. Ora quei sogni sono stati infranti». [...]
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