TRA MACRON E MELENCHON, CI SARA' IL RIBALTON? - OGGI IN FRANCIA SI VOTA PER IL SECONDO TURNO DELLE ELEZIONI LEGISLATIVE CHE DEVONO DESIGNARE I 577 DEPUTATI DELL'ASSEMBLEA - IL LEADER DI ESTREMA SINISTRA SPERA DI OTTENERE LA MAGGIORANZA ASSOLUTA (EVENTUALITA' ESCLUSA DA TUTTI I SONDAGGI) - CON UN'AFFLUENZA SIMILE A QUELLA DI DOMENICA SCORSA (52,4%) LA COALIZIONE MACRONISTA DOVREBBE FARCELA. IL PORTABORSETTE DI BRIGITTE: "SERVE STABILITA'"

-


Stefano Montefiori per il corriere.it

 

emmanuel macron voto per le elezioni legislative

Lexotan contro Lsd. Oggi in Francia si vota per il secondo turno delle elezioni legislative che devono designare i 577 deputati, e un buon riassunto della situazione lo ha fatto Richard Ferrand, presidente macronista dell’attuale Assemblea nazionale: «Noi abbiamo fatto una campagna Lexotan, abbiamo addormentato gli elettori, mentre loro sono sotto Lsd».

 

«Loro» sta per la Nupes, la Nuova unione popolare ecologista e sociale guidata dal leader di estrema sinistra Jean-Luc Mélenchon, che spera di ottenere la maggioranza assoluta - eventualità esclusa da tutti gli istituti di sondaggio - e quindi la poltrona di primo ministro.

 

jean luc melenchon emmanuel macron

Al di là dei proclami di Mélenchon, la questione reale è piuttosto vedere se Ensemble!, la coalizione che sostiene il presidente Macron, riuscirà a ottenere la maggioranza assoluta come nel 2017 o se invece dovrà accontentarsi di una maggioranza relativa, e sarà costretta allora a cercare altri sostegni in Parlamento.

 

Secondo Ferrand, la Nupes è sotto l’effetto di allucinogeni perché Mélenchon crede davvero di potere diventare primo ministro senza essersi candidato in nessuna circoscrizione, e perché il 25% conquistato nel primo turno di domenica scorsa - che lui spaccia come una straordinaria avanzata - in realtà è pari a quanto le singole componenti dell’alleanza di sinistra hanno ottenuto nelle elezioni precedenti di cinque anni fa.

 

jean luc melenchon dopo il voto per le elezioni legislative

Mélenchon sogna la coabitazione tra un presidente e un premier suo avversario politico che la Francia ha già conosciuto in passato (Mitterrand/Chirac, Mitterrand/Balladur, Chirac/Jospin), e i suoi proclami sul nuovo mondo, sulla fine del neoliberismo, la fratellanza tra i cittadini e una radicale politica ecologista gli valgono pure l’etichetta di «Chávez gallico» attribuitagli dal ministro delle Finanze, Bruno Le Maire.

 

Ma Mélenchon ha un merito indiscutibile, quello di avere cercato di ridare un senso alle elezioni legislative che in Francia, dal 2002, sono ridotte a una pigra conferma del risultato delle presidenziali.

 

jean luc melenchon nupes

Nel 2002 il mandato del presidente della Repubblica è passato da sette anni a cinque, e le legislative sono state messe in calendario qualche settimana dopo il voto per l’Eliseo. La conseguenza è che il voto parlamentare negli ultimi vent’anni ha rappresentato sempre di più una banale ratifica della vittoria del presidente. Se il sistema francese viene ancora classificato come «semi-presidenzialismo», nei fatti è diventato un presidenzialismo spinto, dove il capo dello Stato conta molto e l’Assemblea nazionale — riempita di uomini che gli garantiscono un sostegno incondizionato — molto poco.

 

emmanuel macron discorso dopo la vittoria 8

Non a caso i macronisti hanno fatto una «campagna Lexotan»: hanno cercato di addormentare, anestetizzare il dibattito, confidando nell’inerzia della vittoria di aprile alle presidenziali. L’astensione record del primo turno - 53%, soprattutto tra i giovani - è figlia anche di questo blocco della democrazia.

 

Mélenchon ha cercato di rompere lo schema e Macron, dopo la prestazione modesta al primo turno, si è allora finalmente ricordato delle legislative. Davanti all’aereo che lo stava per portare a Kiev, il presidente ha chiesto «una maggioranza solida, domenica non un solo voto deve mancare alla Repubblica».

 

brigitte emmanuel macron

E qui c’è l’altro problema della politica francese: il presidente si arroga il monopolio della Repubblica, «come se la Macronia coincidesse con la Repubblica e tutti gli altri fossero nemici», dice con qualche ragione Mélenchon. Il grande centro si propone come l’unica forza legittima di fronte all’estrema destra di Le Pen e all’estrema sinistra di Mélenchon, secondo Macron ugualmente irresponsabili, improponibili e impresentabili. Una maggioranza solo relativa sarebbe forse un bagno di umiltà per Macron, e potrebbe restituire un ruolo all’Assemblea nazionale e alla rappresentanza democratica.