MAI STATI UNITI – IL KUNG-FLU DI TRUMP SPACCA L’AMERICA: SUD E OVEST TRAVOLTI DA NUOVI PICCHI DI CONTAGIO, MENTRE LA TRI-STATE AREA, USCITA DALL'EMERGENZA, SI BLINDA: CHI ARRIVA A NEW YORK, NEL NEW JERSEY O NEL CONNECTICUT DAGLI 8 STATI COL MAGGIOR NUMERO DI CONTAGI DOVRÀ FARE LA QUARANTENA - “SIAMO STATI ALL’INFERNO E NON VOGLIAMO TORNARCI” TUONA IL GOVERNATORE DEL NEW JERSEY – TRUMP MINIMIZZA MA PERSINO IL GOVERNATORE TEXANO GREG ABBOTT RICHIUDE TUTTI IN CASA…
-Massimo gaggi per il "Corriere della Sera"
Le previsioni più cupe degli esperti e i timori di Anthony Fauci si stanno rivelando fondati: più di mezza America sta sprofondando di nuovo nella tragedia del coronavirus. Tra le zone più colpite alcuni degli Stati più vasti e dinamici del Paese: dal Texas, con un aumento del 70% dei casi in una settimana (6200 solo l'altro ieri) alla Florida (+66%).
Gli incrementi più elevati sono in Michigan (+75%) e Arizona (+77%) dove le terapie intensive degli ospedali sono al limite della capienza.
Ci si sta avvicinando all'emergenza sanitaria anche in Texas: meno del 20% dei posti in rianimazione sono ancora liberi, mentre a Houston, capitale ospedaliera d'America, i letti dei grandi istituti sono occupati al 97%. Donald Trump continua a minimizzare: rifiuta di invitare i cittadini a indossare le mascherine, continua a parlare di kung-flu (spingendo le comunità asiatiche degli Usa - non solo i cino-americani, ma anche gli americani di origine indiana - ad accusarlo di diffondere stereotipi razzisti) e sostiene che i numeri dei malati crescono solo perché l'America sta facendo più test (e lui vorrebbe ridurli).
Ma è evidente, se non altro dagli ospedali che si riempiono, che non è così. Spaventatissimo il governatore del Texas, Greg Abbott, un suo fan che si era guadagnato il plauso del presidente quando aveva anticipato al primo maggio una parziale riapertura, ora frena: rinvia la riduzione dei vincoli e chiede alla gente di restare a casa. Un disastro sanitario, ma anche economico, la cosa che sta più a cuore a Trump: la ricaduta frena i consumi e la riapertura delle attività produttive, mentre isola l'America.
Il grafico che mostra come gli Usa siano l'unico Paese avanzato nel quale la pandemia non recede, mentre quasi tutti i Paesi europei hanno ridotto di molto i contagi, potrebbe spingere la Ue a mantenere il blocco degli arrivi dagli Usa quando, il primo luglio, scadranno i divieti attuali. Ma l'America ora è spaccata in due anche al suo interno: da ieri chi arriva a New York, nel New Jersey o nel Connecticut (i tre Stati «risanati» della East Coast) dagli 8 Stati col maggior numero di contagi dovrà fare una quarantena di 14 giorni.
Il governatore del New Jersey, Phil Murphy, la mette quasi in termini biblici: «Siamo andati all'inferno e ne siamo venuti fuori: non vogliamo tornarci». Per il governatore di New York, Andrew Cuomo, invece, è soprattutto una rivincita: «Chi ci attaccava dicendo che il nostro lockdown era troppo severo, che avremmo dovuto riaprire prima, adesso dovrà ammettere che avevamo ragione noi. Siamo stati più lungimiranti: basta guardare l'Arizona, la Florida e il Texas».
In ogni caso la decisione presa dai governatori (democratici) della Tri-State area, quella che gravita intorno a New York, giustificata sul piano sanitario, ha anche implicazioni politiche: le parti si sono invertite rispetto a tre mesi fa quando, col virus che devastava New York, i governatori (repubblicani) della Florida e del Texas imposero la quarantena ai viaggiatori dai tre Stati della costa atlantica, tutti a guida dem.
Erano i giorni in cui a New York i morti si contavano a migliaia e gli ospedali scoppiavano. Oggi New York ha pressoché debellato il virus (ieri 581 casi e 17 morti in tutto lo Stato) mentre nel resto dell'America la pandemia si sta nuovamente impennando (37 mila casi in più in un giorno). Così adesso la quarantena tocca a chi arriva dagli 8 Stati con più di 100 casi di Covid-19 per milione di abitanti: Alabama, Arkansas, Arizona, Florida, Texas, Nord e Sud Carolina e Utah.