LA MANINA DI “SLEEPY JOE” DIETRO LA "RECONQUISTA" UCRAINA – LA VITTORIOSA CONTROFFENSIVA UCRAINA È STATA POSSIBILE GRAZIE A UN ADDESTRAMENTO PORTATO AVANTI DALLE FORZE SPECIALI AMERICANE. UNA FUNZIONARIA DEL PENTAGONO: “ABBIAMO INSEGNATO LA GUERRA IRREGOLARE, DALLA NOSTRA INTELLIGENCE HANNO IMPARATO A SVIARE IL NEMICO E LE OPERAZIONI PSICOLOGICHE” – BIDEN PREDICA “CALMA E SANGUE FREDDO” MA È PRONTO A USARE IL SUCCESSO MILITARE ANCHE PER LE ELEZIONI DI MIDTERM - E MOSCA ORDINA IL RITIRO DELLE TRUPPE DALL'INTERA AREA OCCUPATA DELLAR EGIONE DI KHARKIV...
-1 – GB, MOSCA ORDINA RITIRO TRUPPE DA AREA OCCUPATA DEL KHARKIV
(ANSA) - Di fronte all'avanzate ucraina, la Russia ha probabilmente ordinato il ritiro delle proprie truppe dall'intera area occupata della regione di Kharkiv (est), a ovest del fiume Oskil: lo scrive l'intelligence britannica nel suo aggiornamento quotidiano sulla situazione nel Paese.
"In questo settore rimangono sacche isolate di resistenza, ma da mercoledì l'Ucraina ha riconquistato un territorio pari ad almeno il doppio della Grande Londra", che equivale e a circa 3.000 chilometri quadrati, prosegue il rapporto pubblicato oggi dal ministero della Difesa di Londra.
Intanto nel sud dell'Ucraina, vicino a Kherson, l'intelligence ritiene che la Russia "potrebbe avere difficoltà a far avanzare sufficienti riserve attraverso il fiume Dnipro fino alla linea del fronte" e sottolinea che un ponte galleggiante improvvisato che la Russia aveva iniziato a costruire due settimane fa rimane incompleto. L'artiglieria ucraina, spiega infatti, sta probabilmente colpendo gli attraversamenti del Dnipro in modo così frequente che la Russia "non può effettuare le riparazioni dei ponti" danneggiati.
2 - PSICOLOGIA, TRAINING, INTELLIGENCE E ARMI: LE CHIAVI DELLA SVOLTA
Andrea Marinelli e Guido Olimpio per il “Corriere della Sera”
Negli sviluppi di queste ore c'è molto di «speciale», un successo che ha origini lontane e aspetti contingenti. Dopo l'occupazione della Crimea nel 2014, Washington e Kiev lanciarono il Resistance Operation Concept, un programma che prevedeva l'azione di Special Forces, di resistenza, di messaggi mediatici. E il training delle unità d'élite è stato modellato tenendo conto di queste componenti.
«Questi ragazzi sono stati addestrati per 8 anni dalle forze speciali», ha detto al New York Times Evelyn Farkas, funzionaria del Pentagono che durante l'amministrazione Obama si occupava di Ucraina e Russia. «Gli è stata insegnata la guerra irregolare, dalla nostra intelligence hanno imparato a sviare il nemico e le operazioni psicologiche».
Dunque l'Ucraina ha confuso il nemico propinandogli dati errati, creando una formazione in grado di sfondare le linee. Un'azione partita dal basso, dal singolo villaggio, per poi salire fino a convincere i generali di Putin che era opportuno rinforzare il dispositivo a Kherson e alleggerire quello di Kharkiv. «È stata una grande operazione di disinformazione», ha spiegato al Guardian Taras Berezovets, ex consigliere per la sicurezza nazionale diventato portavoce della brigata Bohun delle forze speciali ucraine.
«I russi pensavano che la controffensiva sarebbe stata al Sud e hanno mosso le attrezzature, nel frattempo i nostri ragazzi a Kharkiv ricevevano le migliori armi occidentali, soprattutto americane. Alla fine l'offensiva si è verificata dove meno se lo aspettavano e questo li ha mandati nel panico e li ha fatti fuggire».
Le mosse
Il susseguirsi di eventi porta a volte a dimenticare un aspetto chiave. La Cia, guidata da William Burns, uno dei diplomatici che meglio conosce la Russia, ha anticipato le mosse del neo-zar. Quelle grandi, ovvero l'invasione, e quelle più dettagliate, ossia l'assalto all'aeroporto di Hostomel conquistato e poi perso dagli aggressori. L'intelligence ha detto ai generali dove, come e quando.
I Paesi alleati hanno insegnato cosa fare con un training che ha richiesto tempo perché c'era da lavorare tanto sulle reclute e mancava molto nell'arsenale. Dopo mesi, segnati anche da sconfitte gravi, i soldati di Zelensky hanno impiegato le componenti in modo integrato/coordinato rivelando una capacità che gli osservatori «rimproveravano» all'Ucraina di non avere. Nulla è mai perfetto.
La stessa intelligence Usa aveva comunicato al Congresso che le speranze di sopravvivenza dei difensori erano minime. La guerra non è finita, ci riserverà chissà quali sorprese. Devono preoccuparsi gli ucraini, chiamati a gestire una profondità territoriale impegnativa, e i russi, obbligati a trasmettere un segno di riscatto.
3 – BIDEN PREDICA CALMA. MA LA REGIA È USA
Marco Liconti per “il Giornale”
La parola d'ordine a Washington è: «Calma e sangue freddo». Nel giorno in cui comincia a farsi più evidente la portata della controffensiva ucraina contro le forze di invasione russe, l'atteggiamento dell'amministrazione resta prudente. «Non parlo. La situazione è in corso di evoluzione», ha detto il presidente Joe Biden, prima di prendere parte al Pentagono alla cerimonia per il Ventunesimo anniversario dell'11 Settembre. Eppure, ricostruendo quanto è avvenuto negli ultimi giorni, appare evidente che, sebbene non ancora consolidata, la svolta nel conflitto potrebbe esserci stata veramente agli occhi di Washington.
La giornata chiave è quella dell'8 settembre. Una concatenazione di eventi che non può essere casuale e che solo una sofisticata regia, concordata tra Washington e Kiev, può avere deciso.
Mentre il mondo era distratto dall'aggravamento delle condizioni di salute e poi dalla scomparsa delle regina Elisabetta, il segretario di Stato Antony Blinken volava a sorpresa nella capitale ucraina. «Un segnale importante», secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Blinken, parlando con i giornalisti, si lasciava sfuggire una frase indicativa della fiducia con cui Washington guarda alle capacità militari ucraine: «Con un colpo riescono a fare quello che i russi tentano di fare con 15 o 20 colpi».
Contemporaneamente, il presidente Biden era in teleconferenza con i principali alleati occidentali, compreso Mario Draghi, per sottolineare «l'importanza del continuo sostegno militare all'Ucraina».
Lo stesso giorno, il segretario alla Difesa, Lloyd Austin, era nella base di Ramstein, in Germania, a presiedere la riunione del gruppo di Contatto sull'Ucraina (presente anche il ministro della Difesa Lorenzo Guerini), nel quale annunciava 675 milioni di dollari di nuovi aiuti militari a Kiev, oltre ai 2 miliardi di dollari appena annunciati dal dipartimento di Stato. Non ultimo, il direttore della Cia, William Burns, parlando in una conferenza a Washington affermava che la Russia pagherà «a lungo» un «prezzo altissimo» per la guerra.
Insomma, nel momento in cui il sostegno dell'Europa a Kiev cominciava nuovamente a vacillare, sotto il peso della crisi energetica e delle mosse aggressive del Cremlino, con l'annunciato stop alle forniture di gas, i massimi vertici politici, diplomatici, militari e di intelligence Usa scendevano in campo in prima persona per testimoniare che quella attuale può essere una svolta per le sorti del conflitto e che non è questo il momento di mollare. Non a caso, Biden riferiva al termine del colloquio con gli altri leader che, «nonostante la crisi energetica, in Europa c'è forte unità sul sostegno all'Ucraina».
Una frase che pochi giorni fa poteva apparire di circostanza, ma che oggi che i contorni della controffensiva ucraina si fanno più chiari, va letta in una chiave diversa.
Ed è chiaro che Biden, appena l'avanzata ucraina sarà consolidata, userà questo successo militare anche sul fronte interno, in vista delle elezioni di Midterm. La sua amministrazione, a partire dal 2021, ha destinato all'Ucraina 15,2 miliardi di dollari di aiuti militari.
Tutto questo, finora, con il consenso bipartisan del Congresso, che però rischia di sfaldarsi sotto le bordate retoriche di Donald Trump, che più o meno esplicitamente accusa la Casa Bianca di spendere soldi per una guerra che a suo giudizio non ha valore per gli interessi americani.
Come ha detto Biden, «la situazione è in corso di evoluzione», ma non può essere un caso nemmeno la telefonata di domenica del presidente francese Macron a Vladimir Putin. Ufficialmente, per parlare della pericolosa situazione nella centrale nucleare di Zaporizhzhia. Ufficiosamente, per testare il polso del presidente russo, valutare la sua reazione ai cambiamenti in atto sul campo di battaglia, e soppesare la sua disponibilità a un negoziato.