A MANO A MANESKIN - UNA RAGAZZA UCRAINA DI 16 ANNI, IN COMA DOPO UN INCIDENTE CON L'AUTO SI E' RISVEGLIATA ASCOLTANDO LA MUSICA DELLA BAND ROMANA - LA GIOVANE STAVA SCAPPANDO DA KIEV INSIEME ALLA FAMIGLIA MA IL PADRE SI E' ADDORMENTATO ALLA GUIDA - LUI E' MORTO, LEI E' STATA RICOVERATA PRIMA A LEOPOLI POI A TORINO - "E' COME SE LA RAGAZZA SI FOSSE SVEGLIATA SU MARTE..."
-Irene Famà per "la Stampa"
I Måneskin sono la band del momento. Piacciono ai più e Anna, sedici anni, non fa eccezione. A Kiev, prima che scoppiasse la guerra, quando la sua era ancora una vita da adolescente qualsiasi, li ascoltava in continuazione.
Poi l'invasione russa, i bombardamenti, la fuga in macchina, l'incidente sull'autostrada verso le regioni ad Ovest dell'Ucraina. Anna resta gravemente ferita, cade in coma. Sino all'altro ieri, quando i medici del Cto le fanno ascoltare della musica. Una canzone che lei possa riconoscere. «Morirò da re», «I wanna be your slave». Tentativo riuscito, Anna si risveglia.
Apre gli occhi, un piccolo cenno. È un primo passo. «Un miracolo»: i volontari che hanno seguito il viaggio di Anna e della sua famiglia continuano a pregare e questa volta sono preghiere di ringraziamento. Il dottor Maurizio Beatrici, direttore della struttura complessa di neuro-riabilitazione, che giovedì sera, con la sua equipe, ha preso cellulare e Spotify, fornisce la spiegazione medica: «La ragazza era in coma neurovegetativo e le avevamo ridotto la sedazione. Abbiamo chiesto ai parenti quale musica ascoltasse: pop coreano e i Måneskin. Così abbiamo messo le canzoni della band italiana per capire se un condizionamento emotivo esterno potesse essere una leva capace di farla interagire».
Ora inizia un percorso di riabilitazione seguita non solo dai medici, ma anche dai mediatori culturali e dagli psicologi. «È come se la ragazza si fosse svegliata su Marte - aggiunge Beatrici - Non conosce l'italiano. Quando si è svegliata, è intervenuto un volontario ucraino al primo anno di fisioterapia».
Da Kiev era scappata il 3 marzo, dopo che una bomba aveva distrutto casa sua. Con lei la sorella Oksana, la mamma Oksana, il nipotino Nikita di 6 anni e il padre. «Papà si è addormentato alla guida - aveva raccontato la sorella, 36 anni, a La Stampa - Lui non è sopravvissuto, Anna è rimasta ferita». Trasportata all'ospedale di Leopoli per le prime cure, arriva a Torino lunedì 18 aprile. Il giorno dopo Pasqua. «Un primo miracolo», ribadiscono i volontari di Mir Now, rete di associazioni che in questi mesi ha soccorso un centinaio di profughi alla frontiera polacca.
Sono venuti a conoscenza della storia di Anna grazie a un sacerdote che lavora all'ospedale di Leopoli, sono riusciti a farla arrivare in Italia grazie all'ambulanza di una ong tedesca. Immediato il ricovero al Cto. Prima nel reparto di terapia intensiva, affidata alle cure dell'equipe del dottor Maurizio Berardino, poi la riabilitazione all'unità spinale.
Il futuro? La famiglia di Anna, seguita dall'associazione Casa Giglio che li ha ospitati non appena arrivati in città, lo immagina per piccoli step. «Non possiamo fare altro, la guerra è ancora in corso». Per Nikita sono i giorni dell'inserimento scolastico, mentre mamma e nonna vanno a trovare Anna in ospedale. Anche loro portano la musica. Un altro brano dei Måneskin: «Are you ready?», «Sei pronta?».