A MASSIMO DEGLI EFFETTI E ALLA SUA OSSESSIONE VISIVA  CHE SEPPE OLTREPASSARE IL CONFINE TRA MODA E ARTE – MUGHINI: “DI QUESTO ARTISTA ROMANO CHE HA AVUTO E HA UN NEGOZIO CHE DIRE DI MODA È DA CIALTRONI, PERCHÉ ERA PER NOI UNA META SPECIALE, UN TEMPIO, UN’OCCASIONE STREPITOSA A FARCI DIVENTARE QUELLO CHE NON SAPPIAMO BENE CHE COSA MA CHE CERCHIAMO DISPERATAMENTE DI ESSERE. NON BANALI, NON PREVEDIBILI, NON PIACIONI...”

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Giampiero Mughini per Dagospia

mughini e dago foto di bacco

 

Caro Dago, mi hanno telefonato cinque minuti fa. Il nostro Massimo Degli Effetti è morto nel sonno stanotte. Per te e per me credo sia una notizia terrificante. Di questo artista romano che ha avuto e ha un negozio che dire di moda è da cialtroni, perché era un negozio d’arte in ogni suo spicchio e particolare, te e io siamo stati come nutriti.

 

Quei suoi cappotti giacche camicie che solo lui metteva in vetrina a Roma, te e io siamo stati modellati. Senza Massimo e il suo talento te e io saremmo stati degli sprovveduti e dei senza arte né parte.

 

massimo degli effetti

Perché non è vero affatto che una cosa è la scorza e un’altra la sostanza. Non avessi addosso - mentre ti sto scrivendo  - un maglione di Yoshi Yamamoto e un paio di scarpe da tennis di Comme des Garçons io mi sentirei nudo, sprovvisto nei confronti del mondo, inetto a mandare il segnale da cui tutto comincia: il modo in cui sei abbigliato, quel modo che Andy Warhol sapeva a perfezione e praticava a perfezione. L’uno o l’altro indumento da portare con autoironia, che altro c’è al mondo?

 

E’ una notizia sconvolgente. Ero stato in auto con Massimo nell’andare alla festa di compleanno di Antonello Venditti, pochi giorni fa. Mi aveva sorpreso che a quella festa tu non ci fossi, tu e uno di quei suoi indumenti che ti esaltano nel senso che non riuscire a immaginarti vestito in altro modo. Indumenti che per te e me funzionano come una scarica di batteria per un musicista rock. L’ho avuta un paio di giorni fa una camicia firmata da Yamamoto di cui Massimo mi aveva mandato la foto.

giampiero mughini 3

 

Ovviamente anche quella sera l’avevo pesata e soppesata per l’ennesima volta la solitudine umana con cui Massimo ha convissuto la buona parte della sua vita. La solitudine di un omossesuale che non mi pare avesse tregue di sorta. In quelle diverse e elegantissime sue case in cui mi ha ospitato c’era lui, i suoi amici, i suoi quadri, l’aroma di quella sua particolare creatività di cui rifulgevano le vetrine dei suoi negozi, l’ultimo attiguo a Piazza di Spagna. Null’altro c’era nella sua vita.

massimo degli effetti

 

Trovare quella roba lì, reinventarla, farla fulminare addosso a noi che gli eravamo amici prima che clienti. Durante la cena lui era seduto accanto a Michela, e lei mi ha detto che di tanto in tanto si appisolava. Era forse come se stesse facendo le prove generali per uscire dalla vita, lui che le nostre vite le aveva modellate.

 

Tanto le vite di noi che compravamo, tanto quelle dei suoi collaboratori, a cominciare da Marco, di cui quella sera mi disse che era come se fosse un suo fratello minore.

 

Lui che quel negozio suo storico non lontano dal Pantheon era per noi una meta speciale, un tempio, un’occasione strepitosa a farci diventare quello che non sappiamo bene che cosa ma che cerchiamo disperatamente di essere. Non banali, non prevedibili, non piacioni. Tanto io che te, Roberto. Ti abbraccio.

giampiero mughini casa museo muggenheim

 

Giampiero Mughini

massimo degli effetti