MENO MALE CHE SINGAPORE ERA UN MODELLO! – SEMBRAVA CHE LA CITTÀ STATO AVESSE MESSO IN CAMPO UNA REAZIONE PRONTISSIMA ALL’EPIDEMIA ANCHE GRAZIE A UN TRACCIAMENTO OSSESSIVO CON LA APP "TRACETOGETHER". CHE PERÒ SI È RIVELATO INUTILE (AVVERTITE LA PISANO E ARCURI) – I CONTAGI SONO TORNATI A SALIRE E IL PAESE DOVRÀ RESTARE CHIUSO FINO A GIUGNO – VIDEO

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Filippo Santelli per “la Repubblica”

 

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Succede anche questo, con una bestia nuova e sfuggente come il coronavirus. Paesi che un momento prima sembrano averla sotto controllo, elogiati come modelli, un momento dopo se la vedono scappare di mano. Singapore, per esempio. Tra febbraio e marzo la città-Stato asiatica aveva messo in campo una reazione prontissima all' epidemia: chiusura dei confini, tracciamento ossessivo dei contatti, isolamento delle persone contagiate, messaggi chiari ai cittadini. Sembrava essere riuscita a contenere l' epidemia lasciando tutto aperto, scuole, negozi e aziende.

 

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Invece due settimane fa un' improvvisa impennata dei casi di origine ignota ha costretto il premier Lee Hsien Loong, uomo forte di un autoritarismo gentile, a una precipitosa stretta: la chiusura "salvavita", per un mese, di tutte le attività non essenziali. E ieri, con un bilancio che continua a peggiorare, lo stesso Lee ha spiegato che un mese non basta: il Paese dovrà restare chiuso fino al primo giugno.

 

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Negli ultimi due giorni il conto dei nuovi contagiati ha superato per la prima volta quota mille, portando il totale complessivo vicino a 10 mila. Il punto debole, in una rete che pareva perfetta, è stata la comunità degli operai immigrati, le centinaia di migliaia di indiani e bengalesi che con permesso di lavoro a tempo faticano nei cantieri della metropoli. I dormitori in cui vivono, spogli prefabbricati con camerate da venti persone, si sono trasformati in moltiplicatori di contagio. Tre quarti dei casi a Singapore sono legati a quei dormitori.

 

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Nel resto della città i numeri restano limitati, questo è un vantaggio. Ieri, come in ogni momento chiave della crisi, il premier Lee ha pubblicato un video messaggio, promettendo agli immigrati che Singapore si prenderà cura di loro "come singaporiani". Le persone positive al virus sono state messe in quarantena nei dormitori, i negativi trasferiti altrove. Allo stesso tempo gli investigatori sanitari dovranno riprendere il filo dei casi nel resto della comunità, facendo più test e convincendo più cittadini a scaricare l' app di tracciamento, TraceTogether. Al momento l' ha installata poco più di un milione di cittadini su sei, molto sotto la soglia di efficacia: «Le preoccupazioni per la privacy - ha detto il premier - vanno bilanciate con i benefici di poter restare aperti».

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