A MILANO SI CAMBIA CORRENTE! - IL NUOVO PROCURATORE MARCELLO VIOLA SI INSEDIA E PRESENTA LE SUE LINEE PROGRAMMATICHE. NESSUN RIFERIMENTO ALLE GRANDI INCHIESTE CONTRO IL “SISTEMA”, CHE FINORA AVEVANO CARATTERIZZATO L’OPERATO DELLA PROCURA SOTTO GRECO, IL “PAPA STRANIERO” VIOLA È ANDATO DRITTO AL PUNTO: LA PRIORITÀ È “LA LOTTA ALLA MAFIA, SEMPRE PIÙ FLUIDA E INVISIBILE”
-Monica Serra per “la Stampa”
In una piccola aula al terzo piano del palazzo di giustizia di Milano affollata di magistrati, polizia giudiziaria, alte cariche del Tribunale in cui non mancava (quasi) nessuno, si è insediato ieri il nuovo procuratore Marcello Viola.
Sessantacinque anni, originario di Caltanissetta, ex pg di Firenze, Viola ha usato un tono pacato, parole scelte con cura. Il «papa straniero» - chiamato così perché è il primo ad arrivare dall'esterno dopo cinquant' anni di tradizione ambrosiana - ha parlato di «dialogo», «confronto», «umiltà», anche di «testardaggine» nella «ricerca della verità» citando il procuratore antimafia Gabriele Chelazzi: «L'animale simbolo del lavoro del magistrato non è né l'aquila né il leone, è il mulo».
Non è facile il compito che lo attende in una procura spaccata e travolta - a suon di procedimenti penali e disciplinari - dagli scandali legati ai verbali di Piero Amara, alla fantomatica loggia Ungheria, a indagini e processi Eni. Nel suo discorso attento, Viola - che succede a Francesco Greco in pensione da novembre (sostituito ieri in nel passaggio di consegne dal predecessore Edmondo Bruti Liberati) - ha solo sfiorato le questioni sull'organizzazione degli uffici che tante polemiche hanno innescato negli ultimi mesi: «Anche nei tempi di difficoltà e incomprensione che, nel mio percorso, da Palermo a Trapani, mi è capitato di dover dirimere, ho sempre creduto nella necessità di lavorare seriamente ogni giorno in silenzio, fattivamente, ciascuno nel proprio settore».
Poi ha garantito che la sua porta «sarà sempre aperta a tutti». Ha citato più volte quello che è apparso uno dei suoi impegni programmatici, «la lotta alla mafia sempre più fluida e invisibile», richiamando gli esordi «affidato in tirocinio a Rocco Chinnici». Non è mancato un ricordo affettuoso di Paolo Borsellino: «Delle persone come lui - ha concluso - dobbiamo seguire la strada, con passione, sacrificio e impegno».