A MILANO VOGLIONO SFRATTARE LEONARDO – È APPESA A UN FILO LA SORTE DEL "LEONARDO3 MUSEUM" CHE DA UNDICI ANNI, AL PRIMO PIANO DELLA GALLERIA VITTORIO EMANUELE, OSPITA RICOSTRUZIONI IN LEGNO E 200 RAPPRESENTAZIONI DIGITALI DI GENIALI MACCHINE LEONARDESCHE: SOLO NEL 2024 IL MUSEO HA STACCATO 280MILA BIGLIETTI, MA MANCA ANCORA UN MESE ALLA FINE DELL’ANNO – MA ORA SI È APERTO UN CONTENZIOSO TRA IL COMUNE, CHE HA IL POSSESSO DEGLI SPAZI, E LA SOCIETÀ ACCUSATA DI AVER SUBAFFITTATO GLI…

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Estratto dell’articolo di Simone Mosca per "la Repubblica"

 

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Sarebbe l’occasione per presentare Il cavallo, il mazzocchio e il volto del maestro, mostra (destinata nei programmi a durare fino al prossimo 15 febbraio) costruita attorno al prestigioso prestito dell’Ambrosiana di tre disegni vinciani milanesi. Ovvero uno studio per il monumento equestre a Francesco Sforza, un complicato progetto per la realizzazione di un modello tridimensionale di mazzocchio, un ritratto di Leonardo, di profilo, firmato dall’allievo Francesco Melzi.

 

Ma, causa pec inviata all’improvviso mercoledì sera dal demanio, tutto vira in dramma.

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«Lunedì, dopo undici anni di attività, rischiamo di dover chiudere» annuncia Massimiliano Lisa, cofondatore e responsabile del Leonardo3 Museum di Milano.

 

Che al primo piano di Galleria Vittorio Emanuele, in 600 metri quadri stipati di una cinquantina di ricostruzioni in legno e di 200 rappresentazioni digitali di folli e geniali macchine leonardesche che non volarono mai ma che fanno sognare da secoli, rischia lo sfratto. E poco importa che si tratti di una delle attrazioni (sebbene private) più viste della città: 240 mila biglietti staccati nel 2023, 280 mila quest’anno a un mese e mezzo dal prossimo. […]

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Il caso è complesso. Il Leonardo3 Museum nacque nel 2013 come mostra temporanea all’interno dell’hotel Seven Stars del gruppo Rosso, fiore all’occhiello dell’ospitalità per pochi e con vista Quadrilatero. […] in pochi mesi Leonardo3 è diventata un’attrazione stabile.

 

«L’accordo con Rosso prevedeva la divisione dei ricavi al cinquanta per cento, oggi non posso rivelare cifre in virtù di un accordo di riservatezza » fa sapere ancora Lisa, per precisare che il museo non è mai stato in subaffitto.

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Una delle accuse principali che il demanio, regolamento alla mano, ha rivolto ormai più di un anno fa ad AV srl, società oggi proprietaria del Galleria Vik Milano, albergo di lusso sorto sulle ceneri del Seven Stars in seguito al fallimento di Rosso, è proprio questa. E cioè aver concesso in subaffitto, senza averne alcun diritto e contravvenendo al contratto, una porzione a un soggetto terzo. Cioè Leonardo3.

 

«A questo proposito, la pec di un anno fa ci rassicurava. Al di là del contenzioso tra AV e Comune in cui non siamo certo l’unico motivo di scontro, ci era stato infatti detto che per rilevanza culturale e in quanto collaboratori di AV, e non appunto subaffittuari, saremmo stati tutelati in caso di sfratto dell’hotel. […]».

 

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Non c’è alcun bando per ora, solo la pec che tra l’altro riguarda anzitutto l’occupazione di suolo pubblico. E cioè dieci metri quadri (costati a Leonardo3 fino a oggi oltre 350 mila euro) per il banco biglietteria all’ingresso del museo, piano terra della Galleria. È dunque a partire da un banchetto che si gioca la battaglia di uno sfratto che al Comune di Milano, unico proprietario della Galleria, consentirà di incrementare le entrate. Ma che toglierà un luogo molto visitato nei tour turistici meneghini.

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