MIZZICA, CHE BORDELLO – NELLO MUSUMECI, DOPO ESSERE ARRIVATO SOLO TERZO ALLA VOTAZIONE SUI GRANDI ELETTORI PER IL CAPO DELLO STATO, SI INCAZZA E AZZERA LA GIUNTA. L’OPPOSIZIONE INSORGE DICENDO CHE IL GOVERNATORE NON HA PIÙ UNA MAGGIORANZA (E IN EFFETTI È STATO UN TRAPPOLONE DI GIANFRANCO MICCICHÈ) - OTTAVIO CAPPELLANI E LA DIRETTA FACEBOOK IN CUI IL GOVERNATORE CITA MUSSOLINI: “ASSUMERE URGENTEMENTE UN GHOST WRITER E TOGLIERGLI I SOCIAL. 'NELLEN MUSUMECIEN' SOMIGLIA SEMPRE PIÙ AL COLONELLEN DI STURMTRUPPEN'" - VIDEO
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1 - Sicilia, lo scrittore Cappellani: "Assumere ghost writer e togliere social a Musumeci"
Francesco Bianco per www.adnkronos.com
"Assumere, urgentemente, un ghost writer per Nello Musumeci e togliergli i social". Così, all’AdnKronos, lo scrittore catanese Ottavio Cappellani, che all’indomani dell’azzeramento della giunta regionale da parte del Governatore dell’Isola, senza tanti giri di parole, ricorda ed aggiunge come "Musumeci a seguito del voto all’Ars, che, di fatto, gli ha tolto da sotto il sedere la maggioranza, ha fatto un video in cui ha detto le seguenti parole: ‘Me ne frego’, ripetuto più volte, titolo di una raccolta di articoli di Benito Mussolini; ‘non devo rendere conto al parlamento ma a voi elettori’, concetto usato spesso dal sopracitato duce, e infine ‘disertori’ a coloro che non lo hanno votato come delegato per l’elezione del presidente della Repubblica".
Per lo scrittore catanese, non nuovo a dichiarazioni provocatorie, "un presidente di Regione dovrebbe avere ben chiaro il significato delle parole: se c’è un voto non è nient’altro che espressione di democrazia, definire ‘disertori’ chi non lo vota evoca fedeltà al capo ed ‘epurazione’". "E’ proprio vero che la storia di ripete - conclude ironicamente Cappellani- la prima volta come tragedia, la seconda come farsa.’Nellen Musumecien’ somiglia sempre più al colonellen di Sturmtruppen".
2 - GRANDI ELETTORI, UN CASO IN SICILIA IRA DI MUSUMECI: AZZERO LA GIUNTA
Riccardo Lo Verso per il "Corriere della Sera"
Alla fine di una giornata rovente Nello Musumeci azzera la giunta. Il voto per i grandi elettori siciliani del Capo dello Stato diventa un caso politico. Per eleggere il successore di Sergio Mattarella a Roma ci sarà anche il presidente della Regione, ma Musumeci è colui che ieri ha raccolto meno voti in aula, a Palermo, all'Assemblea regionale. Sono appena 29, contro i 44 del presidente dell'Ars Gianfranco Miccichè e i 32 di Nuccio Di Paola del M5S e su cui sono convogliate le preferenza di otto franchi tiratori del centrodestra.
Musumeci li definisce «ricattatori», «pavidi», «vili che si nascondono dietro il voto segreto». La maggioranza manda un messaggio chiaro al governatore. Un messaggio che riguarda la sua candidatura alla presidenza della Regione (si vota in autunno), con Musumeci già in corsa per il secondo mandato ma con la coalizione che non ha preso posizione, anzi con Gianfranco Miccichè spesso critico nei suoi confronti.
In serata Musumeci si affida a una diretta Facebook per sgombrare il campo dalla voce sempre più insistente che lo vuole addirittura dimissionario: «Musumeci non lascia, rilancia perché sa di avere dalla parte la stragrande maggioranza del popolo siciliano». Già oggi chiederà ai partiti della coalizione di indicare gli assessori. Il suo governo va avanti, contro le «intimidazioni» di coloro che, così dice, hanno avanzato «richieste irricevibili» e con i quali «mi sono tenuto a distanza per questioni di igiene». Non sarà certo «un presidente che non ha ceduto alle intimidazioni della mafia» a farsi da parte «di fronte alla viltà politica di certi mezzucci».
Qualcuno ieri pomeriggio ha temuto che Musumeci portasse in aula le sue dimissioni. Miccichè ha evitato la clamorosa débâcle della maggioranza, rinviando la seduta alla prossima settimana. In serata, però, il registro del governatore si è mostrato diverso. Le opposizioni alzano il tiro. «Il voto certifica che Musumeci non ha più alcuna maggioranza - dice il deputato regionale Claudio Fava - . Le sue dimissioni rappresenterebbero oggi un atto di decenza».
«È la prima volta che un presidente della Regione riceve meno voti di un candidato dell'opposizione», aggiunge il segretario regionale del Pd Barbagallo. A sgombrare il campo dagli ultimi dubbi che si sia trattato di un messaggio politico rivolto al governatore sono le parole di Micciché: «Il Parlamento ha ratificato il malessere che esiste da tempo nella maggioranza, spero che il presidente Musumeci si renda conto che deve interloquire con i partiti e non prendere per buono quello che gli riferiscono quattro sciacalletti, falsando la realtà».