LA MODA PRENDE LE DONNE PER IL COLLO - GIVENCHY FINISCE SOTTO ACCUSA PER UN COLLIER IN METALLO TROPPO SIMILE A UN CAPPIO A UN COLLO - DOPO LA SFILATA DELLA CASA DI MODA ALLA FASHION WEEK DI PARIGI PIOVONO LE CRITICHE - L'ACCOUNT DIET PRADA: "PENSERESTI CHE L'INDUSTRIA DELLA MODA ABBIA IMPARATO A NON METTERE COSE CHE ASSOMIGLIANO A CAPPI AL COLLO DI UNA MODELLA" - ERA GIA' SUCCESSO DUE ANNI FA CON UNA FELPA BURBERRY E...
-Elisa Scrofani per Affari Italiani
Il caso scoppia nel bel mezzo della fashion week, dopo la passerella del 3 ottobre, quando è stata la volta di Givenchy. La casa di moda e il direttore creativo Matthew M Williams, sono stati chiamati in causa per un collier in metallo della collezione primavera/estate 2022, indossato su un abito in maglia ruggine, la cui forma richiamava quella di un cappio spezzato.
L'accessorio, per la possibile connessione al suicidio, data anche la vicinanza col collo, ha suscitato una diffusa indignazione sui social. Una scelta linguistica non perdonabile, in effetti, nemmeno alla voce della moda che, si sa, ama sfidare le regole grammaticali.
Ad accendere la miccia Diet Prada, il noto segugio della moda, che ha fatto notare le somiglianze della collana-cappio con la felpa con cappuccio di Burberry apparsa nella collezione autunno/inverno 2019, per la quale all'epoca dopo il polverone l'ad di Burberry si scusò, dicendosi «profondamente dispiaciuto».
Anche lo stilista italiano Riccardo Tisci, direttore creativo di Givenchy prima di Williams, lo stesso che elevò la supermodella Mariacarla Boscono a musa del marchio, intervenne con tono critico, definendo l'uscita «insensibile».
L'account Diet Prada in un post Ig scrive: «Penseresti che l'industria della moda abbia imparato a non mettere cose che assomigliano a cappi al collo di una modella... Davvero viene da chiedersi come nessuno se ne sia accorto, ma ahimè… la storia si ripete», conclude facendo riferimento al precedente di qualche anno fa.
Angela McRobbie, docente di media, comunicazione e studi culturali presso la Goldsmiths, University of London, ha espresso la sua frustrazione per le immagini al Guardian. «Non sono sicura di cosa dire qui, se parlare di 'desiderio di scioccare' o di 'assoluta sconsideratezza’».
«Per me, le domande che sono rilevanti ma che non trovano risposta sono: chi sono i decisori dietro le quinte? Chi firma articoli palesemente offensivi come questo? Quando c'è una reazione, vengono licenziati?». Non capisco, dice, se si tratta «di una manovra cinica per scioccare, e poi ritirare rapidamente il pezzo offensivo, per l'attenzione mediatica che attira».
Lisa Roxby, dell'ente benefico per la prevenzione del suicidio Papyrus al quotidiano britannico ha dichiarato: «Coloro che hanno un legame personale con il suicidio, che si tratti delle proprie esperienze o della perdita di una persona cara, possono essere toccati da tali immagini e i marchi hanno la responsabilità di garantire che non stanno causando danni al loro pubblico». La casa di moda ha dichiarato di non avere «una risposta ufficiale».