IL MODELLO LOMBARDO - LA PROCURA DI MILANO HA SEQUESTRATO 34 MILIONI DI EURO A 8 OSPEDALI DEL GRUPPO "SAN DONATO": INDAGATI PER TRUFFA ALLA REGIONE LOMBARDIA PER RIMBORSI GONFIATI SULLE PROTESI DELL’ANCA E DI STENT CARDIACI - È LO STESSO MECCANISMO COSTATO GIÀ L’ARRESTO NEL 2019 AL RESPONSABILE DELL’UFFICIO ACQUISTI MASSIMO STEFANATO – COME MAI NESSUNO DICE CHE IL PRESIDENTE DEL GRUPPO È L’EX MINISTRO ANGELINO ALFANO?
-Luigi Ferrarella per il "Corriere della Sera"
«Pazzesco! Domani gli parlo io...», prometteva il responsabile dell' ufficio acquisti del gruppo ospedaliero San Donato, Massimo Stefanato, a chi il 9 luglio 2017 gli riferiva cosa a un primario di cardiologia fosse saltato in mente di andare a dire in una riunione del Comitato Etico del San Raffaele: «Il professor Antonio Colombo ha detto che l' ospedale San Raffaele fa la cresta sulle valvole aortiche per via delle note di credito, non si spiega perché tale importo non venga girato alla Regione.
Bisognerebbe dire al professore che queste cose qua» (sottinteso tra le risate: non) «che deve andare in giro a dire, soprattutto in un Comitato Etico, dove ci sono anche degli esterni...».
«Queste cose qua» ieri diventano una somma: 34,7 milioni che la Procura di Milano sequestra a 8 ospedali del gruppo San Donato: indagati per truffa alla Regione Lombardia perché dal 2013 al 2018, nel farsi legittimamente rimborsare dalla Regione il prezzo di protesi dell' anca e di stent cardiaci, le avrebbero però taciuto che i produttori delle protesi avessero intanto emesso note di credito con cui a posteriori riconoscevano agli ospedali uno sconto sul prezzo, in funzione di precedenti accordi commerciali sul raggiungimento di determinati volumi di acquisti.
Meccanismo sbarrato dalla Regione a partire dal 2018. E analogo, secondo GdF e Procura, a quello che nel 2019, costato già l' arresto di Stefanato sulle forniture di farmaci, aveva indotto il gruppo San Donato a restituire alla Regione 10 milioni «per ricostituire un rapporto di correttezza con l' istituzione», e recuperato altri 5,5 milioni da tre case farmaceutiche.
Ma stavolta non ci sarà ramo d' ulivo dal gruppo San Donato, che definisce «incomprensibile» il sequestro del pm Paolo Storari (con il visto dell' aggiunto Maurizio Romanelli) perché «nessun parallelismo può esistere» tra il sistema di rimborso dei farmaci e quello «palesemente differente» delle protesi.
Il gruppo dei Rotelli afferma cioè di «aver sempre operato nel rispetto della legge», con «nessun vantaggio» ma «esclusivamente un profilo amministrativo per il quale pende già un ricorso del gruppo al Tar». Per la difesa degli 8 ospedali (assistiti dai legali De Luca, Cigna, Varraso e Lucibello), le «vicende riguardano soggetti da tempo estranei al gruppo», che «si batterà per accertare la verità di cui non ha timore».
Alcune mail sequestrate, tuttavia, sembrano collegare l' utilizzo clinico di questa o quella protesi alla programmazione di «obiettivi annuali» da parte degli ospedali. Il 25 luglio 2017, ad esempio, il capo ufficio acquisti avverte il cardiologo che sugli stent di una certa marca si è «estremamente al di sotto del programma annuale», e perciò chiede al primario di sospendere l' uso di valvole di altri produttori per concentrarsi invece su queste, «altrimenti non riusciamo per fine anno a raggiungere l' obiettivo». Stesso schema (ma all' inverso) nelle mail del 18 e 19 settembre 2017, quando il capo ufficio acquisti segnala al primario che «sono stati raggiunti ed ampiamente superati gli obiettivi» commerciali di una certa valvola, e dunque lo invita a smettere di usarla e a incentivare invece l' impianto delle valvole di un altro produttore, il cui target doveva ancora essere centrato.