IL MONDO BRUCIA, L'EUROPA SI ARMA E L’ITALIA CHE FA? – FRANCIA E GERMANIA SONO I PAESI DEL VECCHIO CONTINENTE CHE INVESTONO DI PIÙ NELLA PRODUZIONE MILITARE (RISPETTIVAMENTE 45 E 40 MILIARDI DI EURO) – L'ITALIA SI PIAZZA AL TERZO POSTO PER IL BUDGET DELLA DIFESA, CON 30 MILIARDI. MA GLI ALTI COMANDI DELLE FORZE ARMATE SI LAMENTANO PER LA MANCANZA DI PERSONALE E DI RICERCA TECNOLOGICA – IL PROBLEMA DEGLI ARSENALI SVUOTATI PER GLI AIUTI ALL'UCRAINA E LE ECCELLENZE NELLA PRODUZIONE DI ELICOTTERI, NAVI, RADAR...
-Estratto dell’articolo di Michele Di Branco per “Il Messaggero”
Per dare un'idea dell'aria che tira, alla fine della scorsa settimana il titolo di Leonardo, colosso italiano della difesa, ha guadagnato il 4,2% a Piazza Affari a Milano, a 18 euro per azione, toccando i massimi dell'ultimo anno. Non deve sorprendere: negli ultimi 5 anni il nostro Paese ha visto crescere da 2,5 a 5,9 miliardi il budget militare dedicato alle armi.
Non per la difesa nel suo complesso, sia chiaro, quella vale circa 30 miliardi l'anno. La febbre del riarmo, era inevitabile, è divampata dopo lo scoppio della guerra in Ucraina: la spesa militare è aumentata in tutta Europa come non si vedeva dai tempi della Guerra Fredda.
[…] La spesa militare è aumentata del 3,6% lo scorso anno in Europa (escluse Russia e Ucraina), secondo i dati dello Stockholm International Peace Research Institute (Sipri). E questo ha portato gli investimenti in armi nel continente al livello più alto dalla fine degli anni 80. In totale, i Paesi europei hanno investito in difesa circa 350 miliardi di euro (una cifra paragonabile al Pil dell'Iran o del Pakistan).
L'aumento nel continente è trainato, in termini nominali, da governi come la Finlandia (36%), Paesi Bassi (13%), Belgio (12%). Ma, ovviamente, in termini assoluti, nessuno sta al pari di Francia e Germania, al top nella produzione di armi, carri armati, missili, aerei, navi e sistemi radar. Ma gli investimenti dei due paesi spingono anche su droni e sicurezza informatica.
Così come si piazza bene l'Italia che vanta produzioni d'eccellenza nel settore elicotteri, navi e sistemi di difesa. Ma anche radar, blindati e cybersecurity. Parigi ha un budget militare da 45 miliardi e oltre la metà, 25 miliardi, è destinata agli appalti, seguita dai quasi 13 miliardi di euro per gli stipendi, con circa 30 mila nuove assunzioni previste quest'anno, di cui molte anche nel settore cyber e nell'Intelligence. Un miliardo invece andrà all'innovazione.
Non solo, secondo la nuova proposta di bilancio, il prossimo anno le Forze armate francesi riceveranno anche una serie di aggiornamenti di equipaggiamenti-chiave. Dai 13 Rafale per l'Aeronautica, ai 5 elicotteri Nh90, dai 18 carri armati Leclerc alle attrezzature per veicoli a pilotaggio remoto, fino a un sottomarino d'attacco nucleare.
Alla spalle della Francia, con 40 miliardi di investimenti per quest'anno, c'è la Germania. Due anni fa Berlino ha creato un fondo speciale da 100 miliardi per rinnovare le forze armate tedesche, ancora oggi indietro rispetto ai colleghi europei. La scelta annunciata dal Paese di correre verso il 2% di spese securitarie rispetto al Pil è potenzialmente dirompente visti i livelli dell'economia tedesca.
Nel 2020 la Germania ha destinato al settore circa 52 miliardi di dollari, pari all'1,4% del Pil. Se dopo i proclami seguiranno i fatti, con il 2% diventerebbe il terzo Paese al mondo dietro a Stati Uniti e Cina per spesa militare, superando Regno Unito ma soprattutto Russia e Francia e cambiando gli equilibri europei.
L'Italia si posiziona al terzo per investimenti nella difesa, nonostante da anni gli alti comandi delle forze armate si lamentino dell'impegno insufficiente per ammodernare e potenziare le dotazioni militari (soprattutto per quel che riguarda artiglieria e fanteria, cioè i mezzi di terra, ma non solo), assumere nuovo personale qualificato, fare maggiori investimenti nella ricerca scientifica utilizzabile in questo settore.
Inoltre, la scelta di rifornire di armi l'Ucraina da ormai quasi due anni ha provocato una progressiva riduzione delle riserve degli arsenali, specie quelle delle munizioni.
Tuttavia, nessun governo negli ultimi anni ha deciso di aumentare in maniera significativa le risorse per il comparto della difesa. E questo in parte per motivi finanziari, connessi alle difficoltà economiche dell'Italia e al suo enorme debito pubblico; in parte per motivi politici, dal momento che la spesa militare non gode di grosso favore popolare.