MORTO UN PADRINO SE NE FA UN ALTRO - A UN ANNO DALLA CATTURA DI MATTEO MESSINA DENARO, COSA NOSTRA SI ORGANIZZA RIMETTENDO IN CAMPO I “PERDENTI” DELLA GUERRA CHE SCATENÒ 40 ANNI FA TOTÒ RIINA: SONO GLI “SCAPPATI”, GENTE ANDATA IN AMERICA IN ESILIO, E TORNATA DA QUALCHE ANNO IN SICILIA - DA MICHELE MICALIZZI A TOMMASO INZERILLO PASSANDO PER FRANCOLINO SPADARO E GIOVANNI NICCHI: CHI SONO I NUOI BOSS CHE GUIDANO COSA NOSTRA...

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maurizio de lucia 4

Estratto dell’articolo di Giuseppe Legato per “la Stampa”

 

Molti fronti si possono aprire per raccontare come si stia riorganizzando Cosa Nostra, un anno esatto dopo la cattura di uno dei personaggi più carismatici della mafia trapanese, Matteo Messina Denaro: dalla costituzione di una nuova Cupola o Commissione, al riarmo economico attraverso il traffico di cocaina e droghe sintetiche, lo scenario è articolato, ma probabilmente è dall'esterno che l'organizzazione continua a ricevere input da cui ripartire.

 

tommaso inzerillo

«È questo il fronte più pericoloso», dice il procuratore di Palermo Maurizio De Lucia che arrestò con il Ros l'imprendibile latitante il 16 gennaio. Ancora: «Osserviamo la continua ricerca di canali di comunicazione con Cosa Nostra da parte di quella che ho chiamato "borghesia mafiosa", esponenti delle professioni, delle amministrazioni e del terziario. Per continuare a chiedere favori e protezioni. [...]».

Ma è pur vero che un'organizzazione criminale vive anche di gerarchie. E non mancano gli uomini d'onore che potrebbero rappresentare, se non rappresentano già, la spina dorsale di Cosa Nostra

 

francolino spadaro

[...] Cominciamo col dire che Giovanni Motisi, latitante da 25 anni, l'uomo che uccise il vicequestore Ninni Cassarà, già ai vertici del mandamento di Pagliarelli, non sembra rientrare in questa specifica campagna elettorale. Non foss'altro perché anni fa se ne andò - un unicum della letteratura mafiosa - senza diventare pentito e senza essere ammazzato.

 

È invece chi è tornato in Sicilia da qualche anno, dopo l'esilio americano, che potrebbe avere più carte da giocare nella corsa al nuovo organismo di vertice. Gli «scappati»: famiglie scomparse dalla città, fin dai tempi della guerra scatenata contro di loro da Salvatore Riina. Ma Totò «U Curtu» è morto il 17 novembre di sei anni fa e con lui è caduta la fatwa.

 

giovanni nicchi

È il caso di Tommaso Inzerillo, uomo forte del mandamento di Passo di Rigano, vertice di una cellula d'élite di Cosa Nostra sterminata a partire dagli Anni 80 in una guerra cominciata quando il boss, Totuccio Inzerillo, venne crivellato a colpi di kalashnikov dai Corleonesi. È stato arrestato nel 2019 e condannato di recente a 16 anni. Ed è al telefono con lui che la Squadra Mobile intercetta un altro profilo rilevante.

 

Che parla di finanziamenti a fondo perduto, di contatti con gente di Bruxelles («questo è una miniera»). Si chiama Michele Micalizzi, 74 anni, un altro dei «perdenti» di quattro decenni fa: nel 1982, Riina gli sterminò un'intera famiglia compreso il suocero, Rosario Riccobono, boss di Partanna Mondello. Dopo vent'anni di carcere, Micalizzi è riapparso prima in Toscana e poi in Sicilia. Esperto della rotta dell'eroina thailandese, è stato riarrestato dai magistrati del procuratore De Lucia e dai carabinieri a luglio assieme al figlio Giuseppe e ad alcuni luogotenenti «che - si legge agli atti dell'inchiesta - li assistevano con particolare devozione».

 

michele micalizzi

Al telefono con Inzerillo parla degli anni insanguinati dai morti: «Diciamo che abbiamo avuto l'esperienza... non potrebbe mai più succedere e non deve succedere più». Eccolo uno dei temi centrali della nuova Cosa Nostra: la pace. In ambienti investigativi si parla di una ricerca di unitarietà tra vecchi e nuovi.

 

Con una specifica: la continua attenzione che viene registrata dalla consorella americana di Cosa Nostra per le dinamiche dei Palermitani. Tra i quali - intesi come genesi criminale - non può non citarsi Francolino Spadaro, 62 anni. Da ragazzo accompagna il padre «don Masino», dominus del contrabbando e della «Kalsa» alle riunioni con Riina. Potenzialmente conosce i segreti indicibili dell'organizzazione. E i segreti sono potere.

 

matteo messina denaro

Qualche anno fa è stato scarcerato e per vivere da uomo libero ha scelto un attico in via Notarbartolo, in uno stabile confinante con la casa che fu di Giovanni Falcone. Esponente di «serie A» di Cosa Nostra palermitana, ha una vita riservata fatta eccezione per un «rumoroso» selfie con un neomelodico, ma gli investigatori lo descrivono come beneficiario di una stima criminale traversale alle generazioni.

 

A Pagliarelli tornerà, non molto tardi, anche Giovanni Nicchi, considerato, da anni, una sorta di enfant prodige nero, «figlioccio» di Nino Rotolo, pezzo da novanta dei «corleonesi»: un profilo potenzialmente completo, che mette d'accordo Palermo e la consorella americana nella quale conta, pare, diverse entrature. Come quello di Giuseppe Calvaruso, erede di Settimo Mineo che prima di essere arrestato, nel 2018, aveva ricevuto l'investitura di ricostituire la Cupola. [...]

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