MUSK, CHE PIRLACCHIONE: HA TRASFORMATO UN'AZIENDA IN UN CAMPO DI BATTAGLIA – TWITTER RISCHIA IL TRACOLLO DOPO L’ONDATA DI LICENZIAMENTI E DIMISSIONI - LA PIATTAFORMA STA GIÀ AVENDO PROBLEMI TECNICI IN VARIE AREE E ORA RISCHIA DI ANDARE IN CRASH PER MANCANZA DI MANUTENZIONE - I DIRIGENTI DI TWITTER TEMONO CHE QUALCUNO DEI TECNICI CHE NON HA DATO LE DIMISSIONI POSSA SABOTARE LA SOCIETÀ DALL’INTERNO…
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Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
Più che un'azienda, un campo di battaglia: fuga in massa da Twitter dei dipendenti che hanno rifiutato l'ultimatum di Elon Musk scaduto giovedì sera e uffici chiusi dal nuovo proprietario fino a lunedì. Nessuna spiegazione ufficiale ma, secondo alcuni manager che hanno già lasciato Twitter, i nuovi gestori temono che, nel clima mefitico che si respira nel quartier generale del social network, qualcuno dei tecnici che non ha dato le dimissioni possa sabotare la piattaforma.
Intanto il personale dimissionario si è lasciato dietro una coda sterminata di messaggi e meme addolorati o avvelenati. Conditi da inviti agli utenti a trasferire gli account su altre piattaforme: Tumblr, Discord o Mastodon. Musk, accusato di essere un «miliardario senza valore», un bancarottiere o rappresentato come un iceberg contro il quale un Twitter Titanic sta andando a schiantarsi, replica, guascone come sempre, colpo su colpo: risponde con sarcasmo alle critiche di Alexandria Ocasio Cortez, ritwitta immagini cimiteriali della sepoltura di Twitter e si dice «non super preoccupato» per il massiccio esodo di dipendenti perché «i migliori sono rimasti».
DIETROFRONT SUI RIENTRI
In realtà Musk deve essere allarmato e anche parecchio: contraddicendo il suo stile da conquistatore che non fa prigionieri, si è rimangiato il diktat sul rientro obbligatorio e immediato in azienda di tutti i dipendenti che hanno fin qui lavorato in remoto, mentre i manager che ha portato in Twitter da Tesla stanno cercando di far tornare sui loro passi ingegneri e tecnici addetti a servizi essenziali per la piattaforma che hanno respinto l'ultimatum e si sono dimessi.
Twitter, che nei giorni scorsi si è scusata per i forti rallentamenti del servizio in Europa e che sta già avendo problemi tecnici in varie aree, rischia ora di andare in crash per mancanza di manutenzione dei servizi. L'azienda può morire?
È quello che hanno cominciato a chiedersi nella notte tra giovedì e venerdì molti utenti della rete sociale quando si è diffusa la notizia di un ulteriore massiccio esodo di dipendenti che hanno respinto l'ultimatum di Musk scaduto nelle ore pomeridiane della California: sottoscrivere un impegno a lavorare un numero imprecisato, ma comunque molto elevato, di ore e con grande intensità o lasciare l'azienda con una buonuscita pari a tre mesi di stipendio.
L'azienda, ormai, non più quotata in Borsa e con l'ufficio stampa azzerato, non fornisce informazioni: bisogna accontentarsi di leggere in filigrana i tweet di Musk. Secondo Fortune almeno mille dei 3.500 dipendenti superstiti avrebbero scelto di dimettersi. Tra essi, un gran numero di ingegneri, molto richiesti anche da altre aziende. Risultato: fonti interne riferiscono che almeno sei servizi essenziali di Twitter sono rimasti senza ingegneri. In altri ne sono rimasti solo uno o due.
A CACCIA DI FEDELISSIMI
Come detto, i dirigenti leali a Musk, presi dal panico, stanno ora inseguendo i dimissionari considerati essenziali. Ma Elon vuole anche capire chi, tra quelli che hanno scelto di restare, è un suo contestatore: vuole liberarsene per intolleranza al dissenso o timore di sabotaggi. Nei giorni scorsi, dopo aver tagliato con la scure metà dei 7.500 addetti del gruppo, Twitter ha licenziato individualmente altre decine di dipendenti.
L'azienda non ha spiegato i motivi, ma Musk ha detto più volte di non volere tra i piedi chi non condivide in pieno il suo progetto. Dopo giorni di forzature, però, anche lui, spaventato dal rischio di aver speso 44 miliardi di dollari per ritrovarsi tra le mani un mucchio di macerie, ha cambiato rotta almeno sul rientro obbligatorio e immediato in sede dei dipendenti in smart working: ha inviato al personale una email nella quale ora dice che si può continuare a lavorare da casa se il proprio manager di riferimento certifica che il suo rendimento in remoto è, comunque, eccellente.
La cosa non sembra aver cambiato granché gli umori di chi, esasperato, ha ormai deciso di andarsene. Ieri notte Twitter sembrava un vascello senza timoniere che va avanti per forza d'inerzia fino a quando non viene fermato da un ostacolo.
Musk è uomo dalle mille risorse e forse riuscirà a tenere a galla la nave, ma sicuramente, abituato alla rigida organizzazione che è riuscito a imporre in Tesla e in SpaceX ha sottovalutato la diversa atmosfera che regna a San Francisco e in un'azienda di software con un elevato peso politico. Per molte ore l'hashtag in cima alle graduatorie di tendenza di Twitter è diventato #RipTwitter. Nel quale RIP sta per requiescat in pace.