NAPOLI COLTA IN FALLO – L’INSTALLAZIONE DI GAETANO PESCE NELLA PIAZZA DEL MUNICIPIO DOVREBBE SIMBOLEGGIARE PULCINELLA, MA APPARE COME UN ENORME PISELLO CON CAPPELLA – LA SERA DELL’INAUGURAZIONE L’OPERA, CIRCONDATA DA UN’ORCHESTRA INTERAMENTE AL FEMMINILE CHE ESEGUIRÀ IL BOLÉRO DI RAVEL, CAMBIERA' ABITO: IL TRADIZIONALE COSTUME BIANCO CEDERÀ LA SCENA A UN VESTITO A COLORI DISEGNATO DA PESCE E...
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Estratto dell’articolo di Federica Martemucci per “La Repubblica”
«Quest’opera sintetizza molti temi centrali nella poetica di Gaetano Pesce: il femminile come motore del cambiamento, l’estetica dello scarto e l’elogio dell’imperfetto, l’utilizzo di materiali contemporanei, l’attenzione al corpo e il tema della maschera». Silvana Annicchiarico, curatrice della gigantesca installazione (alta circa 12 metri) Tu si ‘na cosa grande, l’ultima opera autografa del maestro, lo ricorda così, omaggiandolo.
Situata in Piazza del Municipio, è parte del programma d’arte pubblica Napoli Contemporanea, promosso dal Comune di Napoli e curato da Vincenzo Trione e sarà parte del paesaggio da oggi, 9 ottobre, al 19 dicembre.
L’installazione, finanziata dalla Regione Campania con i fondi del Programma Operativo Complementare, consiste in due strutture in dialogo fra loro: da un lato un abito ispirato alla maschera di Pulcinella, sorretto da cavi sottili in acciaio punteggiati da coloratissimi fiori sintetici, dall’altro un cuore rosso di cinque metri, simbolo del profondo affetto per la città, su una piattaforma di legno triangolare, trafitto da una grande freccia metallica.
[…] Per connettere l’opera con il luogo e le persone che lo abitano, la sera dell’inaugurazione un’orchestra interamente al femminile eseguirà il Boléro di Ravel sullo sfondo dei due giganti illuminati. […] Emblematico è il cambio d’abito di Pulcinella durante la performance: il tradizionale costume bianco cede la scena a un grazioso vestito dai colori vibranti disegnato da Pesce stesso. L’atto si conclude con un augurio alla città, cara a Pesce anche per le origini campane dei nonni paterni: delle giovani donne entrano in scena trascinando una grossa catena di poliuretano, simbolo di staticità e immobilismo, di cui segano un anello per liberare simbolicamente le energie intrappolate.
Energie e vitalità che appartengono a Napoli, la speranza è di canalizzarle al meglio. «Ancora una volta Pesce ha messo insieme l’alto il basso, il colto e il popolare, l’ironico e il sentimentale, il concettuale e l’emozionale. È riuscito a fare un’opera quasi ossimorica, facendo convivere la dualità degli opposti. Ed è bello perché porta in una delle piazze più belle di Napoli la sua decennale ricerca sugli oggetti, sugli spazi abitativi... un’opera che è sintesi perfetta di memoria, di sentimento, di visione e un interrogativo sulla propria identità», conclude Annicchiarico.