I NASI DEGLI ITALIANI SONO UNA MINIERA D’ORO - TRA FILE CHILOMETRICHE E PRENOTAZIONI ONLINE, LE RICHIESTE PER I TAMPONI SI SONO RADDOPPIATE, ARRIVANDO A UN MILIONE E 200 MILA AL GIORNO – LA PROTESTA DEL CODACONS: IL RINCARO DELLE FARMACIE SUL PREZZO D'ACQUISTO DI OGNI SINGOLO TAMPONE È DEL “328 PER CENTO” – FEDERDARMA: “È VERO CHE LE FARMACIE ACQUISTANO I TAMPONI A 3, 5 O 4 EURO. MA PER ESEGUIRLO SOSTENGONO ALTRE SPESE CHE SONO FACILMENTE QUANTIFICABILI COME..."

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Monica Serra per "la Stampa"

 

Tra festività natalizie, viaggi e cenoni in famiglia, con tutti i timori legati alla diffusione della variante Omicron, il business dei tamponi nelle ultime settimane si è moltiplicato con un giro d'affari che, in Italia, muove decine di milioni di euro al giorno. Tra file chilometriche e prenotazioni online, le richieste si sono raddoppiate, arrivando a un milione e 200 mila tamponi al giorno. Il 20 per cento sono test molecolari, l'80 per cento antigenici rapidi.

 

CODE PER FARE IL TAMPONE

Di questi ultimi, circa 800 mila - calcola Federfarma - vengono eseguiti dalle oltre 14 mila 500 farmacie che si sono messe a disposizione sul territorio. Numeri enormi, se si pensa che prima dell'ultima ondata i tamponi eseguiti in Italia erano tra i 500 mila e i 700 mila ogni 24 ore. 

 

A protestare sono soprattutto le associazioni dei consumatori, come Codacons che, a fine dicembre, ha presentato un esposto a centoquattro procure italiane per chiedere di far luce su chi «specula» sull'emergenza ritenendo che il «rincaro» delle farmacie sul prezzo d'acquisto di ogni singolo tampone sia del «328 per cento». 

TAMPONI RAPIDI

 

Il costo calmierato concordato in un protocollo d'intesa col governo è di 15 euro a test antigenico per tutti, 8 euro solo per i ragazzi tra i 12 e i 18 anni (non ancora compiuti), mentre è gratuito per i fragili che, per via delle proprie patologie, non possono vaccinarsi. 

 

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«È vero che le farmacie acquistano i tamponi a 3, 5 o 4 euro - spiega Marco Cossolo, presidente di Federfarma - ma per eseguirlo sostengono altre spese che sono facilmente quantificabili. C'è il lavoro del farmacista: circa 50 centesimi al minuto. Se si considera che per ogni tampone ci vogliono 15 minuti, sono 7, 50 euro. C'è il prezzo dei Dpi (camice usa e getta, mascherina e guanti): 1, 50 euro. E siamo già a 13 euro. Per non parlare del costo degli spazi, della loro sanificazione e della attività amministrativa che c'è dietro. Quel che resta in tasca a un farmacista sono due euro. Anche perché - si infervora Cossolo - il prezzo di 15 euro non lo abbiamo fatto noi ma è stato deciso dal presidente del consiglio, Mario Draghi, che è il più grande economista europeo».

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 Diversi sono i costi dei tamponi antigenici fai da te che alla vigilia di Natale erano quasi introvabili in molte città italiane, come a Milano. «Il prezzo al pubblico varia dai 7, 90 ai 9, 90 euro mentre le farmacie li acquistano a 6 euro più il 5 per cento di iva, che non è applicata invece agli antigenici che vengono effettuati in sede», conclude Cossolo. E, di certo, non è a causa delle farmacie che i tamponi in Italia non vengano eseguiti gratuitamente come invece accade in altri Paesi del Nord Europa, per esempio la Germania. 

 

tampone rapido

Anzi, sottolinea Andrea Mandelli, presidente della Federazione Ordini farmacisti italiani, «questa attività, che di sicuro non rappresenta il core business delle farmacie, è un'incombenza che si aggiunge a tutte le altre che ordinariamente vengono svolte e che in queste settimane in parte sono state abbandonate. Ci siamo messi a disposizione per fare i vaccini anti covid, quelli anti influenzali, i tamponi Durante l'emergenza abbiamo dimostrato che la nostra professione è quella più flessibile e più vicina al cittadino». 

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Il margine di guadagno di due euro a tampone non può essere considerato basso, visti anche i numeri dei test antigenici effettuati in Italia in questi giorni. Ma c'è da dire che varia a seconda del territorio e della città. 

 

E, in ogni caso, spiega Venanzio Gizzi, presidente Assofarm - farmacie comunali, «anche le farmacie sono delle aziende che devono garantire il loro equilibrio economico. In Italia abbiamo una sanità che viaggia a ventuno velocità, tante quante sono le nostre regioni. Prima del protocollo d'intesa per i test antigenici rapidi siglato ad agosto con il governo, ogni hub e ogni struttura applicava prezzi diversi. In alcuni casi molto alti. Ma nei 15 euro complessivi pagati ora dal cittadino ci sono anche i costi degli spazi e del personale: sono tutti investimenti sostenuti dalle farmacie. Siamo un presidio territoriale importante. Se non ci fossimo stati noi, che cosa sarebbe accaduto in questo periodo con i tamponi? Chi se ne sarebbe fatto carico?» . 

 

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Ad ammettere che le spese ci sono è il presidente del Movimento difesa del cittadino, Antonio Longo. «Di sicuro con una richiesta così alta c'è chi sta speculando - sostiene - ma il problema qui è alla fonte. Perché c'è una questione relativa all'approvvigionamento soprattutto dei reagenti con cui i tamponi vengono processati, che sono prodotti principalmente all'estero. Il governo dovrebbe garantirli a un costo più basso, calmierato, per permettere alle farmacie di contenere il prezzo dei tamponi. Anche perché i tempi di attesa per effettuare i test stanno aumentando. E se da una parte è vero che le feste e i cenoni stanno per terminare, dall'altra bisogna pensare che tra qualche giorno si torna al lavoro, a scuola, soprattutto. Il problema è attuale e riguarda i prossimi sessanta giorni. E nessuno, almeno per il momento, sembra sollevarlo».

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