NATALE, TEMPO DI SCAZZI IN FAMIGLIA - E' DURANTE LE FESTE CHE SI CONSUMANO I PEGGIORI PSICODRAMMI CON I PARENTI - INSOFFERENZA PER IL TROPPO TEMPO IN FAMIGLIA, PAURA DEL CONFRONTO O DEL GIUDIZIO, LO STRESS DI ESSERE FELICI A TUTTI I COSTI E L'OBBLIGO SOCIALE (E CULTURALE) DI CONDIVIDERE LA FESTA - LA PSICOTERAPEUTA ANNAMARIA MANDESE: "IL COVID CI HA TOLTO I FRENI ED E' AUMENTATA LA DISINIBIZIONE RISPETTO ALLA COMUNICAZIONE VIOLENTA. OGGI NELLE RELAZIONI VIGE L'INTOLLERANZA. E POI LE FESTIVITÀ SONO UN AMPLIFICATORE DEI DOVERI…"
-Barbara Carbone per "il Messaggero"
Nelle commedie romantiche i giorni che precedono il Natale sono un susseguirsi di abbracci, doni, camini scoppiettanti e bambini arrampicati sulla scala per aggiungere l'ultima pallina all'albero di Natale. Ma nelle famiglie, quelle vere, funziona proprio così? Pare di no. La magica attesa della festa più bella dell'anno (come la festa stessa) mette in realtà a dura prova anche le relazioni più solide. Lo stress dei preparativi, l'ansia dei regali, le cene di auguri, i figli a casa e, per finire, i parenti. Sono loro i principali responsabili delle liti tra moglie e marito. Ma anche tra fratelli, cognati, amici. Perché il Natale ha un suo risvolto: tanta voglia di intimità e famiglia ma anche nostalgia, irritazione, insofferenza.
L'AMORE
Sarà, appunto, che le festività natalizie sono un amplificatore dei nostri stati d'animo o che il collante di tante coppie non è l'amore quanto piuttosto il vedersi poco. Non è possibile sottovalutare queste dinamiche se si vuole superare (quasi) indenni la cena della Vigilia come il pranzo di Natale con i parenti. Un vero e proprio esercizio per non rovinarsi le giornate in un'epoca che non ha certo bisogno di altre ansie e conflitti. Dicembre è un mese tutt' altro che facile e non sono poche le coppie che, proprio in questo periodo, scoppiano.
A ben guardare il Natale perfetto esiste solo negli spot pubblicitari. Per gli esperti, però, esistono delle strategie per mantenere l'armonia. Secondo Costanza Marzotto, docente di Teorie e tecniche della mediazione familiare all'Università Cattolica di Milano, tra coniugi si parla poco. I silenzi si trasformano in litigi.
«L'aggressività nasce perché la comunicazione è scarsa. Bisognerebbe nominare i propri sentimenti, in qualche modo autorizzarli. Dialogando si scopre che mentre io temo le critiche della suocera, mia moglie ha paura del confronto con la cognata magra e che può indossare abiti aderenti- spiega Marzotto - Molti soffrono proprio la costrizione di trovarsi a Natale. Si tratta di un evento nel quale c'è un'aspettativa diversificata.
I bambini sono felici per i doni e per il senso di appartenenza ad una stirpe, gli anziani attendono questo periodo per trasmettere tradizioni e godersi i nipoti invece, la generazione di mezzo, ha una serie di fonti di stress enormi. Tanti hanno perso il lavoro, altri hanno paura di riunirsi per il Covid, alcuni temono il giudizio della parentela. C'è troppa aspettativa verso i festeggiamenti e questo rende tutto più complicato. Le attese spasmodiche portano come conseguenza la paura. Bisognerebbe ridare più centralità alla nascita di Cristo e meno alle cose accessorie come i regali o la preparazione di piatti molto elaborati».
L'OBBLIGO
A bene vedere sono essenzialmente due i motivi che, davanti a torrone e panettone, scatenano gli scontri generando grande malessere generale. Uno è legato al livello di intimità è molto alto perché il Natale viene condiviso con le persone a cui siamo più legate. E sappiamo che l'intimità spesso apre le porte a possibili conflitti basati sull'eccesso di conoscenza dei reciproci difetti, storie di vita, segreti.
L'altro è strettamente legato all'obbligo sociale (e culturale) di condividere la festa. Che, per molti, è difficile, soprattutto di questi tempi, da accettare. La nuova ondata di Covid 19 certamente non aiuta a stemperare gli animi. Si discute se vaccinare o meno il figlio e se andare a cena dal cugino no vax. Tanti, troppi, devono anche fare i conti con i problemi economici e hanno davvero poca voglia di brindare. «Il Covid ha levato i freni alla violenza. La risposta alla coercizione che abbiamo subìto è stata l'aumento della disinibizione rispetto alla comunicazione violenta - commenta la psicologa e psicoterapeuta Annamaria Mandese - Questa reazione si è vista sia a livello sociale che familiare.
Oggi nelle relazioni vige l'intolleranza. E poi diciamolo, le festività sono un amplificatore dei doveri, se devo fare i preparativi, i regali, la spesa e poi anche preparare i tortellini a mano è chiaro che non posso farcela e mi aspetto che il partner mi dia una mano. L'aspettativa genera poi frustrazione. Il Natale dovrebbe essere letizia non la somma di tanti doveri». Ma, allora, come fare a salvare il Natale? Per Mandese dovremo introdurre nelle nostre case il divertimento. Chiedere meno a noi stessi ma divertirci di più. La felicità, o almeno la serenità, sono raggiungibili più facilmente di quello che immaginiamo.