NEANCHE A TORINO LE CORNA SONO PIÙ UNA COSA SERIA – IL CASO SEGRE-SEYMANDI È SINTOMO DI UN’IDENTITÀ IN CRISI PERSINO NELLA CITTÀ PIÙ DISCRETA, SEVERA ED ELEGANTE D'ITALIA, ABITUATA AD ASSORBIRE OGNI PECCATO NEL SILENZIO – PANORAMA: “OGNI INVENZIONE È BILAMA, ABBIAMO VOLUTO LA BICICLETTA, ESSERE SEMPRE CONNESSI, E ADESSO PEDALIAMO, RIFLETTE ROBERTO D'AGOSTINO, IL PRIMO A CAPIRE LA POTENZA DEFLAGRANTE DELLE CORNA DEL MASSACRO. OGGI DIVIDERE IL BENE DAL MALE È UN'IMPRESA INUTILE...”
-Estratto dell'articolo di Terry Marocco per “Panorama”
Signora mia, non ci sono più le corna di una volta. Non si può che sancire questo, davanti a quello che è stato l'evento dell'estate. Ossia la dichiarazione davanti al mondo intero (reale e virtuale) del commercialista torinese Massimo Segre di essere un magnifico cornuto (un'interpretazione che non fa rimpiangere Ugo Tognazzi) e, come tale, magnanimo nel regalare la libertà di amare alla fedifraga fidanzata, la (forse) bionda Cristina Seymandi.
[…] Ormai la nostra è una società trasparente fino al torbido, abbiamo in tasca un computer chiamato erroneamente telefonino. Ogni invenzione è bilama, abbiamo voluto la bicicletta, essere sempre connessi, e adesso pedaliamo riflette Roberto D'Agostino, il deus ex machina del sito Dagospia, il primo a riprendere la notizia di Torino Cronaca e a capire la potenza deflagrante delle corna del massacro. Al confronto Carnage di Yasmina Reza è robetta.
Oggi dividere il bene dal male non è così facile, anzi è un'impresa inutile continua Dago. La città italiana più difficile da decifrare, appartata, misteriosa, elegante, discreta, severa e a tratti ironica, è rimasta basita. Dopo un primo momento di smarrimento, il pettegolezzo nell'agosto più piatto che si ricordi (e questo ahimè Segre non lo aveva calcolato) parte al galoppo.
[…] C'è chi confessa orgoglioso di aver visto il filmato prima che uscisse sui media, mentre invitati-Giuda negano di essere mai stati a quella festa. E poi si sa, i torinesi nel dubbio dichiarano sempre di non conoscere nessuno. Noi non siamo così è il mantra. […] Si soppesano la ferocia di lui, che in un attimo trasforma il tragico greco nel grottesco di Divorzio all'italiana, e le presunte infedeltà di lei, che nella piazza virtuale sono passate da tre a un numero imprecisato e cospicuo. Non è la Vergine britanna, piuttosto un'eroina di una canzone di Riccardo Cocciante.
L'avvocato Maurizio Bortolotto, colui che avrebbe preso il posto del futuro sposo nel talamo di Mykonos (tanto era tutto pagato), viene più volte googlato e apprezzato in doppiopetto e occhiale tondo scuro, che ricorda quel cattivone di Edward Norton. Si passano al microscopio gli affari di entrambi, mentre le compagne dei presunti amanti diventano erinni implacabili. Eppure, dopo aver rosicchiato ogni osso lanciato dal web, Torino si è chiusa nel consueto riserbo, ritrovando la sua calma aristocratica nel ripetere: Tutto questo non è affatto sabaudo.
Appartiene a un demimonde, a un ambiente di grimpeuse, un sottobosco che cerca nei consueti simboli, dalla villa in collina all'appartamento alla Crocetta, quell'educazione piemontese all'understatement, che qui pare evaporata. Entrambi hanno sovvertito la regola aurea della città, abituata ad assorbire ogni peccato in un silenzio che tutto perdona. Come scrissero Fruttero& Lucentini nello straordinario La donna della domenica:
[…]
Di strade uguali, palazzi dai cortili curati, servitù più snob dei protagonisti di questa squallida storia. Certo non è il cinismo romano di chi è abituato a veder la Storia passare, ma è la perfidia della corte. E a Torino una corte c'è stata. Ogni giugno si ritrovava sul prato. Ossia a Villar Perosa, al ricevimento che gli Agnelli davano per i loro amici. Lì si andava solo con le consorti. Perché a Torino le corna, anzi i cesti di corna, ci sono sempre stati. Solo che venivano gestiti con grazia.
A cominciare dall'Avvocato, di cui nessuno vide mai una foto con un'altra donna che non fosse la bellissima Donna Marella. E così il manager più potente della città ai pranzi importanti non portava l'amante dalla fulva chioma, ma la moglie dalla sottile sigaretta sempre accesa.
Le donne sapevano essere scandalosamente chic. C'erano marchese che tenevano in salotto, tra le chinoiserie del grande antiquario Pietro Accorsi, il marito e l'amante, ben felici di stare sullo stesso divano. Non erano mezze calze, ma corrotte e viziose, colte e potenti donne. Scambi, intrecci, relazioni che tutti conoscevano.
Quante come Anna Carla Dosio, la protagonista del citato romanzo, raffinate, annoiate, senza alcuna particolare capacità se non portare avanti una recita ipocrita, hanno passato la vita a fare finta di niente. O a dire: Oh mi pòvra dòna, ho i miei doveri, ossia preparare le valige per le vacanze. Continua il re del gossip (come lo ha incoronato il New York Times): Le corna, tutti le abbiamo fatte e tutti ce le siamo beccati. Ma davanti a un tradimento, che è la negazione sessuale della persona, chiunque può perdere la ragione.
Essere raziocinante è molto difficile. Se tu sai che il tuo compagno va a letto con un'altra persona significa che ti ha negato sessualmente. E allora entra in campo Sigmund Freud. Una volta c'era il delitto d'onore, le lettere anonime, le sceneggiate. Oggi ci sono i mezzi di rivincita, il cosiddetto revenge porn, che i social ti permettono. Posti un video e a quel punto la piazza diventa quella elettronica.
Solo che noi siamo abituati ad aspettarci queste storie dal mondo dello spettacolo, dove vige il metodo dell'auto-pubblicità. Da Ilary e Totti a Bonolis e Bruganelli. Questa volta ci siamo trovati davanti a un'altra classe sociale, che pensavamo avesse quell'ipocrisia, che poi è una forma di educazione. Ossia che i panni sporchi si lavano in casa.
E invece ecco lo sputtanamento, olè. Buzzurri, cafoni, alla fine si è smesso di parteggiare per l'uno o l'altro. Tutto è diventato una melma fangosa. E ben presto ha raggiunto le supreme vette della noia.
Ora, come diceva il Conte zio, bisogna sopire, troncare. In quella festa di fine luglio il demone torinese si è rovesciato, ribellato, inghiottendo il suo codice. In un certo senso questa è stata la vendetta più plateale: sovvertire l'ordine costituito. Ma chi è nato a Torino sa bene che quando le prime foglie cadranno lungo Corso Matteotti tutto verrà dimenticato. Anche se per i prossimi 10 anni quando lui o lei si alzeranno da un tavolo, ci sarà un attimo di silenzio e poi qualcuno dirà: Ma tu lo sai chi è.... Perché come disse Giorgio de Chirico, Torino è la città più profonda, più enigmatica, più inquietante non d'Italia, ma del mondo. E anche la più crudele.