NON C'E' FINE AL MISTERO SU SERENA MOLLICONE - ROSA MIRARCHI, TESTIMONE CHIAVE DEL PROCESSO, HA RITRATTATO LE PRECEDENTI DICHIARAZIONI: "NON HO VISTO SERENA IN CASERMA" - EPPURE TRA IL 2007 E IL 2016 AVEVA AFFERMATO IL CONTRARIO, E DI PIU'. DISSE DI AVER INCROCIATO IL MARESCIALLO MOTTOLA SULLA SCALE E AVER BUSSATO ALL'ALLOGGIO DEI MOTTOLA SENZA RICEVERE RISPOSTA, PUR AVENDO UDITO PROVENIRE DALL'INTERNO DEI RUMORI...
-Vincenzo Caramadre per "il Messaggero"
Serena Mollicone, il primo giugno 2001, è entrata nella caserma dei carabinieri di Arce, prima di venire uccisa e abbandonata in un bosco del frusinate? La domanda, che si ripete da anni, è tornata prepotentemente al centro del processo sull'omicidio della ragazza, con la testimonianza di Rosa Mirarchi, la donna che per 10 anni, fino al 2005, è stata l'addetta alle pulizie della caserma.
Sul banco degli imputati ci sono 5 persone: il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, la moglie Anna Maria, il figlio Marco e il maresciallo Vincenzo Quatrale, accusati di omicidio, e il carabiniere Francesco Suprano, accusato di favoreggiamento. La Mirarchi, oltre al brigadiere Santino Tuzi, morto suicida nel 2008 - per questo decesso Quatrale è accusato di istigazione al suicidio -, è l'unica persona che quel giorno avrebbe potuto incrociare in quelle stanze la diciottenne.
La Procura la ritiene una teste fondamentale, non solo perché si trovava nella caserma la mattina in cui Serena è scomparsa, ma anche perché era amica della Mottola e avrebbe pulito l'appartamento dove, secondo l'accusa, sarebbe avvenuto l'omicidio.
UNA RAGAZZA IN CASERMA Venerdì, davanti alla Corte d'assise di Cassino, la Mirarchi ha detto di non avere visto Serena nella caserma, contraddicendo, secondo l'accusa, vecchie dichiarazioni. In realtà, le sue parole su questo punto non sono mai state circostanziate. La donna è stata ascoltata diverse volte tra il 2007 e il 2016 nell'ambito delle indagini. Nel 2008, dopo le confessioni choc del brigadiere Tuzi, che aveva dichiarato di avere visto la ragazza nella caserma, la Mirarchi ricorda pure lei una giovane e ne parla con l'appuntato Ernesto Venticinque.
Ascoltata a sommarie informazioni, dichiara però di «non essere in grado di determinare la data», sebbene fornisca una descrizione che, secondo gli investigatori, sarebbe corrispondente a quella di Serena. Nel 2016 la Mirachi ribadisce le proprie incertezze: «Non sono in grado di affermare con assoluta certezza che la ragazza vista nella sala d'attesa fosse Serena, ma allo stesso tempo non lo posso escludere».
Nel corso delle indagini, alla memoria della Mirarchi affiorano altri dettagli: l'aver incrociato il maresciallo Franco Mottola sulle scale e aver bussato all'alloggio dei Mottola senza ricevere risposta, pur avendo udito provenire dall'interno dei rumori, un tonfo. Il ricordo, aveva raccontato la Mirarchi agli investigatori, era riaffiorato dopo le confessioni di Tuzi, ma la donna non è stata mai in grado di collocarlo temporalmente nella stessa giornata. Circostanza ribadita in aula a Cassino venerdì scorso.
LA PORTA ROTTA Poi c'è la questione della porta rotta contro cui, secondo l'accusa, Serena avrebbe sbattuto la testa perdendo conoscenza. La porta, stando alla ricostruzione della Procura, era situata nell'alloggio in uso ai Mottola, il luogo in cui sarebbe avvenuto l'omicidio. La Mirarchi, invece, colloca la porta in un altro punto.
Ne parla per la prima volta nel 2007, ripetendo anche successivamente sempre la stessa versione: «Mi trovavo nell'alloggio dei Mottola e mi apprestavo a prendere l'asse da stiro riposta dietro la porta della camera da letto dei due figli maschi. La signora Anna Mottola mi aveva riferito che quella porta era stata rotta durante un litigio tra il marito e suo figlio Marco». Anche in questo caso la Mirarchi non ha mai saputo dare una collocazione temporale all'episodio.
LA PULIZIA CON L'ACIDO Infine, c'è la questione dell'acido muriatico, su cui il presidente della Corte, il giudice Capurso, ha preteso spiegazioni e ha chiesto l'acquisizione dei vecchi verbali. La donna, sentita dagli investigatori, disse che, su indicazione di Anna Maria Mottola, utilizzò l'acido per pulire il pavimento dell'alloggio, perché dovevano organizzare una festa. Venerdì scorso, in aula, la donna ha detto: «Ho utilizzato l'acido solo per pulire la vasca da bagno dove c'era la ruggine. Per il pavimento, dove ai lati c'erano tracce di cemento, ho utilizzato il disincrostante che mi forniva la ditta delle pulizie».