NON BUSSATE A QUELLA PORTA - VA ALL'ASTA LA CASA DI COGNE IN CUI FU UCCISO IL PICCOLO SAMUELE: ANNAMARIA FRANZONI E IL MARITO NON HANNO PAGATO LE PARCELLE DELL'AVVOCATO TAORMINA, CHE HA CHIESTO E OTTENUTO IL PIGNORAMENTO DELL'IMMOBILE. LEI VIVE NELL'APPENNINO BOLOGNESE MA NON VOLEVA DISFARSI DI QUELLA VILLETTA. ORA LA BASE D'ASTA È…
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Giusi Fasano per il ''Corriere della Sera''
L'abbiamo vista tutti. Ci siamo entrati anche senza esserci mai stati. Fotografie fronte/retro/lato/interno, dettagli ingranditi, il plastico sul tavolo di Porta a Porta... Stiamo parlando della villetta di Cogne. Che poi: la sola espressione - «villetta di Cogne» - porta immediatamente lì, alla casa di Annamaria Franzoni e del suo bambino, Samuele, che fra quelle mura fu ucciso la mattina del 30 gennaio 2002. Porta lì, appunto. Nella villa della frazione di Montroz, come se a Cogne non ci fossero altre villette.
Potenza della cronaca. Di una storia iper-raccontata che ancora adesso, dopo tutti questi anni, si trascina nelle aule giudiziarie e rievoca le tante immagini-chiave che l'hanno narrata negli anni. La villetta prima fra tutte. Il tribunale di Aosta ha appena disposto la vendita della casa alla quale Annamaria Franzoni e suo marito Stefano Lorenzi si sono inutilmente opposti. Niente da fare: la villa si vende perché è il solo bene dal quale può arrivare la cifra per pagare la parcella mai onorata dell'ex avvocato di Annamaria, Carlo Taormina, che ha chiesto e ottenuto il pignoramento.
Base d'asta: 800 mila euro, data della vendita ancora da fissare. Il professor Taormina aveva difeso la mamma di Samuele nel primo e in parte del secondo grado. Si dice che lei e suo marito sulle prime avessero anche creduto che quell'impegno fosse gratuito. Errore. La parcella è arrivata eccome: quasi un milione di euro che il giudice ha ritenuto improponibile e ha rivisto al ribasso, cioè 275 mila euro, diventati adesso 470 con interessi, rivalutazione, Iva... Annamaria Franzoni oggi vive sull'Appennino bolognese e ha pagato il debito con la giustizia (16 anni di condanna). Qualche volta è tornata a Montroz e chi la conosce sostiene che mai avrebbe voluto disfarsi di quella casa. Ma adesso la domanda è: chi si farà avanti per comprarla?
Per quanto in ripresa, è difficile credere che il mercato immobiliare possa piazzare facilmente una villa - per altro disabitata dal 2002 - a una cifra così alta. E poi c'è il fattore psicologico. Che conta, pur facendo appello a tutta la razionalità possibile. Quale famiglia (magari con bambini) vorrà abitare fra quelle mura? Chi vorrà dormire nella stanza dell'omicidio? Chi potrà pensare di sopportare che per anni e anni a venire qualcuno passi davanti e si fermi a indicare o commentare: quella, proprio quella, è la casa del delitto di Cogne! I luoghi delle grandi storie di cronaca sono spazi difficili da vivere.
A meno che non li scelgano le stesse famiglie che ci abitavano prima dei fatti, com' è successo a Garlasco, per esempio, dove Alberto Stasi ha ucciso Chiara Poggi, oppure a Novi Ligure, dove Erika e Omar hanno massacrato la madre e il fratellino di lei. Spesso le aste vanno a vuoto, le vendite finiscono per essere svendite o la questione si chiude con l'affido del posto a qualche associazione. Il prezzo di certi ricordi è sempre troppo alto.