Serena Tibaldi per "la Repubblica"

 

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La gravità della questione si è capita qualche giorno fa, quando pure il New Yorker , sofisticato magazine americano d' approfondimento, ha dedicato al tema una delle sue celebri vignette umoristiche. "La mia crisi da semi- mezza età è iniziata quando i GenZ hanno cancellato gli skinny jeans", dichiara la protagonista del fumetto di Sarah Akinterinwa. Sarah è una Millennial (i nati tra il 1980 e il 1996), e ha dato voce alle paure della sua generazione, che vede sotto attacco uno dei simboli del proprio mondo: i jeans stretti, per l' appunto, ritenuti obsoleti dai più giovani GenZ, cioè la fascia 1996-2010.

 

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Le critiche sono state mosse via TikTok, social media d' elezione della nuova generazione: a dare retta ai molti post, i pantaloni di denim elasticizzati e strizza-forme, in voga dai primi anni 2000 in poi, hanno fatto il loro tempo. Adesso dominano i modelli larghi, e chi non s' adegua è superato. Apriti cielo. È la prima volta che i Millennial si sentono dare dei "vecchi", per di più a causa di un capo che per molti è alla base della loro stessa identità estetica.

 

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La levata di scudi è stata immediata: non solo i jeans aderenti sono più donanti di quelli oversize, hanno tuonato gli offesi trentenni, ma essendo stretch sono anche più comodi. Quindi non c' è nulla da "cancellare". Messa così, è dura che le due fazioni raggiungano un accordo. «In realtà in molti casi i GenZ scherzano; quelli più seri vogliono prendere le distanze dalla visione che i media hanno dei Millennial, che non è particolarmente positiva», spiega Sara Maggioni, responsabile del womenswear di Wgsn, agenzia di previsione tendenze.

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«I GenZ sono molto più attenti alla diversità, all' impegno sociale e all' ambiente rispetto ai loro predecessori. Non è un caso se la loro piattaforma sia TikTok, in cui si deve "fare" qualcosa, mentre per i Millennial sia Instagram, dove conta "apparire". E infatti, molti ventenni rigettano gli influencer ereditati dalla generazione precedente, che hanno costruito la propria carriera sull' essere belli».

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Vero. Per spiegare il loro odio per i jeans skinny, in molti tirano in ballo il body shaming: crescere con la convinzione di dover entrare a ogni costo in quei modelli tanto risicati sfoggiati dai divi dei social media li ha fatti sentire inadeguati, spiegano. I jeans larghi servono perciò pure a rivendicare la propria fisicità. Un approccio un filo melodrammatico, ma che ha dato ulteriore risalto alla vicenda. Va detto però che è riduttivo parlare di jeans solo in termini di stretti o larghi. La scelta oggi è ampia, per fortuna.

 

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«Il successo delle silhouette anni Ottanta e Novanta va a braccetto con la voglia dei GenZ di staccarsi dai Millennial, e si sposa bene anche con la crescente popolarità dello shopping di seconda mano», prosegue Sara Maggioni. «Ma la tendenza dominante è un' altra: le lavorazioni del denim sono tra le più inquinanti, e per accontentare la coscienza green della nuova generazione si usano sempre di più materiali riciclati e trattamenti a basso impatto ambientale».

 

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Tornando però a forme e modelli, per i GenZ in realtà non butta bene, perché agli stilisti gli skinny piacciono di nuovo, tanto da averli riportati in passerella dopo anni (il loro momento, per i designer, era finito ben prima che lo decretassero i social). Ma quel che è peggio, è che adesso tocca ai ventenni essere presi in giro su TikTok perché considerati già decrepiti e sorpassati rispetto ai GenAlfa, i nati dopo il 2010. Prima o poi capita a tutti.

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