NON FATEVI FREGARE DALLA PAURA - MELANIA RIZZOLI: “IL TIMORE DIFFUSO DI QUESTA NUOVA INFEZIONE HA FATTO SALTARE TUTTI GLI SCHEMI DI RAZIONALITÀ E DI RAGIONAMENTO, OFFUSCANDO IL PENSIERO E SPALANCANDO LE PORTE A COMPORTAMENTI ED ATTEGGIAMENTI CHE SPESSO RASENTANO LA FOBIA, FACENDO PRECIPITARE LA POPOLAZIONE IN UNO STATO DI ANGOSCIA, DI ANSIA E DI PSICOSI - PER REAGIRE ALLA PAURA BISOGNA PRENDERE ATTO DELLA REALTÀ, PER NON SVILUPPARE SOFFERENZE INTERIORI CHE INDEBOLISCONO LE DIFESE IMMUNITARIE”
-Melania Rizzoli per “Libero quotidiano”
C' è un contagio che si sta diffondendo più rapidamente di quello del coronavirus, che serpeggia ormai da settimane in tutta la Lombardia e sta infettando il resto d' Italia, con vari gradi di intensità e pericolosità, e che sta acquistando un rilievo patologico preoccupante, minacciando lo stato mentale e psicologico collettivo: è la paura.
Il timore diffuso di questa nuova infezione infatti, ha fatto saltare tutti gli schemi di razionalità e di ragionamento, offuscando il pensiero e spalancando le porte a comportamenti ed atteggiamenti che spesso rasentano la fobia, facendo precipitare la popolazione in uno stato di angoscia, di ansia e di psicosi permanente, da ognuno dei quali diventa difficile risollevarsi.
Nella storia della medicina non è una novità che insieme ad una epidemia si diffonda e cresca la paura, una costante che riguarda soprattutto le malattie infettive trasmissibili, ma in questo caso la moltitudine di interventi sui media, pubblicati per informare e comunicare la potenzialità del rischio infettivo, finalizzati a ridurre le possibilità di contagio, oltre alle tante voci che si sono levate, anche in maniera opportunistica, per minare la credibilità delle istituzioni sanitarie, e le divergenze del mondo scientifico e politico delle scorse settimane, hanno avuto un effetto sconcertante, poiché il rischio di contagio, inteso come valutazione probabilistica, è diventato, nella percezione comune, come un evento sicuro e senza rimedio, che rende ancora più difficile gestire un problema così complesso come il Covid19.
La paura è un' emozione primaria dominata dall' istinto, una reazione utile di difesa in previsione di una minaccia al proprio benessere, che scatena l' allerta verso una situazione di pericolo, reale o inesistente, ed è sempre accompagnata da una risposta immediata del sistema nervoso, che prepara l' organismo all' emergenza, innescando una serie di comportamenti che lo predispongono ad atteggiamenti di lotta, di fuga o di richieste di aiuto.
La paura irrompe ogni qualvolta sia a rischio la propria incolumità, è sempre anticipata dalla previsione, evocata dal ricordo, ed è condizionata dai circuiti emozionali del cervello, a seconda dei quali può manifestare differenti gradi di intensità, che vanno dalla semplice sindrome ansiosa fino all' attacco di panico, e promuove differenti comportamenti ed atteggiamenti, i quali, quando non controllati dalla ragione, arrivano a manifestare vere e proprie sindromi fobiche, sovente sproporzionate rispetto alla situazione che si sta affrontando. In questi giorni infatti, è altissimo il numero delle persone che si recano negli ospedali lombardi con difficoltà respiratorie e affanno, ed arrivano nei nosocomi in preda a crisi ansiogene, sicure di aver contratto il coronavirus, mentre alla maggior parte di loro viene diagnosticata la crisi di panico, spesso la prima della loro vita.
Quando la paura è massima infatti, nelle persone più fragili psicologicamente, la tensione emotiva ostacola un' adeguata organizzazione del pensiero e dell' azione, essa si carica di un angoscioso presentimento di morte, tipico del panico, con comparsa di sudorazione, tachicardia, nodo alla gola, senso di soffocamento e fame d' aria, e quando la paura raggiunge la forma estrema del terrore, l' impulso emotivo diventa incontrollabile e talmente fobico da spingere l' individuo a reazioni estreme, fino alla perdita di coscienza, oppure a ritirarsi dentro se stesso ed isolarsi socialmente, ispessendo in tal modo i propri confini difensivi.
nemico invisibile È quello che sta accadendo con l' epidemia da coronavirus, in un effetto paranoico di massa, con l' aggravante che tale sentimento di paura si scatena non contro un oggetto minaccioso o un animale pericoloso, ma nei confronti di un essere invisibile ed inafferrabile come il virus, verso il quale anche l' argine della fobia crolla, ci si sente fragili e inermi, soli e senza protezione, in quanto questo nemico, contraddicendo irrazionalmente i dati della scienza, è percepito come un veleno sospeso nell' aria che attacca solo respirandola, un flagello impossibile da evitare, proprio a causa della sua indeterminazione materiale, ed associato ad un alto rischio mortale.
Inoltre i bollettini quotidiani che elencano i numeri dei nuovi ammalati, dei ricoverati, dei pazienti in Terapia Intensiva, dei decessi e dei cittadini sottoposti a misure di contenimento, non sono una danza macabra attorno a questa epidemia, bensì un dovere di informazione e un diritto di conoscenza, i cui dati però rafforzano la percezione della subdola presenza del virus tra di noi, assumono un peso emotivo enorme elevando lo smarrimento, favorendo la paura di finire intubati in un letto d' ospedale, soli e senza una persona cara accanto, per il pericolo costante del contagio.
Clinicamente siamo di fronte ad una vera e propria psicosi collettiva, dove la matrice protettiva della paura viene meno, poiché questo malefico microbo invisibile potrebbe essere ovunque, ed essendo una minaccia non localizzabile, esso è percepito come presente in ogni luogo, nelle mani, nella bocca, in ogni starnuto o colpo di tosse, sulle maniglie, su qualunque superficie e su qualunque persona, a tal punto che chiunque ci si avvicini viene osservato con sospetto e tenuto a distanza.
Non abbiamo anticorpi contro il Covid19, ma ne abbiamo contro tutto ciò che ci sconcerta, e per reagire alla paura bisogna prendere atto della realtà, buona o cattiva che sia, per non sviluppare sofferenze interiori che indeboliscono le difese immunitarie. E la realtà è che questa nuova virosi nel periodo di incubazione, che varia dai 7 ai 14 giorni, non manifesta sintomi, ed il paziente, già infettato e contagioso, non avverte nessun disturbo, sta bene ed esce regolarmente, incontra e si relaziona con più persone, trasferendo in quei giorni il virus ad almeno dodici individui, contribuendo in tal modo alla diffusione della malattia, che si espande poi a raggiera.
massima prudenza Per tali motivi sono state elaborate le disposizioni restrittive ed imposte dall' ordinanza di Regione Lombardia e del governo, finalizzate giustamente al contenimento dell' epidemia, le quali hanno avuto un impatto violento sulla vita quotidiana, ed inevitabilmente, con il numero crescente dei contagi, che al momento non accennano a diminuire, hanno contribuito a generare questo quadro psicologico prevedibile nella popolazione, di paura, insicurezza, psicosi collettiva, ipocondria e ansia da untori, le quali, pur mettendo a disagio migliaia di persone, ed aumentando le difficoltà dei nostri medici e dei nostri ospedali, in questa emergenza sanitaria speriamo che almeno tornino utili ai fini della diffusione del coronavirus, come uno strumento reattivo neurologico che induca tutti alla massima prudenza.