Estratti dell’articolo di Nicola Rotari per https://corrieredelveneto.corriere.it/
Pochi istanti per portare via, per sempre, una ragazza di 26 anni alla famiglia e agli amici. Era al lavoro, in un’azienda in provincia di Treviso, la «Bocon» di Pieve di Soligo. Poi, d’un tratto, la testa è rimasta incastrata in un macchinario per l’imballaggio della merce. La pressa l’ha colpita al collo, schiacciandole le vertebre cervicali. Anila Grishaj, non ha avuto nemmeno il tempo di reagire.
Anila Grishaj rimasta schiacciata da un macchinario
I colleghi di lavoro l’hanno trovata in piedi, priva di sensi, intrappolata da un congegno che pare fosse stato solo recentemente acquistato dall’azienda, specializzata nel commercio dei surgelati. Subito è partito l’allarme ai soccorsi ma quando vigili del fuoco, medico e infermieri sono arrivati, per lei non c’era più nulla da fare. Inutile ogni tentativo di rianimazione.
Per ora poco trapela dagli investigatori: il macchinario, posto sotto sequestro, potrebbe essere entrato in azione per errore proprio mentre la giovane, che era dipendente della «Bocon» da anni, stava eseguendo un controllo; un’altra ipotesi è che potrebbe essere stato utilizzato in maniera impropria.
La famiglia sotto choc davanti allo stabilimento: tensione
Sconvolta e sotto choc la famiglia di Anila: avvertito dell’improvvisa morte della figlia (con forte e colpevole ritardo), il padre si è precipitato fuori dallo stabilimento e ha dato in escandescenze davanti ai cancelli, prendendo a calci alcune fioriere. Per calmare lui e i parenti che lo avevano accompagnato sono dovuti intervenire i carabinieri. «Ho avvisato io la famiglia di quanto era accaduto — ha raccontato il sindaco di Pieve di Soligo, Stefano Soldan — e sono rimasto a portare la vicinanza dell’amministrazione a queste persone, distrutte dal dolore. Era una situazione molto difficile, la loro è stata una reazione naturale in un momento drammatico.
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Il caso di Luana D'Orazio e un altro incidente mortale a Ravenna
Sono stati in molti a tornare con la memoria al 2021, a una tragedia simile, e un simile sorriso spezzato. L’incidente, infatti, ricorda da vicino la morte di Luana D’Orazio, l’operaia 22enne morta stritolata dentro un orditoio in un’azienda tessile a Prato: era finita dentro l’ingranaggio di un macchinario che, emerse poi, era stato modificato. Nel Trevigiano, tutti i sindacati, hanno chiesto di fare al più presto chiarezza, in particolare sui protocolli di sicurezza: «Non si può morire così, sul lavoro, a 26 anni».
C’è stato anche un altro incidente mortale sul lavoro: un operaio di 59 anni ha perso la vita all’interno del polo chimico di Ravenna, colpito da un escavatore, intorno a mezzogiorno. Dalle prime ricostruzioni, pare che sia stato investito da un collega, dopo essere sceso dal veicolo per chiedere informazioni.
luana d'orazio LUANA D'ORAZIO E IL FIDANZATO