NON STUPITEVI: LE ACCUSE A GALLI SONO LA NORMALITÀ DEL MONDO ACCADEMICO - QUANDO UN BARONE HA DECISO QUALE SUO ASSISTENTE TUTTOFARE VA “AFFRANCATO” DAL SERVAGGIO CON L’ACCESSO AL RUOLO DI RICERCATORE O ASSOCIATO SI BANDISCE UN CONCORSO. E, PROPRIO COME HA FATTO GALLI, SI “RITAGLIA” NELLA DECLARATORIA UN BANDO SU MISURA PER IL CANDIDATO CHE SI VUOLE METTERE – PIUTTOSTO C’È DA MERAVIGLIARSI DEL FINTO SDEGNO DEL RETTORE FRANZINI E DELLA NONCURANZA DELLA MAGISTRATURA CHE…
-DAGONOTA
Che l’infettivologo Galli, a “Cartabianca”, su Rai3 affermi di essere “tranquillo” per il concorso universitario definito “truccato” ha perfettamente ragione, perché così son fatti tutti i concorsi universitari. Che secondo il rettore della Statale, Elio Franzini, siano “fatti gravissimi”, invece, fa sorridere, visto che lui aveva dichiarato che “i baroni non esistono, sono una invenzione dei giornali” (il 6 aprile 2011 su: www.studentistatale.it, http://www.studentimilano.it/forum/viewtopic.php?f=83&t=119773 ). Franzini, dopo l’esser stato braccio destro dell’ex rettore Decleva, la cui moglie fu condannata per un concorso, ha presieduto concorsi a cattedra alcuni finiti a carte bollate o stracci e altri sui giornali.
Su “il Giornale”, ad esempio, che nel 2008 scrisse sui concorsi in Estetica di quell’anno, alcuni presieduti da Franzini in atenei citati nell’articolo e finiti al di sotto di ogni sospetto (“Ministro fermi i concorsi (di Estetica ndr) so già chi vince”). E anche dopo esser stato vicepresidente di una società filosofica che si ritrovava, come trapela da una dichiarazione dell’ex presidente Luigi Russo, per decidere i concorsi (affermazione disponibile in video sul sito della Università di Torino, anno 2011: https://media.unito.it/?section=OnDemand&action=Read&content=4155 ).
Ripetiamolo, ancora una volta per i genitori che iscrivono i figli nelle università italiane, specie quelle non scientifiche. I concorsi universitari si svolgono solo perché la Costituzione prevede che gli accessi alla Pubblica amministrazione avvengano tramite concorsi che, stabiliti i parametri premino i candidati in possesso di maggiori requisiti. Ma i concorsi universitari avvengono al contrario, sono un “raggiro”.
Quando un barone ha deciso quale suo assistente tuttofare va “affrancato” dal servaggio con l’accesso al ruolo di ricercatore o associato – assistente scelto anni prima per familismo, amorevoli sentimenti, disponibilità, scambio di favori e al quale ha fatto fare il cursus dis-honorum con dottorati e pubblicazioni un po’ finte… – si bandisce un concorso.
E, proprio come ha fatto Galli, si “ritaglia” nella declaratoria un bando su misura per il candidato che si vuole mettere (se questo ha studiato le zanzare il bando richiederà “studioso particolarmente attento agli insetti”, se questo, invece, ha studiato gli elefanti il bando richiederà “studioso particolarmente attento ai grandi mammiferi”). Taluni commissari come Galli, consigliano anche agli altri candidati di “non presentarsi” nemmeno per non disturbare, magari balenando loro la possibilità di un successivo bando ad hoc.
Non stupisce l’operato di Galli; stupisce il finto sdegno del rettore, la noncuranza dei magistrati quando il concorso non coinvolge figure note e ancor più il menefreghismo dei Governi che, da trent’anni non scardinano questo sistema, bruciando generazioni di appassionati studiosi e lasciando che vadano in cattedra “galli d’allevamento” per cooptazione. Inutile, come richiama il neo-Nobel Parisi, stanziare più fondi per la ricerca finché non si cambiano completamente le modalità di accesso alla ricerca e alla docenza universitaria.
I fondi andrebbero a finanziare gli interessi particolari di chi è già in cattedra (si chiama “autonomia della ricerca” o “autonomia universitaria” e anche i relativi sistemi di selezioni, le peer-review, index di citazioni sono tutti strumenti aggirati), la “sua” ricerca, il “suo” assistente, il “suo” circolo.