IL NORDEST RISCHIA DI PASSARE UN NATALE “IN GIALLO” – L’INDICE RT È ARRIVATO A 1,21 ED ENTRO DICEMBRE POTREBBE ARRIVARE A QUOTA 2, MA L'OCCUPAZIONE DI LETTI NELLE TERAPIE INTENSIVE E' CONTENUTA – LA SITUAZIONE PIÙ PREOCCUPANTE È IN FRIULI VENEZIA GIULIA E NELLE MARCHE, CHE RISCHIANO DI DIVENTARE ZONA GIALLA PRIMA DI NATALE – AUMENTATA LA CIRCOLAZIONE DEL VIRUS TRA GLI UNDER 12, IL GOVERNO STAREBBE PENSANDO DI ESTENDERE IL GREEN PASS DAI CINQUE ANNI…
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Pa.Ru. per “la Stampa”
Il numero che preoccupa di più è 1,21, l'indice di replicazione del virus, l'oramai celebre l'Rt. Solo tre settimane fa era a 0,86 e gli scatti in avanti maggiori ci sono stati negli ultimi 14 giorni. Il che significa che continuando di questo passo a dicembre potremmo aver toccato quota 2 e a partire da quel livello la crescita dei contagi diventa esponenziale. I numeri che consolano sono invece 6,1 e 4,4, le percentuali di occupazione dei letti, rispettivamente nei reparti di medicina e nelle terapie intensive.
Parecchio distanti dai valori soglia del 15 e del 10%, che mandano in fascia gialla quando vengono superati entrambi e l'incidenza settimanale dei casi è sopra 50, com' è oramai in quasi tutte le regioni. Questo perché i vaccini, anche a distanza di oltre sei mesi dalla seconda dose, proteggono in oltre l'80% dei casi da un'evoluzione grave della malattia.
Anche se poi la situazione è parecchio diversa da un angolo all'altro del Paese, con il Friuli Venezia Giulia che prima di Natale rischia il giallo, visto che l'incidenza è a oltre 247, le terapie intensive occupate all'11% e i letti in medicina al 10%. A rischio ci sono anche le Marche, con un'incidenza di quasi 85 casi e con il 9% dei letti occupati in terapia intensiva è vicina al limite di guardia, anche se nei reparti ordinari solo il 7% dei letti è occupato da pazienti Covid.
Ed è anche per questo andamento anomalo dei ricoveri, che dovrebbero aumentare prima negli altri reparti e poi nelle terapie intensive, che qualcuno tra gli scienziati del Cts sta suggerendo di tornare alla vecchia regola che spedisce nella fascia con le maggiori restrizioni anche se si supera solo una delle due percentuali che fanno andare in affanno gli ospedali.
«In questo momento vediamo un aumento dei casi ma non un aumento importante dei ricoveri, naturalmente se dovesse esserci un aumento anche di questi scatteranno una serie di misure oltre la vaccinazione» ha messo in chiaro il direttore della programmazione del ministero della Salute, Gianni Rezza, commentando i dati del monitoraggio settimanale a cura dell'Iss.
Che dà tutti numeri in salita, perché se l'Rt in una settimana sale da 1,16 a 1,21, l'incidenza settimanale dei casi ogni 100 mila abitanti da 53 balza a 78, mandando sempre più in affanno l'attività di contact tracing, indispensabile per spegnere sul nascere i nuovi focolai. Tant' è che sono in forte aumento i nuovi casi non associati a catene di trasmissione, 11 mila contro gli 8.326 della settimana precedente, riferisce il report.
I nostri numeri restano comunque tra i migliori d'Europa, come certifica la mappa dell'Ecdc, il centro europeo per la prevenzione delle malattie, che colloca l'Italia tra i Paesi a basso indice di preoccupazione, insieme a Malta, Spagna e Svezia. Ma che non sia il caso di dormire sugli allori ce lo ricorda il presidente dell'Iss, Silvio Brusaferro, quando chiede di mantenere alta l'attenzione «perché le parti dell'Italia confinante con il lato orientale dell'Ue cominciano ad essere rosse e ciò dimostra che la circolazione del virus sta aumentando».
Di limiti alla circolazione di chi arriva da Paesi dell'Unione per ora non se ne parla, «anche perché oramai il virus circola in misura importante anche da noi», ha spiegato Rezza. Ma questo non esclude che qualche regione, soprattutto del Nord-Est, possa decidere di giocare d'anticipo, varando qualche misura restrittiva senza dover attendere che a decidere sia il ministro Speranza.
A favorire la diffusione del virus sono anche i focolai legati a feste e viaggi che vanno moltiplicandosi nel Paese. Ma come ha ricordato Brusaferro «è aumentata la circolazione del virus in età pediatrica, soprattutto sotto i 12 anni». Per questo appena sarà disponibile il vaccino formato baby il governo potrebbe estendere anche a loro l'obbligo del Green Pass per frequentare i luoghi dello svago.