Deborah Bonetti per ‘il Giorno - il Resto del Carlino - la Nazione’
Isaiah Haastrup con la zia dahlia thomas
La storia di Isaiah Haastrup ricorda moltissimo quella del piccolo Charlie Gard e si tratta di un altro caso tragico fatto di scelte difficilissime. Isaiah ha appena 11 mesi ed è nato severamente disabile il 18 febbraio del 2017. Come per Charlie, morto il 28 luglio del 2017 dopo la decisione dei giudici di porre fine alle sue sofferenze causate da una rarissima malattia degenerativa, anche nel caso di Isaiah è stato il tribunale a decidere il destino del piccolo paziente, contro l' espresso volere dei genitori. Mamma Takesha Thomas e papà Lanre Haastrup, ambedue di Londra e ambedue 36enni, ieri non erano in aula quando il giudice ha comunicato la sua terribile decisione.
Alistair MacDonald, del tribunale per i minori dell' Alta Corte di Londra, ha decretato «con grande tristezza» che l' ospedale King' s College di Londra potrà ora staccare la spina della macchina che tiene in vita il piccolo malato. Isaiah non sarebbe in grado né di respirare né di muoversi senza respiratore. Il giudice ha dichiarato: «Sono certo che non sia nel migliore interesse del paziente continuare con l' accanimento terapeutico per tenerlo in vita. Questa, con grande tristezza, è la mia decisione».
MacDonald ha sottolineato «le acute differenze» tra il parere dei medici curanti e quello dei genitori e ha notato che «le riflessioni della famiglia sono tristemente comprensibili, ma influenzate dalla voce illusoria della speranza» e ha deciso che «non erano attendibili».
Dall' evidenza presentata in tribunale da parte del team medico del King' s College Hospital, uno dei più grossi e autorevoli ospedali della capitale, il giudice ha poi concluso che «non c' è alcuna speranza di ricovero o miglioramento vista la grave natura dell' atrofia cerebrale del cervello di Isaiah» e «continuare a tenerlo in vita sarebbe futile e gravoso».
Takesha Thomas e Lanre Haastrup genitori di Isaiah
Il cervello di Isaiah sarebbe stato «catastroficamente danneggiato» a causa di mancanza di ossigeno alla nascita e, secondo una delle dottoresse che lo ha seguito per diversi mesi, il piccolo sarebbe «incapace di rispondere a qualsiasi stimolo». Ma mamma Takesha smentisce: «Quando gli parlo lui mi risponde, lentamente aprendo un occhio. Riconosce la mia voce. E non spetta comunque ai medici o a un giudice decidere se la sua qualità di vita è così bassa da non essere degna di essere vissuta».
Ieri il papà del bimbo, Larne, ha affermato che intende valutare la decisione del giudice: «Parleremo con i nostri avvocati e vedremo cosa fare». Come nel caso dei genitori di Charlie, che avevano costruito una campagna sui social media ed erano riusciti a coinvolgere persino il Papa e il presidente americano Donald Trump, ora ai genitori di Isaiah sembra restare l' ultima speranza della Corte europea dei diritti umani a Strasburgo.
Nel caso di Charlie però, la corte non si espresse, decidendo di non riaprire il verdetto britannico.