OGNI COSA NON È ILLUMINATA - GRAMELLINI: ''ABITO NON LONTANO DALL'AUTOSTRADA CITTADINA IN CUI GAIA E CAMILLA SONO STATE INVESTITE. È UN LUNGO RETTILINEO, QUASI AL BUIO. BASTEREBBE UN LAMPIONE. LA CLASSE DIRIGENTE DISCORRE DI MACRO-RIFORME E MAXI-SCENARI, IO MI ACCONTENTEREI DI VIVERE IN UN PAESE DOVE QUANDO UN PONTE TRABALLA, UN ARGINE VACILLA O UN INCROCIO TRAFFICATO PIOMBA NELL'OSCURITÀ, IL RESPONSABILE SE NE ACCORGE E PROVVEDE'' - BOTTURA: ''MI È VENUTO DA PIANGERE, E NON AVEVO ANCORA LETTO I SOCIAL''
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1. OGNI COSA NON È ILLUMINATA
Massimo Gramellini per il ''Corriere della Sera''
Abito non lontano dall' autostrada cittadina in cui le adolescenti Gaia e Camilla sono state investite da un ragazzo poco più grande. Ho attraversato decine di volte quell' incrocio: a piedi come loro, o in auto come lui. E mi sono sempre chiesto perché un punto tanto pericoloso, posto al fondo di un lungo rettilineo (quando si trova il semaforo verde sembra di fare il chilometro lanciato), la sera fosse così poco illuminato. Adesso ci si domanda se i riflessi del pilota fossero annebbiati dall' alcol e se le due vittime avessero attraversato fuori dalle strisce e col rosso.
Si scoprono echi crudeli del destino nelle storie di famiglia: il padre di una delle adolescenti vive sulla sedia a rotelle dopo un incidente in moto, e quello del ragazzo al volante è il regista del film italiano più premiato del decennio, «Perfetti sconosciuti», in cui una coppia nasconde agli amici la verità su un omicidio stradale. Ma alla fine delle chiacchiere, e delle lacrime, resta la consapevolezza che a evitare l' ennesima tragedia del sabato sera sarebbe bastato un lampione nel posto giusto.
Mentre la classe dirigente discorre di macro-riforme e maxi-scenari, io mi accontenterei di vivere in un Paese dove quando un ponte traballa, un argine vacilla o un incrocio trafficato piomba nell' oscurità, il responsabile se ne accorge e provvede. Per migliorare la vita dei cittadini, o almeno per proteggerla, non sempre serve una rivoluzione parolaia al giorno, a volte basterebbe accendere una luce.
2. ''HO PENSATO A MIA FIGLIA E…''
Luca Bottura per ''la Repubblica''
Ho pensato ai due corpi che volano per aria. Ho pensato ai genitori, svegliati nel cuore della notte. Ho pensato che la morte in diretta, così esemplare, così a portata di racconto, avrebbe trasformato le vite spezzate in filone giornalistico, ed è normale, ma anche e soprattutto in detonatore dell' odio social. Ho pensato all' altra telefonata, all' altro padre, all' altra madre, che vengono a sapere di loro figlio che cancella altre vite. Ho pensato a quel padre famoso, che mentre realizza la tragedia sa già che i giornali di cui si cibava diventeranno veleno per l' anima. Ho pensato a mia figlia, se fosse successo a lei..
Ho pensato a mio figlio, se fosse successo a lui. Ho pensato a tutte le volte che senza alcool in corpo ho percorso quel tratto in auto, convinto a correre dalla strada che ti accoglie, ti chiede di spingere. Ho pensato che poteva capitare a me, di restare piangente al bordo della strada aspettando un' ambulanza che non serviva a niente. Ho pensato che poteva capitare a me, di dovermi fare una ragione di un' ingiustizia così palmare. Ho pensato a tutto questo e mi è venuto da piangere. E non avevo ancora letto i social.