ONLUS MALUS – I CARABINIERI HANNO PASSATO AL SETACCIO LA SEDE DELLA ONG “AFRICA MILELE”, PER CONTO DELLA QUALE SILVIA ROMANO ERA PARTITA PER IL KENYA – L’INTERVISTA ALLO ZIO ALLA ZANZARA PUBBLICATA DA DAGOSPIA IMBARAZZA CONTE E DI MAIO: GLI 007 HANNO PROVATO A CONVINCERLA A TOGLIERE IL VELO PRIMA DI SCENDERE DALL’AEREO MA NON C’È STATO VERSO
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1 – LO ZIO DI SILVIA ROMANO A “LA ZANZARA”: “LA ONG CHE L’HA MANDATA IN AFRICA? PRINCIPIANTI ALLO SBARAGLIO. LA FARNESINA NEANCHE SAPEVA FOSSE LÌ – NON È INCINTA NE' HA UNA RELAZIONE, MA SULLA CONVERSIONE NON TORNA INDIETRO. A LANCIARE LE BOTTIGLIE? DUE UBRIACONI – SAPETE PERCHÉ HA ASPETTATO TANTO PRIMA DI SCENDERE DALL’AEREO? NON VOLEVANO CHE SCENDESSE CONCIATA COSÌ”
2 – SILVIA ROMANO, BLITZ DEI CARABINIERI NELLA SEDE DELLA ONLUS AFRICA MILELE: IL SOSPETTO CHE FILTRA DALLA PROCURA
Blitz nella sede della Onlus Africa Milele, quelle per cui Silvia Romano si trovava in Africa al momento del rapimento. Secondo quanto si apprende, i carabinieri dei Ros la hanno passata al setaccio nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Roma sul sequestro della ragazza. La notizia è stata anticipata dal Tg3 e poi confermata all'Agi fa fonti investigative. La sede della Onlus si trova a Fano, provincia di Pesaro, dove vive Lilian Sora, la responsabile dell'associazione che aveva organizzato di Silvia, che era stata rapita il 20 novembre 2018. Ad ora, l'inchiesta della procura di Roma è a carico di ignoti: i militari hanno acquisito documenti e materiale informatico contenuto in computer e telefoni. Al vaglio le condizioni di sicurezza in cui la cooperante milanese era stata mandata a lavorare.
3 – LA CASA DI SILVIA MESSA SOTTO SORVEGLIANZA LO ZIO: GLI 007 VOLEVANO FARLE TOGLIERE IL VELO
Monica Serra per “la Stampa”
Tre maghrebini sono andati sotto casa di Silvia a farle una serenata. È successo pure questo martedì sera: uno suonava musica islamica alla chitarra, gli altri due cantavano. Erano professionali, sembrava un gesto commissionato da qualcuno per fare un regalo alla cooperante 24enne appena liberata in Somalia dopo diciotto mesi di prigionia. Così l' episodio non ha inquietato la famiglia Romano.
Perché, alla fine, non fa male come le minacce e gli insulti social: parole feroci e insensate. E non spaventa quanto la misteriosa incursione di uno straniero nel palazzo, quella stessa sera. O, peggio, come il lancio della bottiglia di birra contro la finestra dei vicini la notte successiva. Per non parlare di quanti, quand' è buio, suonano il campanello o, dalla strada, invocano il nome di Silvia Romano.
Tutti episodi che hanno allarmato le istituzioni. Al punto che, ieri pomeriggio, il comitato provinciale per l' ordine e la sicurezza pubblica ha disposto la «vigilanza generica radiocontrollata». Una misura d' urgenza, che sarà ratificata al prossimo incontro ufficiale in prefettura. È la forma più lieve di protezione per garantire la sicurezza della ragazza: la ronda di pattuglie dedicate, di polizia e carabinieri, che passano sotto il palazzo al Casoretto, quartiere multietnico della periferia Nordest della città. Se ci sono movimenti sospetti si fermano, appuntano ogni cosa, la comunicano alla centrale. Se c' è necessità, intervengono. «Per il momento - precisa la prefettura - è una misura assunta in via cautelare: una valutazione dei rischi personali che Silvia corre sarà fatta solo al termine della quarantena di quindici giorni». Magari la decisione riuscirà a ridurre gli episodi preoccupanti.
Così come l' inchiesta per minacce aperta dal pm Alberto Nobili - che sta valutando l' aggravante dell' odio razziale - ha attenuato il numero di insulti sui social. Molti commenti sono stati rimossi dagli autori. Per la maggior parte profili fake: in tanti usano come foto la faccia di Mussolini. E tra i giornalisti, come Vittorio Sgarbi, i politici, i poliziotti e i carabinieri, ci sono anche neofascisti, xenofobi ed estremisti che iniziano a essere identificati dagli investigatori del Ros, diretti dal comandante Andrea Leo. Sui social circola di tutto: fotomontaggi della ragazza nuda, o abbracciata a kenioti in spiaggia, becere illazioni e parole volgari. La violenza è inaudita.
Alle indagini non risulta, ma è lo zio Alberto Fumagalli a raccontare che a lanciare sul palazzo la bottiglia di birra, che si è infranta sulla finestra dei vicini, sarebbero stati «due ubriachi in scooter alle tre di notte. Mia sorella Francesca li ha sentiti. Urlavano a squarciagola: Silvia!». La signora Fumagalli non avrebbe avvisato la polizia. A chiamarla sono stati i vicini di casa, i signori Parisi, dopo aver trovato i cocci. Sull' episodio indaga la Digos, che sta visionando le immagini delle telecamere del Comune per individuare gli autori del gesto, mentre attende gli esiti delle analisi della Scientifica sui quindici pezzi di vetro repertati.
E anche sulla strana «visita» del maghrebino che è entrato nel palazzo per cercare Silvia, ed è stato cacciato da un condomino, qualche novità potrebbe arrivare. La questura ha acquisito le immagini raccolte dalla telecamera di Quarto Grado, piazzata davanti alla finestra di Silvia, che riprendono la fuga dell' uomo. Aveva circa trent' anni, jeans e felpa blu col cappuccio in testa.
Intanto, a difendere la giovane cooperante ci pensa anche lo zio, che in un' intervista radio alla Zanzara precisa: «L' Ong che ha mandato Silvia in Africa è di dilettanti allo sbaraglio». Poi, un dettaglio su Silvia: «Lo sapete perché ha aspettato tanto prima di scendere dalle scalette dell' aereo? Perché non volevano che scendesse con quel vestito, ma lei è testarda. Sulla conversione non tornerà indietro».