PADANO, TIENI A POSTO LA MANO - MARIO BORGHEZIO RISCHIA IL PROCESSO: E’ ACCUSATO DI AVER TRAFUGATO DOCUMENTI ANTICHI DALL’ARCHIVIO DI STATO DI TORINO - LA SUA DIFESA: “AVEVO MESSO UNA GRAFFETTA SUI FOGLI PER FOTOCOPIARLI". PER FARLO PERÒ IL LEGHISTA AVREBBE DOVUTO PORTARLI FUORI. “ALL'ARCHIVIO NON C'È UN SERVIZIO FOTOCOPIATURA. POI LI AVREI RESTITUITI”...
-GABRIELE GUCCIONE per il Corriere della Sera
Galeotta, questa volta, è stata la sua antica passione per la storia, il collezionismo, i documenti antichi. Come quelli che è accusato di aver trafugato dall'Archivio di Stato di Torino: «Volevo solo fotocopiarli - si difende -, poi li avrei restituiti». In altri tempi, a mettere nei guai Mario Borghezio, 72 anni, rimasto senza scranno da quando Matteo Salvini ha deciso di non ricandidarlo a Strasburgo, sarebbero state le sue sparate (per essere clementi) politicamente scorrette.
Come quella su «Hitler che fece anche cose buone», poi auto-derubricata a «una caz...ta come tante». O quella su Cécile Kyenge desiderosa, a suo dire, di «imporre le tradizioni tribali in Italia»: «L'ho dovuta risarcire con 58.500 euro». Nulla di tutto questo, la politica urlata stavolta non c'entra.
L'affaire che ha portato l'ex onorevole a dover rispondere ai magistrati dell'accusa di aver tentato di trafugare documenti storici risalenti alla Seconda guerra mondiale si è consumato in un luogo dove regnano silenzio e solitudine: le sale dell'Archivio di Stato: «Qui - ricorda - stetti chiuso un anno della mia vita, quasi mezzo secolo fa, per preparare la tesi di laurea in Storia del diritto, trattava dei rapporti tra i Savoia e il Sacro Romano Impero». E qui, lo scorso novembre, l'uomo del leghismo di un tempo - quello delle «camicie verdi», degli elmi vichinghi cornuti e delle invettive contro rom e immigrati - si è riscoperto topo d'archivio.
Ormai in pensione, Borghezio ha rispolverato la sua vecchia passione, mentre altri al posto suo sarebbero rimasti a guardare i cantieri. «Per passare il tempo - ammette -, mi è venuto il ghiribizzo di studiare la documentazione sul periodo bellico a Torino. Una mia amica mi ha segnalato che a Milano scarcerarono i detenuti non pericolosi per usarli nell'assistenza dopo i bombardamenti. Così sono andato a cercarmi le carte». Carte che, secondo la Procura e i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale, valgono circa 100 mila euro. E che una solerte archivista ha beccato tra le mani dell'ex eurodeputato, insieme agli atti di alcuni processi per collaborazionismo.
«Avevo messo una graffetta sui fogli - si giustifica Borghezio - per tenerli da parte e poi fotocopiarli». Per farlo però il leghista avrebbe dovuto portarli fuori. «All'Archivio non c'è un servizio fotocopiatura. Poi li avrei restituiti», assicura l'ex eurodeputato, che davanti al sostituto procuratore Francesco Saverio Pelosi ha ammesso di aver preso i documenti, ma che cerca di ridimensionare la vicenda: «È un equivoco».
Sta di fatto che in casa sua i militari hanno scovato 700 pagine di fotocopie di atti storici, alcuni dei quali all'Archivio non si trovano più. Borghezio ha il pallino del collezionismo da sempre. «Da eurodeputato - racconta - quando ero a Bruxelles, nelle ore libere andavo a Parigi alla ricerca di libri e carte sulle bancarelle. Ma la mia vera passione sono le pergamene: negli anni ne ho accumulate parecchie e ora che ho raggiunto l'anzianità avrò tutto il tempo di studiarle con calma». E fotocopiarle.