LA PALLA PASSA ALL’IRAN – TEHERAN DOVRÀ DARE UNA RISPOSTA PER L’UCCISIONE DI NASRALLAH MA HA POCHE CARTE IN MANO – L’AVIAZIONE ISRAELIANA DOMINA I CIELI DEL MEDIO ORIENTE CON 300 CACCIABOMBARDIERI, ARMATI CON LE PIÙ POTENTI BOMBE AMERICANE. LA REPUBBLICA ISLAMICA HA POCHE DECINE DI JET, VECCHI F-14 DEI TEMPI DELLO SCIÀ, QUALCHE CACCIA RUSSO – LA DOTAZIONE MISSILISTICA IRANIANA NON È IN GRADO DI SPEZZARE LE DIFESE ANTIAEREE DELLO STATO EBRAICO – KHAMENEI ALZA LA VOCE MA PUÒ PUNTARE SOLO SU UNA STRATEGIA DI CONTENIMENTO AL CONFINE LIBANO-SIRIANO E, NEL CASO DI INVASIONE TERRESTRE, SU UNA GUERRIGLIA SFIBRANTE – IL COMANDANTE DELL’ESERCITO ISRAELIANO, HERZI HALEVI: “ECCO COME ABBIAMO ATTACCATO E PERCHE’ NON CI FERMEREMO”. VIDEO
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JIHAD ISLAMICA, 'IL NEMICO PAGHERÀ IL PREZZO DEI SUOI CRIMINI'
(ANSA) - "Prima o poi, le forze di resistenza in Libano, Palestina e nella regione faranno pagare al nemico il prezzo dei suoi crimini e gli faranno assaporare la sconfitta per ciò che le sue mani hanno fatto". Lo afferma la Jihad islamica, un gruppo palestinese sostenuto dall'Iran, dopo il raid su Beirut e l'uccisione del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, secondo quanto riporta Sky News.
++ IDF, 'CI ASPETTANO GIORNI DIFFICILI, ALLERTA MASSIMA' ++
(ANSA) - "Ci aspettano giorni difficili" e "le truppe delle Idf sono in allerta massima, in difesa e in attacco, su tutti i fronti". Lo ha affermato il capo di stato maggiore delle forze armate israeliane Herzi Halevi, sottolineando che l'esercito continuerà a combattere Hezbollah per rimuovere la minaccia che rappresenta per i civili israeliani. Lo riporta il Times of Israel.
CHE COSA PUÒ FARE L’IRAN DOPO LA DECAPITAZIONE DEL SUO ALLEATO HEZBOLLAH
Estratto dell’articolo di Giordano Stabile per www.lastampa.it
Poche settimane dopo il 7 ottobre la guida suprema Ali Khamenei riceveva l’ora defunto leader di Hamas Ismail Haniyeh e lo ammoniva: «Vi siete cacciati in un guaio da soli e non aspettatevi che vi tireremo fuori noi». I militanti palestinesi avevano agito in assoluta autonomia, nel massimo segreto, e scatenato una guerra totale con Israele.
L’Iran non voleva sacrificare le sue milizie sull’altare della causa palestinese, per un movimento sunnita che era stato spesso nemico, come in Siria, dell’asse della resistenza sciita. Ma non poteva neanche abbandonare del tutto i palestinesi, pena la perdita di influenza nel mondo musulmano.
Liberare Al-Quds, Gerusalemme, era uno dei pilastri della politica estera di Khomenei. Il suo successore ha optato per un appoggio militare limitato, all’inizio quasi simbolico, con lanci di razzi e droni da Libano, Siria, Iraq e Yemen. Anche l’uccisione dello stesso Haniyeh nel cuore di Teheran non ha provocato un salto di qualità da parte dei Pasdaran. L’unica reazione che poteva innescare una escalation è stata dopo l’eliminazione del referente dei Guardiani della rivoluzione a Damasco. Ma anche in quel caso, il primo raid diretto sul suolo israeliano, Khamenei ha cercato di evitare una provocazione eccessiva.
Il raid devastante che ha ucciso Hassan Nasrallah ha però un’altra portata. Il leader del Partito di Dio libanese aveva un legame diretto con Khomeini. Hezbollah è il modello per tutte le milizie sciite nel mondo arabo. Teheran dovrà dare una risposta ma ha poche carte nelle sue mani.
L’aviazione israeliana, 300 moderni cacciabombardieri, armati con le più potenti bombe americane, domina i cieli del Medio Oriente. La Repubblica islamica ha poche decine di jet, vecchi F-14 dei tempi dello scià, qualche caccia russo. La dotazione missilistica, di produzione interna, basata sullo sviluppo di modelli sovietici, è più avanzata ma non in grado di spezzare il poderoso quadruplice strato delle difese antiaeree dello Stato ebraico.
Le milizie sciite alleate hanno solo armi leggere, razzi, missili e droni. Sulla carta possono contare su 80 mila uomini in libano (20 mila effettivi più 60 mila “riservisti”), 50 mila in Siria, dai 100 ai 200 mila in Iraq.
Sono formazioni adatte alla guerriglia urbana ma non a uno scontro aperto con un esercito convenzionale come quello israeliano: 180 mila uomini più fino a 500 mila riservisti, con duemila tank moderni, artiglieria e quant’altro.
Khamenei può quindi puntare solo una strategia di contenimento al confine libano-siriano e, nel caso di invasione terrestre, su una guerriglia sfibrante, come quella condotta fra il 1983 e il 2000 nel Sud del Libano, fino al ritiro delle truppe dello Stato ebraico.