PANICO SULLA VARIANTE – L’ITALIA PENSA ALLE CONTROMISURE PER BLOCCARE L’AVANZATA DELLA VARIANTE DELTA: IL PRIMO PASSO SARÀ UN MURO PER FILTRARE GLI ARRIVI DA SPAGNA E PORTOGALLO. CHI PROVIENE DA QUESTI PAESI DOVRÀ PRESENTARE L'ESITO NEGATIVO DI UN TAMPONE ESEGUITO ENTRO 48 ORE DALL'INGRESSO IN ITALIA, RESTARE IN ISOLAMENTO PER CINQUE GIORNI E, AL TERMINE, FARE UN ULTERIORE TEST – NEL NOSTRO PAESE È INIZIATA LA LENTA RISALITA DEI CASI E…
-Mauro Evangelisti per “Il Messaggero”
Il provvedimento arriverà nelle prossime ore e andrà ad alzare un muro per filtrare gli arrivi da Spagna e Portogallo, i paesi dell'Unione europea in cui il contagio, trascinato dalla variante Delta, sta aumentando a ritmi britannici. E le contromisure decise dal governo italiano saranno sovrapponibili a quelle già in vigore proprio per chi proviene dal Regno Unito: attualmente chi arriva da Londra e dalle altre città britanniche (o chi vi sia stato negli ultimi quattordici giorni) deve presentare l'esito negativo di un test sul Covid (molecolare o antigenico) eseguito entro 48 ore dall'ingresso in Italia, restare in isolamento per cinque giorni e, al termine, fare un ulteriore tampone.
FILTRO Per la Spagna e il Portogallo è il modello di riferimento, visto che il nemico da sconfiggere, anche in questo caso, è la diffusione della variante Delta che, ad esempio nell'area di Lisbona, ormai rappresenta il 90 per cento dei nuovi casi, mentre a Madrid e Barcellona oscilla tra il 45 e il 60 per cento. Racconta Enrico Di Rosa, dirigente Servizio igiene Pubblica dell'Asl Roma 1: «Da una settimana a questa parte sono sempre più frequenti i casi di ragazzi che tornano da Portogallo e Spagna e successivamente risultano positivi.
Per fortuna, per ora, con sintomi molto lievi, ma comunque questo favorisce la circolazione del virus». Ad alzare il livello di attenzione del Ministero della Salute sulla penisola iberica non c'è sola la corsa dell'incidenza dei nuovi casi positivi (ormai pari a 10-15 volte quella italiana), ma un altro tema delicato: migliaia di turisti britannici sono in questi giorni in vacanza nell'Algarve, in Andalusia, in Catalogna, alle Baleari, altrettanti ne stanno arrivando.
Di fatto, fare entrare dalla Spagna o dal Portogallo, senza controlli rafforzati, un italiano che torna dalle vacanze (o spagnoli e portoghesi) significa di riflesso annullare il filtro che abbiamo attivato da settimane nei confronti dei britannici. Quindi si chiudono la frontiere con Spagna e Portogallo? Non è così semplice, perché ad appena dieci giorni dalla sua attivazione si andrebbe a sconfessare lo strumento del green pass europeo che deve servire proprio a garantire i viaggi, in sicurezza, all'interno dei confini della Ue.
Sul tavolo una soluzione intermedia: prevedere il meccanismo del tampone più quarantena di cinque giorni solo per coloro che non hanno completato il percorso vaccinale, concedendo dunque una corsia preferenziale agli immunizzati, un po' come ha deciso di fare Malta che ora farà sbarcare nell'isola solo chi, appunto, è vaccinato. Ieri il direttore Prevenzione del Ministero della Salute, il professor Gianni Rezza, si è sbilanciato: «Preoccupa la situazione internazionale, quella europea.
Abbiamo un Centro Europa con un'incidenza relativamente bassa, parlo dei grandi Paesi come la Germania, che ha politiche piuttosto caute, e la Francia. Abbiamo però Spagna e Portogallo, che hanno un'incidenza che tende ad aumentare in maniera abbastanza importante. Al di fuori dell'Unione europea il Regno Unito sta sui 30mila casi giornalieri, nonostante abbia una elevata proporzione della popolazione vaccinata. Fortunatamente senza un aumento di ospedalizzazioni e casi letali.
Se questo sia dovuto al fatto che si infettino persone vaccinate e quindi non vanno verso la malattia grave, o sia dovuto al fatto che vengano colpiti soprattutto i giovani, questo è ancora da definire. Stiamo aspettando dati clinici più accurati da parte dei colleghi inglesi». Conclusione: «Si sta valutando la possibilità di prendere misure più rigide per i passeggeri in arrivo da Spagna e Portogallo. Ma questa decisione non è stata ancora presa».
Intanto la Germania ha inserito la Spagna e il Portogallo tra le aree a rischio Covid, ma per ora non vi sono conseguenze pratiche. Ieri sono stati presentati i dati sul report settimanale dei contagi in Italia: l'indice di contagio Rt si alza leggermente, da 0,63 a 0,66 e l'incidenza sale da 9 a 11 casi ogni 100.000 abitanti. Sei le regioni e due le province autonome a rischio moderato (per le altre è basso): Abruzzo, Campania, Marche, Veneto, Sardegna e Sicilia con le due province di Trento e Bolzano. Secondo l'Istituto superiore di sanità la variante Delta sta imprimendo un cambio di passo nell'epidemia, che «11 regioni o province autonome vedono casi in aumento negli ultimi 7 giorni».
MEDICI Quali sono gli altri Paesi europei che potrebbero presto finire sotto osservazione? Un'altra sorvegliata speciale è la situazione di Cipro, che ha una incidenza quasi doppia rispetto a quella della Spagna: a inizio giugno venivano segnalati 40 casi in un giorno, ora siamo vicino a mille. Cipro, come il Portogallo, a maggio aveva annunciato di essere pronta ad accogliere i turisti britannici. Intanto, il Ministero della Salute punta a rafforzare il sistema sanitario: sono 17.400 le borse di specializzazione in medicina finanziate dallo Stato per l'anno accademico 2020/2021, lo stabilisce il decreto firmato da Roberto Speranza. L'aumento di 4.200 contratti risponde ai fabbisogni segnalati dalle Regioni e dalle Province Autonome.
Adraina Losgroscino per il “Corriere della Sera”
Aumentano i casi e, tra essi, i contagi da variante Delta incidono di più e abbassano la media anagrafica dei positivi. Gli effetti per chi si infetta sono meno gravi grazie, innanzitutto, ai vaccini, che assicurano un livello di protezione molto alto dall'infezione, e quasi totale dal rischio che si riveli grave o fatale. Ne consegue che «fondamentale è accelerare l'azione di immunizzazione», ma la doppia dose l'hanno ricevuta ancora in troppo pochi perché ci si possa sentire al riparo. Nel frattempo, quindi, «è essenziale osservare le misure di contenimento del contagio».
È quello che rivela il monitoraggio dell'Istituto superiore di sanità illustrato dal presidente Silvio Brusaferro sulla base dei dati del periodo 21 giugno-4 luglio. E il bollettino quotidiano - ieri 1.390 nuovi contagiati, quattro in meno del giorno prima, 24 decessi (giovedì erano stati 13) e tasso di positività allo 0,7% - conferma la sostanziale, lenta, ripresa della corsa del Covid. Ma l'allarme per la variante delta raggiunge un nuovo picco in serata, quando il ministero della Salute dirama una circolare firmata dal direttore generale della Prevenzione, Gianni Rezza, che invita a potenziare il tracciamento e le seconde dosi di vaccino perché c'è un'allerta internazionale per la diffusione di contagi soprattutto tra i giovani.
Il Paese ad altissimo rischio è la Spagna, dove sono stati registrati, all'8 luglio, 3.073 casi positivi, in particolare tra persone che avevano partecipato a feste, erano stati in hotel e altri luoghi di aggregazione. Secondo i dati, ad agosto, in tutta Europa la nuova variante provocherà il 70% delle infezioni per arrivare al 90% entro la fine del mese. «Il nostro Paese - spiega Brusaferro - ha ancora una curva piatta, ma la ripresa del contagio è iniziata. Dai dati aggiornati a domenica scorsa, i casi in Italia si mantengono ancora su livelli bassi ma, rispetto alla settimana precedente, in cui la decrescita si era fermata, in diverse regioni è iniziato un leggero incremento».
Sono undici le regioni che lo trainano: Abruzzo, Campania, Liguria, Lombardia (dove nei primi 7 giorni di luglio la variante Delta al 45%), Marche, Sardegna, Sicilia, Toscana, Veneto e Province autonome di Trento e Bolzano. Brusaferro legge l'inversione dell'andamento epidemiologico: «Il 75% sono ancora casi asintomatici o paucisintomatici, l'infezione tende sempre più a colpire i giovani, l'età mediana dei casi è 31 anni, quella delle ospedalizzazioni 52 anni, mentre per i ricoveri in intensiva è 63 anni. L'età media di chi non ce la fa resta a 78 anni». L'incremento è testimoniato anche dall'incidenza a sette giorni dei contagi ogni 100 mila abitanti: il valore nazionale è risalito a 11, l'Rt è di 0,66, la scorsa settimana era di 0,63. Il valore 1, soglia di guardia che fotografa il tasso di contagiosità anche ai fini della classificazione delle regioni nelle fasce di colore giallo, arancione e rosso, è comunque lontano. A spingere la nuova fase di contagio è la variante Delta.
Cresce in tante province italiane. E, nonostante la Alfa sia ancora prevalente, l'incidenza della contagiosissima ex «indiana» è passata dal 5% di maggio al 27,7% di giugno. «La variante Delta è più trasmissibile rispetto alla variante Alfa - ribadisce Brusaferro - e le proiezioni dei modelli ci dicono che tenderà, nelle prossime settimane, a diventare dominante. Rimane importante anche la variante Gamma, la ex "brasiliana", che si attesta al 12%».
Per difendersi è fondamentale il tracciamento. Particolarmente difficile visto che sono tanti i casi di contagiati asintomatici, e tuttavia indispensabile. Il rapporto dell'Iss dedica una sezione all'efficacia dei vaccini, che proteggono dal rischio di contagiarsi all'80%, e dagli effetti più gravi della malattia, fino al 100%, per tutte le fasce di età. «Il ciclo completo ha un'efficacia tra il 79,8% e l'81,5%, a seconda dell'età». Protegge dal rischio ricovero ordinario tra il 91% e il 97,4%. Ma soprattutto il vaccino evita la terapia intensiva alla totalità dei contagiati sotto i 60 anni e al 96,9% degli over 80. Non si registrano conseguenze fatali per il 100% dei vaccinati sotto i 60 anni, per il 98,7% nella fascia 60-79 anni e per il 97,2% per gli over 80. Ma noi, dicono gli scienziati, abbiamo troppe persone vulnerabili non vaccinate: «Bisogna accelerare».