PARITA’ DI GENERE A CAZZI LORO - L’EMILIA-ROMAGNA SMASCHERA LE FEMMINISTE DELL’UDI, UNIONE DONNE D’ITALIA: “DISCRIMINATE I MASCHI: DEVONO POTERSI TESSERARE” - LA REGIONE BACCHETTA LA PIÙ ANTICA ASSOCIAZIONE FEMMINISTA ITALIANA CHE RIFIUTA L’ISCRIZIONE DEGLI UOMINI: E’ STATO CHIESTO AD ALCUNE SEZIONI DI CAMBIARE LO STATUTO, PENA IL DECLASSAMENTO A ORGANISMO NON PROFIT CON IL RISCHIO DI PERDERE FINANZIAMENTI E LA POSSIBILITA’ DI ACCEDERE A BANDI PUBBLICI - LA RISPOSTA? “NO”
-Estratto dell’articolo di Filippo Fiorini per www.lastampa.it
Bologna l'ha sfangata perché il suo statuto originale è scritto al maschile e in tono neutro. Carpi, davanti alla prospettiva di restare al verde e chiudere i battenti, ha accettato di cambiare il testo, ma si è sentita ricattata. Modena, Ferrara e Ravenna, invece, non lo faranno mai.
La vicenda che contrappone l'Emilia-Romagna e il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali da un lato, contro diverse sezioni dell'Unione Donne d'Italia (Udi) presenti nel distretto in questione, dall'altro, è burocratica, ma attualissima: una parte sostiene che, non permettendo agli uomini di tesserarsi, la più antica associazione femminista del nostro Paese commetta una discriminazione.
Sul fronte opposto, invece, considerano questa affermazione una delle peggiori offese che le si possano rivolgere e rivendicano la propria natura separatista e femminile, allo scopo di sanare le diseguaglianze. In gioco, c'è una questione di principi […] e un importante aspetto economico.
Serena Ballista, scrittrice, femminista e presidentessa di Udi Modena, ricorda come le prime a ricevere la notifica dalla regione, siano state le colleghe di Carpi. Il punto, era una voce del loro statuto in cui si prevedeva il tesseramento per le sole donne. Fatto che, secondo il regolatore, andava a scontrarsi con i principi di apertura che devono guidare le realtà del terzo settore e, per questo, si imponeva un primo termine di due mesi per adeguare la clausola, oppure, sarebbero state espulse dal Runt, acronimo per il registro che elenca le attività senza scopo di lucro ufficialmente riconosciute.
Nell'agosto di quest'anno (e quando Carpi aveva accettato obtorto collo), la stessa obiezione è stata mossa contro Modena, Ravenna e Ferrara, che però erano state ammesse l'anno prima e ora si rifiutano categoricamente di cambiare natura.
A fine ottobre è scaduto il termine di due mesi durante il quale queste tre realtà erano sospese dal registro. In teoria, ora dovrebbe iniziare una nuova fase di 180 giorni, dove dalla sospensione si passa a una cancellazione revocabile con la modifica dello statuto, oppure, che in caso contrario diventerebbe definitiva e declasserebbe le Udi a Ets, ovvero Enti del Terzo Settore: non sarebbe più possibile, per esempio, destinare loro il 5 per mille, e non potrebbero partecipare a bandi pubblici. Tuttavia, ancora nessuna comunicazione ufficiale è arrivata alle interessate.
[…] Da Roma e da Bologna, ora, sono davanti a un bivio: trovare una soluzione di compromesso o estendere il provvedimento a tutte le Udi che quotidianamente lavorano anche con il contributo degli uomini, ma non ne ammettono il tesseramento.