UNA PARTENZA “A RAZZO” – IL 2021 È L’ANNO ZERO DEL TURISMO SPAZIALE: LA BATTAGLIA È TRA MUSK, BEZOS E BRANSON CHE TENTERANNO DI RIFILARE BIGLIETTI DA CIFRE DA CAPOGIRO A CIRCA 3 MILIONI DI RICCASTRI CHE SI POSSONO PERMETTERE IL VIAGGIO – UN POSTO PER LE TRAIETTORIE PARABOLICHE SUBORBITALI DELLA VIRGIN GALACTIC POTREBBE ESSERE VOSTRO PER 250MILA DOLLARI, MA PER ARRIVARE SULLA STAZIONE SPAZIALE CI VOGLIONO…
-Paolo Ricci Bitti per "Il Messaggero"
Ci siamo: il 2021 è l’anno zero del turismo spaziale "di massa", con almeno una compagnia privata pronta nei prossimi mesi a far partire un consistente numero di viaggiatori. Proprio 60 anni fa, il 12 aprile, Jurij Gagarin staccava l’ombra da Terra per avventurarsi là dove già sognava l’homo sapiens ogni volta che alzava gli occhi al cielo luccicante di stelle. Da allora il privilegio è toccato solo a 568 persone (65 donne) fra le quali appena 7 turisti a iniziare - altro anniversario - dal 2001.
La sfida tra Musk, Bezos e Branson
Questi i ristretti numeri fino ad oggi, perché comunque va sempre ricordato che «l’uomo va nello spazio perché è difficile», come diceva J.F. Kennedy. Ora invece sono già in lista d’attesa per appuntarsi le ali d’astronauta sul petto almeno 700 persone che hanno anticipato 250mila dollari alla Virgin Galactic di Richard Branson, in pole position tallonata da SpaceX di Elon Musk (Tesla) e Blue Origin di Jeff Bezos che devono ancora aprire le biglietterie. Viaggi per ricchissimi, si dirà, come Leo DiCaprio, Lady Gaga e Justin Bibier e i tre italiani prenotati con Virgin.
Turismo non proprio “di massa”, allora? Sì e no, perché intanto è stato calcolato che ci sono almeno 3 milioni di persone che possono mettere mano al patrimonio per un giretto nello spazio. E poi ecco il progressivo e impetuoso crollo delle difficoltà (costi compresi) legate all’esplorazione spaziale a corto raggio. Lo “space tourism” diventerà così una fetta assai prelibata della “space economy” mondiale destinata a espandersi dagli attuali 340 miliardi a 4mila in 10 anni: il comparto turistico, calcola, Ubs, varrà 38 miliardi di dollari entro il 2030.
Il Business
In realtà l’idea del business dei passaggi turistici per lo spazio, molto amata anche dalla letteratura da Verne in poi, risale già agli anni Cinquanta, con il paradossale risultato di affievolirsi quando la Luna venne conquistata nel 1969. La realtà difficilmente può superare i sogni e le illusioni: solo l’anno prima il centralino della compagnia di volo Pan Am venne tempestato di telefonate (più di 90mila) per prenotare viaggi in orbita sull’aereorazzo Orion III che però sfrecciava solo grazie alla (fondata) immaginazione di Kubrick e Clarke per “2001 Odissea nello spazio”.
Così bisogna arrivare proprio al 2001 per celebrare il primo effettivo turista spaziale, l’americano Dennis Tito, ché rappresentano una consistente eccezione il reporter giapponese Toyohiro Akiyama, l’inglese Helen Sherman e i parlamentari Usa Jake Garn e Bill Nelson: nessuno di loro, fra il 1985 e il 1991, sborsò un dollaro per vedere il nero profondo dello spazio e la curvatura mozzafiato della Terra. Invece il pioniere Tito sganciò almeno 20 milioni di dollari per una settimana sulla neonata Stazione spaziale internazionale a 400 km di quota: prezzo scontato per il 60enne imprenditore e scienziato, cliente delle società MirCorp (fondata dall'americano Jeffrey Manber, il personaggio chiave dell'avvio del turismo spaziale e ancora sul campo, anzi, sulla stazione spaziale internazionale con NanoRacks) e Space Adventures (quest’ultima in piena attività) con l’agenzia russa Roscomos, più aperta della Nasa a tali fruttuose attività.
Ma non furono solo rose fiori: gli americani lo chiamarono “traditore” e gli vietarono di addestrarsi in Usa e di accedere ai loro moduli nella stazione. Brutta cosa la gelosia nella corsa allo spazio. «E poi non chiamatemi “turista” - aggiunse Tito - perché ho sputato l’anima in quasi un anno di training».
Vero anche questo: presto basteranno invece poche settimane di allenamenti per volare in orbita e appena 48 ore se ci si accontenta di galleggiare senza peso per qualche minuto a cavallo della linea di Karman, quella nella Termosfera a 100 chilometri di altezza che, per convenzione, segna il confine dello spazio. Il più spendaccione dei primi sette è l’ungherese-americano Charles Simonyi, unico a fare il bis al costo di 60 milioni. Attentissimo alle spese, invece, il pur ipermilionario sudafricano Mark Shuttleworth (nomen omen), imprenditore informatico, sull’Iss con il nostro Roberto Vittori. Paterno Richard Garriott, in orbita in omaggio al padre astronauta Owen.
Brillante il canadese Guy Laliberté, fondatore del Cirque du Soleil: portò nasini rossi a pallina per gli astronauti. Impegnata nel sociale l’iraniana-americana Anousheh Ansari, imprenditrice digitale e prima turista e prima musulmana: «Voglio ispirare soprattutto le donne che meritano le stesse opportunità degli uomini». Lei e Simonyi sono protagonisti del premiato docufilm “Space Tourists” che pure non nasconde critiche su quei tour finora per nababbi.
Il Costo
Ora invece i prezzi sono destinati a calare, a patto di volare bassi: le traiettorie paraboliche suborbitali della Virgin Galactic dal New Mexico su un aereo-razzo-navicella-aliante (ultimi test fino a giugno col primo biglietto comprato dal fondatore-esploratore Branson, in previsione anche uno spazioporto a Grottaglie-Taranto insieme alla torinese Altec, Sitael e Asi) e della Blue Origin su razzo riusabile e navicella con paracadute (l’altro ieri un test perfetto) promettono di portarvi senza troppi sconquassi a oltre 3mila kmh fino a 100 km per fluttuare qualche minuto senza peso ammirando il blu-azzurro della Terra.
Una meravigliosa “toccata e fuga” per 250mila dollari anche se poi per qualche anno i prezzi saliranno fino a un milione per la legge della domanda e offerta. Volete andare più alto? E allora preparate i dobloni: una notte sull’Iss viene 35milioni dollari, ma il passaggio (A/R obbligatorio) va dai 40 milioni con Roscosmos ai 50 con SpaceX e Axiom, con le quali Tom Cruise girerà in orbita una Mission Impossible. La capsula Crew Dragon, rispetto all’angusta veterana Soyuz, pare una limousine.
Axion ha anche già fatto disegnare da Philippe Starck un hotel orbitante e pure all’Iss, attiva fino al 2028, potrebbero aggiungersi moduli-albergo, ma a Booking.com non hanno ancora notizie. Più vicina nel tempo e meno costosa, la “settimana corta spaziale”: 5 giorni in orbita sempre sulla Crew Dragon. Ancora più in alto? Allora volete la Luna (380mila km): arrivate dopo i giapponesi perché il miliardario-filantropo Yusaku Maezawa è già in lista con SpaceX per volare attorno al satellite.
Pagherà per portare con sé una corte di artisti da “esporre” alle emozioni galattiche. Quanto? Sempre brustoline per chi ha da poco speso 111 milioni per un Basquiat. Incontentabili, puntate a Marte? Musk è il vostro uomo, ma strano che sappiate già leggere e che siate già così ricchi.