I PARTITI LATITANO, ORA LA POLITICA LA SPIEGANO INFLUENCER – FRANCESCA FLORIO, ALIAS “CHECCAFLO” SPIEGA AI SUOI 181MILA FOLLOWER IL REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA E ALTRI TEMI GIUDIZIARI: “SE NE PARLA POCO E SONO DIFFICILI DA CAPIRE. HO DATO UN'INFARINATURA, MA BISOGNA APPROFONDIRE, LE MIE SLIDE NON BASTANO” – “IL POLITICO MEDIO USA I SOCIAL IN MANIERA GOFFA: PENSA CHE IL PUBBLICO DEI SOCIAL SIA COME QUELLO DELLA TV, MA LA MIA GENERAZIONE NEMMENO LA GUARDA LA TV”
-Antonio Bravetti per “la Stampa”
Con i post su Instagram, Francesca Florio spiega ai suoi 181mila follower i referendum sulla giustizia. «La politica ha scelto di ignorarli», dice. Allora ci prova lei: 25 anni, napoletana, laureata in Giurisprudenza, sul social è una seguitissima divulgatrice scientifica.
Nei suoi video si occupa di revenge porn, bullismo, il caso Johnny Depp. Quando ha iniziato?
«Nel 2018, all'università, condividevo i miei studi di diritto penale. Poi c'è stato l'omicidio di Marco Vannini e ho spiegato alcuni aspetti legali della vicenda. Mi sono resa conto che alle persone interessava e allora ho iniziato a fare queste video spiegazioni».
E sono arrivati i follower.
«Almeno 20 mila durante il lockdown. Con tutti quei Dpcm le persone non capivano più nulla: i congiunti, le autocertificazioni, i colori delle Regioni. ..».
Ci guadagna?
«Zero, perché non faccio pubblicità».
Perché parlare dei referendum?
«Me l'avevano chiesto in tantissimi in privato. Se ne parla poco e sono difficili da capire. Ho fatto dei post scritti, un po' più lunghi del solito. Ho dato un'infarinatura, ma bisogna approfondire, le mie slide non bastano».
Che risposta ha avuto?
«Apprezzatissimi e condivisi. Però i numeri sono più bassi di altri post».
Tipo?
«In media 63 mila visualizzazioni. Il più basso 50 mila, quello sulle votazioni del Csm. Il più visto e commentato è quello sulla custodia cautelare. Ma, per esempio, i post su ddl Zan o sul doppio cognome sono arrivati a un milione di persone».
Ha convinto qualcuno a votare?
«Sì, tanti sono intenzionati».
Lei andrà?
«Certo, voto cinque sì».
Perché la politica non se n'è occupata?
«È stata una scelta. Abbiamo un Parlamento inerme che non si è voluto occupare di queste cose».
Chi sono i suoi follower?
«Il 51% ha tra i 18 e i 24 anni, il 34% è nella fascia 25-34. L'81% sono donne, il 18% uomini».
Perché questa sproporzione?
«Gli uomini su Instagram vengono catturati soprattutto dall'immagine».
Segue politici sul social?
«Li leggo, ma non li seguo. Immagina le critiche se mettessi like a questo o quello? ».
Anche la giurisprudenza attira gli haters?
«Certo. Arrivano a odiare Gianni Morandi. Dico, come si fa a odiare Morandi? Ne ho anche io, molto pochi ma ci sono».
Come se la cavano i politici su Instagram?
«Il politico medio lo usa in maniera goffa: pensa che il pubblico dei social sia come quello della tv, ma la mia generazione nemmeno la guarda la tv».
Consigli?
«Un'interazione vera e genuina con gli utenti, rispondere alle domande in maniera diretta. Basta col modello simpatetico del politico che mette la foto con pane e nutella per dire "sono uno di voi". Non è vero e non funziona».